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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Impianto Cdr, braccio di ferro sulla tariffa: Nubile e Comuni molto distanti

Braccio di ferro sulla tariffa per il conferimento dei rifiuti presso l'impianto di via per Pandi: da un lato c'è la ditta Nubile, gestore, che chiede 164 euro per tonnellata, dall'altro la parte pubblica che non è disposta ad arrivare a più di 80. Il giorno della decisione è dietro l'angolo: mercoledì, salvo rinvii, le parti si incontreranno per mettere un punto alla storia

BRINDISI – Braccio di ferro sulla tariffa per il conferimento dei rifiuti presso l’impianto di via per Pandi: da un lato c’è la ditta Nubile, gestore, che chiede 164 euro per tonnellata, dall’altro la parte pubblica che non è disposta ad arrivare a più di 80. Il giorno della decisione è dietro l’angolo: mercoledì, salvo rinvii, le parti si incontreranno per mettere un punto alla storia che va avanti da tempo, con appendice legale.

I numeri e i costi saranno scoperti ufficialmente il 29 aprile, sul tavolo della sala riunioni di Palazzo Nervegna, dove si incontrano i sindaci dei Comuni che rientrano nell’Organo di gestione d’ambito di Brindisi, titolare della materia che attiene alla gestione dei rifiuti. Sono stati chiamati a raccolta dal primo cittadino di Brindisi, Mimmo Consales, dopo aver preso atto dell’esistenza di una differenza tra le quantità di conferimento previste e quelle effettivamente registrate nell’impianto di biostabilizzazione e produzione di combustibile da rifiuto che si trova nella zona industriale. 

Il punto, in effetti, sta tutto nella pennellata di ottimismo iniziale che ha finito per macchiare i dati, dando il via a una sorta di tira e molla tra il privato, titolare del contratto per la gestione della struttura e i Comuni, con in testa quello di Brindisi, ora più che mai interessato a una riduzione delle spese.

Ma di costi la ditta Nubile ne ha sopportati parecchi, stando alle ultime lettere pervenute a Palazzo di città ed esaminate a tempo di record dall’avvocato del foro di Lecce, Angelo Vantaggiato, al quale le amministrazioni cittadine hanno chiesto un parere pro-veritate allo scopo di chiudere una volta per tutte il nodo legale sulla risoluzione o meno del contratto: il privato ha documentato spese per due milioni di euro (2.080.000), da ammortizzare in un periodo pari a 15 anni, tanto quanto vorrebbe che durasse il contratto relativo all’impianto. 

Non solo. Nel business plan prodotto dalla Nubile e finito agli atti, c’è un investimento di 11.987.973 euro, come richiesto dal disciplinare, che la ditta intende rispettare. Di diverso avviso sono i tecnici dell’Oga di Brindisi, il dirigente Fabio Lacinio, e il funzionario Gianluca Cuomo: secondo la tesi della parte “pubblica” le opere realizzate dal gestore per l’avvio del’impianto potrebbero essere recuperate per l’esecuzione del revamping, che pure è stato chiesto dalla ditta, e quindi non sarebbe comunque rappresentativa della situazione reale.

Tali interventi sono stati stimati in circa trecentomila euro, da destinare alla realizzazione dei serbatoi di raccolta delle acque di piazzale, ma sempre secondo la coppia Lacinio-Cuomo non è da escludere a priori l’ipotesi che si possano recuperare altre strutture, soprattutto per quel che riguarda le tamponature e le altre che rientrano nella zona di biostabilizzazione. I due, infatti, continuano a sostenere che se è vero che il revamping prevede la completa inversione del ciclo di trattamento dei rifiuti, spostando l’attuale area di biostabilizzazione nella zone dove oggi dovrebbe avvenire la produzione del combustibile da rifiuto, è possibile che queste strutture abbiano una “seconda vita”.

Per il momento è stato messo per iscritto che l’ufficio si impegna a confrontare gli elaborati del progetto di revamping che Nubile intende portare a termine con quanto è stato eseguito dopo l’ordinanza con cui il sindaco, lo scorso anno, ha intimato la messa in marcia dell’impianto. In altri termini, c’è una promessa, una sorta di patto fra gentiluomini in quella che sembra la guerra fredda sullo sfondo dei rifiuti, in modo tale da arrivare a quantificare in maniera corretta i lavori da scorporare dal calcolo della tariffa e arrivare alla rimodulazione della stessa.

A questo punto, sarebbe auspicabile che le parti si incontrino  a metà strada, deponendo le armi delle carte bollate, arrivando a quota 94 euro per tonnellate. Importo che altro non è, se non l’importo di cui c’è traccia dell’ordinanza sindacale vecchia di dodici mesi. Il giorno della verità è vicino.


 

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