rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Mesagne

Il paradigma Mesagne - Scu non passa in Cassazione. Inammissibile ricorso della Dda

"Inammissibilità totale". L'ultima parola in fase cautelare sul paradigma Mesagne terra di Scu, la pone la Suprema Corte che liquida così la teoria ostinatamente portata avanti dalla Dda di Lecce sulla posizione di due presunti usurai e nel contempo estorsori di Brindisi

MESAGNE - “Inammissibilità totale”. L’ultima parola in fase cautelare sul paradigma Mesagne-terra di Scu, la pone la Suprema Corte che liquida così la teoria ostinatamente portata avanti dalla Dda di Lecce sulla posizione di due presunti usurai e nel contempo estorsori di Brindisi ai quali le accuse sono state contestate con l’aggravante dell’articolo 7, ossia del metodo mafioso, per aver citato presunte amicizie mesagnesi al fine di rafforzare la propria capacità di intimidazione.

Gli indagati interessati dal provvedimento sono Vincenzo Madaghiele, 74enne ex vigile sanitario di Brindisi, difeso dagli avvocati Ladislao Massari e Albino Quarta, e Tommaso De Milo, 73 anni, titolare di una ditta specializzata nella riparazione di marmitte. Furono arrestati il 27 marzo 2014 nell’operazione Sanguisuga insieme ad altre due persone (Giovanni Mauramati, 55 anni e Carlo Zuccaro, 53 anni), che nel frattempo sono state scarcerate. Sono accusati di aver vessato oltre che prestato denaro a tassi d’interesse usurari un imprenditore di Brindisi, Giuseppe Barletta, che è stato poi a sua volta arrestato per detenzione di un ingente quantitativo di droga.

Mesagne, per quanto sia stata culla della Sacra corona unita, non è una “montagna di merda”, per citare le parole di Peppino Impastato sulla mafia. E anche il meccanismo giuridicamente supportato da pronunciamenti antecedenti citati dalla Dda di Lecce, secondo cui anche solo un velato riferimento basterebbe a giustificare la propria vicinanza alla Scu o alle sue modalità operative, viene smontato in questo caso in via definitiva (nel giudicato cautelare) come era già accaduto al Riesame a conferma del un diniego convinto opposto dal gip alla richiesta di misura cautelare relativamente all’aggravante ritenuta sussistente dall’accusa.

Già a fine aprile il Riesame era stato chiaro riguardo alla posizione di entrambi, sempre su appello firmato dal pm Alberto Santacatterina e dal procuratore capo della Dda, Cataldo Motta. Le decisioni  riguardano naturalmente solo la fondatezza dei gravi indizi e la sussistenza delle esigenze cautelari a supporto della misura cautelare, non il merito delle contestazioni che dovranno reggere eventualmente a processo. Il Riesame riteneva che Madaghiele non andasse arrestato neppure per usura ed estorsione. Come avrebbe potuto quindi reggere l’aggravante del metodo mafioso ad esse connesso?

Per De Milo, ai domiciliari per estorsione, la questione era stata trattata più nel merito. Non basta citare conoscenze mesagnesi per operare in una sorta di contiguità con la Scu.

Operazione Sanguisuga-2I pm erano di tutt’altra opinione: “Il chiaro riferimento alla notoria operatività dell’associazione di tipo mafioso, tale riconosciuta giudiziariamente con decisioni irrevocabili, benché non si tratti di requisito indispensabile, con il richiamo alla città di Mesagne, località di nascita di Giuseppe Rogoli, fondatore della Scu, epicentro delle dinamiche criminali della provincia di Brindisi e notoriamente centro direzionale delle attività criminali dell’associazione mafiosa, essendo di essa nativi e in essa domiciliati tutti i maggiori esponenti che si erano avvicendati negli anni al vertice, era evidentemente diretto a rafforzare l’efficacia delle minacce a Giuseppe Barletta e idoneo alla forza di intimidazione del vincolo associativo e alla condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva” si leggeva nell'atto di appello di Motta e Santacatterina per impugnare il “no” del gip Giovanni Gallo.

Sillogismi ribaditi anche in seguito, nel merito dei quali però la Cassazione ha deciso di non entrare: inammissibile il ricorso, ecco la sentenza, anche perché non v’era stata richiesta di aggravamento della misura cautelare da parte dell’accusa che ne aveva fatto quindi solo una questione di “principio”. “Principio” che nessuno dei giudici che si sono trovati ad esprimersi, dal gip alla Suprema Corte, ha condiviso.  

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il paradigma Mesagne - Scu non passa in Cassazione. Inammissibile ricorso della Dda

BrindisiReport è in caricamento