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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Torre Santa Susanna

Calunnia ai danni di un maresciallo. Per il pm, Vantaggiato va assolto

Lo stragista della Morvillo sta scontando l'ergastolo per l'attentato alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi. Il militare parte civile: il suo nome accostato alla truffa da 342mila euro col gasolio addebitata a Parato, movente delle bombe

BRINDISI – Lo stragista del Morvillo, Giovanni Vantaggiato, condannato all’ergastolo, è tornato a Brindisi, in Tribunale, come imputato del reato di calunnia ai danni di un maresciallo dei carabinieri: l’imprenditore di Copertino fece il nome dell’ex vice comandante della stazione di Torre  Santa Susanna accanto a quello di Cosimo Parato, quando riferì al pm e al gip della truffa con il gasolio agricolo da 342mila euro, indicata come movente della sua rabbia, di quella lucida follia che lo portò a confezionare e a far esplodere un ordigno davanti all’ingresso dell’istituto professionale il 19 maggio 2012, ma prima ancora, il 24 febbraio del 2008, a tentare di uccidere Parato con una pipe-bomb comandata a distanza, celata nel telaio di una bici collocata nel piazzale del condominio dove viveva la vittima designata (che rimase ferita in modo gravissimo).

Vantaggiato l’altro ieri ha chiesto di essere presente in aula. E in silenzio è rimasto durante l’udienza, in occasione della quale è stato difeso d’ufficio dall’avvocato Giancarlo Camassa, di fronte all’assenza del legale che lo ha seguito nel processo per le bombe, Franco Orlando. L’imputato sta scontando la condanna a fine pena mai per l’attentato con l’aggravante terroristica, costato la vita alla studentessa Melissa Bassi, e il ferimento di otto studentesse e di un automobilista. L’autore della strage è finito a giudizio dopo la denuncia sporta dal sottufficiale dell’Arma, tirato in ballo da Vantaggiato nel  racconto chi avrebbe accompagnato Parato presso il deposito di Copertino, per ritirare il carburante.

Cosimo Parato Vantaggiato fece il nome del maresciallo, indicandolo come “lu compaesanu”, essendo originario di Copertino. “Quando lo vedevo stavo tranquillo perché c’era il maresciallo e invece è finita male. Era lui che mi dava fiducia”, disse. E affermò anche che quella “truffa” era opera di quattro persone, in aggiunta a Parato: due familiari di quest’ultimo, uno acquisito, più il militare. Tutti e cinque, maresciallo compreso, furono denunciati dalla moglie di Vantaggiato, Giuseppina Marchello che risultava titolare della ditta: l’inchiesta venne aperta per insolvenza fraudolenta e la posizione del sottufficiale, nel frattempo sottoposto a procedimento disciplinare, venne archiviata perché il pm riconobbe l’assoluta estraneità ai fatti.

Il processo si concluse con la condanna solo di Parato a due anni e due mesi. Con il passare del tempo, si è arrivati al processo per calunnia nei confronti di Vantaggiato e della moglie: il primo ha scelto il processo ordinario, mentre lei l’abbreviato. E in entrambi i casi il maresciallo ha chiesto il risarcimento dei danni per essere stato calunniato. Ieri in udienza Vantaggiato non ha proferito una parola neppure quando il pubblico ministero, Raffaele Casto, ha chiesto la sua assoluzione sostenendo che nel corso del dibattimento non fossero emersi elementi tali da ritenere fondato il capo d’imputazione contestato nella richiesta di rinvio a giudizio, poi accolta dal gup. Secondo il rappresentante della pubblica accusa, quindi, la conclusione non può che essere una sentenza di assoluzione per lo stragista.

Di diverso avviso, l’avvocato del maresciallo che si è costituito parte civile dopo aver sporto denuncia per calunnia: per il penalista Raffaele Missere tutti gli atti prodotti nel corso del processo confermano la calunnia. L’avvocato ha inoltre ricordato come fu la stessa Procura, sia pure con richiesta firmata da un altro pubblico ministero, a chiedere il processo. Il giudice, dopo aver ascoltato le parti, ha disposto l’acquisizione di altra documentazione in relazione ai fatti oggetto dell’accusa e relativi ai verbali delle dichiarazioni rese da Vantaggiato  nel corso del processo a carico di Cosimo Parato.

Frammento della bici-bomba del 24 febbraio 2008Procedimento che assieme all’emissione di assegni senza copertura per 342mila euro costituisce il motivo che portò Vantaggiato a meditare vendetta nei confronti di Parato tanto da progettare una bomba da azionare con il telecomando che nascose nel telaio della bici sotto casa dell’uomo che doveva pagare. La prima volta il telecomando si inceppò: era il 5 febbraio 2008. La seconda no: era il 24 febbraio successivo e Parato rimase in coma per settimane.

Quando Vantaggiato seppe che Parato non era morto, meditò altra vendetta e al tempo stesso si mise a progettare un piano “eclatante” per fare sapere “al mondo intero” di essere stato vittima di un ingiustizia, anche per colpa del sistema che non funzionava poiché lui quei soldi non li ebbe. La follia, lucida – almeno questo è il movente dichiarato e accettato anche dalla sentenza - lo portò a riempire di polvere pirica tre bombole e a nasconderle in un bidone dell’immondizia che pensò di lasciare davanti al Tribunale di Brindisi, ma si accorse della presenza delle telecamere, per cui cambiò strada sino a fermarsi davanti alla scuola. Fu una strage.

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