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Cronaca

"Molti ragazzi degli ultras di Brindisi stavano vicino a Leto”

Dai verbali inediti del pentito Penna, altri retroscena sulla Scu capoluogo: "I suoi affiliati erano andati a lavorare in una ditta di Centonze". Sul passato: : "Di Emidio è stato con me: mi dava 100-150 milioni di lire al mese". E sulla sua famiglia: "A casa mia la malavita non entrava"

BRINDISI – “Molti affiliati di Mimino Leto erano andati a lavorare in una ditta edile di Antonio Centonze, ma personalmente non è che eravamo in confidenza più di tanto con gli affiliati: mi ricordo che c’era un certo Mario, c’erano molti ragazzi che facevano gli ultras allo stato con il Brindisi e stavano tutti vicino a Leto che li aveva inseriti là”.

Nelle mani dei pm della Dda di Lecce ci sono anche i verbali resi da Ercole Penna sui giovani che sarebbero stati affiliati al gruppo della Sacra Corona Unita, espressione dei “mesagnesi” e che sarebbero stati assunti alle dipendenze delle ditte indicate dallo stesso collaboratore di giustizia come vicine al clan, se non addirittura a “disposizione”. Si tratta di conoscenze  che il pentito ha confessato subito, appena cioè ha maturato la scelta di passare dalla parte dello Stato dopo essere stato arrestato nel blitz Calypso, e che ha poi confermato al termine del periodo dei 180 giorni  indicato per legge per la raccolta delle dichiarazioni, sino a fare alcune precisazioni, sotto forma di approfondimenti, nei processi nei quali è stato imputato e al tempo stesso testimone. Ma su quei segreti svelati, le indagini non sono ancora arrivate al capolinea a conferma del fatto che le dichiarazioni vanno accertate e riscontrate con fatti oggettivi.

Il pentito Ercole PennaLa primissima volta in cui Penna ha parlato di affiliazioni a Brindisi è stata il 30 novembre 2010, un mese dopo gli arresti Die Hard, i primi scaturiti da quelle dichiarazioni. “Molti affiliati di Leto erano andati a lavorare in una ditta”. Azienda di cui il collaboratore ha fatto il nome, per poi passare a riferire di un’altra denominazione sociale. “Per quanto ne sappia io, erano più società che quando si facevano i lavori si mischiavano, una cosa la prendeva una e l’altra cosa…era tutta una cosa alla fine, lavoravano tutte insieme queste ditte”. “Centonze girava su Brindisi perché tante persone che avevano bisogno e quindi non gli faceva mancare niente, come per esempio nel caso di Luigi (di cui è stato fatto anche il cognome, ndr) che uscito dal carcere si è fatto inserire là per non stare in mezzo alla strada, prendeva lo stipendio e non gli manca niente”.

Quanto, poi, alle novità sulle affiliazioni, da intendere come aggiornamenti sugli ingressi nel sodalizio, secondo Penna non sarebbero stati necessari incontri per affrontare espressamente la questione: “Una volta si passavano le novità, molti anni fa prima di fare le affiliazioni, il giovedì si passano le novità e si faceva sapere tutto. Poi nei primi anni 2000 ci sono state le vari collaborazioni e un po’ le strategie sono cambiate”. Lo stesso Penna voleva blindare l’associazione per evitare che le informazioni dal vertice transitassero alla base.

Vito Di Emidio, 'Bullone'Guardando al passato, del sodalizio avrebbe fatto parte anche Vito Di Emidio, alias Bullone, che ha confessato 25 omicidi ordinati o commessi in prima persona, tra Brindisi e provincia: “E’ stato affiliato a me, ma più che un mafioso che lo era, era un cavallo pazzo e quindi si prendeva per quello che era”, ha detto il pentito ricordando gli ultimi anni Novanta. “Nel ’98 io stavo in libertà e dopo la morte di Santino Vantaggiato, mi incontravo con Bullone, lui mi faceva prendere 100-150 milioni al mese da Brindisi dalle squadre di contrabbandieri. Io lo facevo ragionare”.

Ma mai, neanche una volta, la mala avrebbe fatto ingresso nella sua abitazione. Il pentito l’ha ripetuto più volte: “Io mia moglie non l’ho mai mandata fare incontri in degli appartamenti con gli associati, le ho fatto crescere i miei figli ed è stata casa a fare la casalinga. Malavita dove c’erano i miei figli, casa mia, non entrava”.

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