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Cronaca Fasano

Il rischio c’è, restituito porto d’armi

FASANO – Si riteneva ancora in pericolo data una rapina di particolare violenza subita da un collega e considerati i numerosi furti subiti in azienda. La prefettura aveva detto però no al rinnovo del porto d’armi.

FASANO - E’ un imprenditore edile, il suo socio subì una violenta rapina in abitazione, continua denunciare numerosi furti compiuti all’interno della propria azienda. Si ritiene, insomma, così ‘in pericolo’ da richiedere anche per il 2013 il rinnovo dell’autorizzazione al porto di una pistola per difesa personale. Nessun problema dal 2004 fino al 2012, quando poi la prefettura ha ritenuto che non ci fosse più alcun rischio per la sua incolumità, tanto da non rinnovare il permesso.

L’uomo, fasanese, ha presentato ricorso al Tar e l’ha spuntata: potrà tranquillamente andarsene in giro con la pistola, non sono infatti ‘astratti ed eventuali’ i rischi da lui prospettati. “Dal 2004 ad oggi – riteneva la prefettura -  non risultano presentate denunzie per minacce o aggressioni nei confronti del richiedente”. Il ricorso ai giudici amministrativi è stato presentato dall’uomo contro il comando provinciale dei carabinieri che avevano redatto l’informativa da cui era poi scaturita la decisione dell’ufficio territoriale del governo di Brindisi.

L’imprenditore edile ha fatto riferimento ai recenti furti nei cantieri edili dell’impresa, ha aggiunto che il socio nelle attività imprenditoriali era stato vittima di rapina nella propria abitazione, con aggressione violenta a lui e ai suoi familiari, specificando ancora che il furto nel deposito attrezzi di Fasano era stato condotto da nove malviventi, in un magazzino confinante con la casa dei genitori e utilizzato come autorimessa.

I carabinieri nell’informativa ritengono invece che l’uomo “non si trovava esposto a concreto e attuale pericolo per l’incolumità personale ma solo al generico rischio derivante dall’attività professionale” precisando che lui e la sua famiglia “non sono mai stati vittime di reati contro la persona ovvero implicanti minaccia o violenza contro le persone”. Inoltre che “i furti (ad eccezione di uno) sono stati denunciati da dipendenti, anche a testimonianza della loro scarsa significatività”.

Il rapporto conclude che non erano rappresentabili “situazioni che potrebbero comportare un rischio superiore a quello che, in via generica, incombe su ogni cittadino e su qualsiasi operatore economico nella provincia di Brindisi”.

Niente pistola insomma. I giudici, invece, hanno stabilito che “la Prefettura non ha vagliato esaurientemente” la situazione. Il rischio c’è. L’episodio occorso al socio è ‘significativo’, visti i suoi connotati ‘feroci’. E’ “espressione di una situazione di potenziale e concreto pericolo per il soggetto legato alla vittima del reato da rapporti d’affari e, per ciò, conosciuto ed individuabile da eventuali criminali”.

Idem per i furti “i quali non possono dirsi poco significativi sol perché sono stati denunciati dai dipendenti dell’impresa, che evidentemente sono stati incaricati di sporgere denuncia, potendo meglio rappresentare il fatto accaduto”. La pistola può restare quindi agganciata alla cintola dei pantaloni. Per difesa personale.

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