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Cronaca Oria

Il sindaco si duole, ma avvia riscossione

BRINDISI - E’ un paradosso, una vicenda assurda quella toccata in sorte alla famiglia del 17enne ucciso da un vigile che deve ora restituire i 508mila euro di risarcimento incassati. Una storia incredibile anche a detta del sindaco di Oria, Cosimo Pomarico, che ha dichiarato nei giorni scorsi di essere stato costretto a procedere (con delibera di giunta) all’avvio delle procedure per il recupero delle somme, sollecitato dalla Corte dei conti.

BRINDISI - E’ un paradosso, una vicenda assurda quella toccata in sorte alla famiglia del 17enne ucciso da un vigile che deve ora restituire i 508mila euro di risarcimento incassati. Una storia incredibile anche a detta del sindaco di Oria, Cosimo Pomarico, che ha dichiarato nei giorni scorsi di essere stato costretto a procedere (con delibera di giunta) all’avvio delle procedure per il recupero delle somme, sollecitato dalla Corte dei conti.

Nel frattempo, pero’, il dirigente del settore Affari legali dell’ente passava alle vie di fatto, conferendo incarico per 9mila euro a un legale esterno per tutelare gli interessi del Comune nel recupero del credito. In barba al rammarico mostrato nei giorni precedenti. Della riscossione della cifra, mezzo milione di euro, si occuperà un avvocato di Miggiano (Lecce), Maria Antonietta Mancarella. La scelta di affidarsi a un professionista esterno all’ente, è scritto nella determina del 7 febbraio scorso, è possibile sulla base dell’articolo 5 del regolamento per il conferimento degli incarichi di patrocinio legale per ‘’questioni giuridiche particolarmente delicate o contenziosi caratterizzati da particolare difficoltà e complessità”.

“E’ intenzione dell’ente – si legge ancora – contenere al massimo le spese del presente grado di giudizio, anche considerato l’esborso monetario già affrontato’’. Il Comune aveva versato tra il 2002 e il 2004 ai famigliari di Mario De Nuzzo, ucciso con un colpo alla testa da Cosimo Braccio, agente municipale condannato a 16 anni al termine dei tre gradi di giudizio, una cifra pari a 508.796 euro, sulla base di due sentenze, una del tribunale civile di Brindisi e l’altra della Corte d’Appello di Lecce.

Il Comune presentò ricorso per Cassazione nel 2007, lo scorso anno il verdetto che dà ragione all’ente. La Suprema corte,  non ha riconosciuto la “sussistenza in occasione del delitto del rapporto organico fra l’attività del dipendente e l’ente pubblico”, ritenendo quindi che il Comune non sia responsabile in solido con l’agente municipale. Per i giudici “la condotta sempre piu’ violenta del vigile urbano e’ stata dettata in maniera molto chiara da una sua iniziativa nell’intento di seguire un istinto personale di risentimento”.

“Nel caso in esame non esiste la responsabilità del Comune – si legge poi nella sentenza – per il fatto illecito del vigile urbano in assenza del presupposto della riferibilità alla pubblica amministrazione della condotta del medesimo dipendente, che ha sparato contro il ragazzino uccidendolo, in attuazione di un fine strettamente personale ed egoistico, del tutto estraneo all’amministrazione”.

L’1 febbraio 2013 la giunta ha avviato la procedura esecutiva per il recupero delle somme. Ieri la firma, quindi. Mentre il padre del ragazzino, sugli schermi di Rai Uno raccontava quanto di assurdo gli fosse capitato, tra le lacrime. Dicendosi disponibile a ridare indietro tutti i soldi percepiti: “Purché – ha però aggiunto – mi restituiscano mio figlio”.

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