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Cronaca Francavilla Fontana

Il comandante dei vigili condannato: "Sono certo che la mia innocenza sarà riconosciuta"

FRANCAVILLA FONTANA - “Ho piena fiducia nella giustizia, e sono certo che la magistratura assolverà al meglio al suo ruolo, riscontrando la mia innocenza. Malgrado il verdetto a me sfavorevole nel primo grado di giudizio, sono certo che questo capitolo doloroso si chiuderà altrimenti”, sono le parole del comandante della polizia municipale di Francavilla Fontana Antonio Cito, 55 anni, in forza al corpo della Città degli Imperiali dal 30 dicembre scorso. E’ tutto qui il laconico commento concesso in replica alle sferzanti polemiche lanciate dal Partito democratico, che puntando il dito contro l’amministrazione, ha bollato come “ipocrita l’adesione alla marcia per la legalità” del 7 gennaio scorso.

FRANCAVILLA FONTANA - “Ho piena fiducia nella giustizia, e sono certo che la magistratura assolverà al meglio al suo ruolo, riscontrando la mia innocenza. Malgrado il verdetto a me sfavorevole nel primo grado di giudizio, sono certo che questo capitolo doloroso si chiuderà altrimenti”, sono le parole del comandante della polizia municipale di Francavilla Fontana Antonio Cito, 55 anni, in forza al corpo della Città degli Imperiali dal 30 dicembre scorso. E’ tutto qui il laconico commento concesso in replica alle sferzanti polemiche lanciate dal Partito democratico, che puntando il dito contro l’amministrazione, ha bollato come “ipocrita l’adesione alla marcia per la legalità” del 7 gennaio scorso.

L’antefatto che ha dato la stura agli scontri fra opposizione e maggioranza, è quello che vede il capo dei vigili urbani coinvolto nell’ormai celebre raccomandopoli di Andria di alcuni anni addietro, un concorso per l’assunzione di vigili urbani finito nel mirino della procura di Trani. Nel processo scaturito dal blitz scattato alla vigilia di Pasqua del 2003, undici fra i 32 indagati iniziali sono stati condannati per presunti illeciti in seno alle prove concorsuali, atti a favorire i parenti di qualcuno piuttosto che i figli di nessuno. Il comandante Cito, in qualità di membro della commissione, è stato condannato il 9 luglio del 2009 a quattro anni di reclusione e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici con pena sospesa.

“Qui abbiamo fatto consigli comunali con sottosegretari, prefetti e questori, barbare ipocrisie per autoassolverci dal degrado morale diffuso”, aveva dichiarato a BrindisiReport.it il consigliere Tommaso Resta, capogruppo del Pd, “Non parliamo delle vicende giudiziarie, che restano affare della magistratura, ma mi chiedo se si possa in buona coscienza parlare di temi del genere se, prima di indossare il tricolore per partecipare alla manifestazione, si assume una persona che deve ancora completare un percorso con la giustizia”.

La sentenza di primo grado, sospesa appunto all’esito dei successivi di gradi di giudizio, “non scalfisce la presunzione di innocenza” dell’imputato, ha replicato il sindaco Vincenzo Della Corte, fatta salva fintanto che non sarà la Cassazione a pronunciarsi. Restano però, secondo il consigliere comunale del Partito democratico Tommaso Resta, “ragioni di opportunità” che avrebbero dovuto pesare nel giudizio della commissione, come invece non è stato.

Della Corte dal canto suo ha aggiunto: “Quando abbiamo saputo della vicenda, dopo l’espletamento della prova, abbiamo chiesto il certificato penale, che naturalmente è intonso, quindi per noi la vicenda è chiusa qui”. Il presidente della commissione, Giovanni De Cataldo, ha aggiunto di fronte alle telecamere di un’emittente locale che “lo abbiamo saputo solo dopo”, sottintendendo che probabilmente nessuno prima dell’assegnazione dell’incarico, per titoli e colloquio all’unico partecipante, aveva richiesto il certificato dei carichi pendenti come normalmente avviene nelle selezioni pubbliche.

Le parole del sindaco Della Corte bastano e avanzano, per Cito, a chiosare la questione. Il comandante, difeso dal legale Francesco Paolo Sisto, ha sempre strenuamente sostenuto la propria estraneità ai fatti contestati, e si prepara alla battaglia in appello. Aggiunge soltanto: “Ho vent’anni di servizio sulle spalle, e nessuno ha mai avuto modo di lamentarsi del mio operato. Per il resto, ribadisco, mi affido con grande fiducia all’operato della magistratura”.

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