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Cronaca San Pietro Vernotico

"Il viaggio di ritorno dall'Ilva un'odissea, su sedili rotti e senza aria condizionata"

Due ore di inferno dopo otto ore di lavoro e dopo essersi alzati alle 4 del mattino per andare a lavorare in un impianto siderurgico lontano circa 80 chilometri da casa

SAN PIETRO VERNOTICO – Due ore di inferno dopo otto ore di lavoro e dopo essersi alzati alle 4 del mattino per andare a lavorare in un impianto siderurgico lontano circa 80 chilometri da casa. Una vera e propria odissea quella che stanno vivendo alcuni lavoratori dell’Ilva che da San Pietro Vernotico che prendono il pullman dell’Stp per andare a Taranto, da quando circa tre mesi fa il mezzo confortevole fornito dalla Società Trasporti Pubblici è stato sostituito con un modello obsoleto e malfunzionante. Precisamente quello delle 16.30 che parte da Taranto e arriva a Torchiarolo passando da Francavilla Fontana, Oria, Torre Santa Susanna, Erchie, San Pancrazio Salentino, San Donaci, Cellino San Marco e San Pietro Vernotico. Sedili rotti, maleodoranti e scomodi, senza aria condizionata, sporco. Obsoleto anche nella parte meccanica, tanto che qualcuno arriva a casa con il mal di mare. Non adatto per tratte lunghe, di quasi due ore.

L’aspetto peggiore, da quanto racconta uno dei pendolari, G.M. 34 anni, è che dagli uffici preposti della Società avrebbero diostrato disinteresse: sedili tagliati stp-2“E’ dai primi di gennaio, da quando cioè c’è stata la sostituzione dei mezzi, che telefono al centralino della Stp per parlare con i responsabili e spiegare il disagio provocato da questo disservizio. Inizialmente mi veniva risposto che si trattava di una situazione temporanea, poi da un certo punto in poi mi è stato detto che non si poteva fare niente. Ho fatto presente che avrei reso pubblica la situazione attraverso i giornali e mi è stato risposto di fare come mi pare”.

È così che il 34enne dopo l’ennesimo viaggio in condizioni quasi disumane considerato che alle 16.30, orario in cui prende il pullman sono già trascorse 12 ore da quando è in piedi, ha deciso di raccontare la sua disavventura. Perché di disavventura si tratta, senza contare il fatto che i viaggi a Taranto costano 98 euro al mese. “Quello che ci stanno fornendo in questi giorni è un mezzo che può essere usato (ma non tanto) per tratte corte, di pochi chilometri, non per percorrenze che durano quasi due ore dove la maggior parte dei viaggiatori sono lavoratori. Il bus che avevamo fino a qualche mese fa era dotato di ogni comfort, non capisco perché i nostri diritti di viaggiare in condizioni dignitose non devono essere rispettati. Qualche giorno fa a Erchie il bus rimase incastrato nel traffico, non funzionava la retromarcia perché rotta, fummo costretti a scendere e spingere per aiutare l’autista nella manovra, avrei dovuto chiamare i carabinieri”.

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