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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Incantesimo Mogol al Verdi con i New Era: canzoni, emozioni e qualche lacrima

L’autore si commuove raccontando la lettera scritta a Battisti: “Lui è qui con noi”. E parla di un progetto per i migranti: “Investire in Africa per il biologico, sarà presentato a Bruxelles da Tajani”

BRINDISI – Una canzone dopo l’altra il racconto degli aneddoti, tra sorrisi e qualche lacrima di pura emozione nel ricordo sempre vivo di Lucio Battisti. Due ore di incantesimo regalate da Mogol a Brindisi, diventata il “suo” porto, con il rock dei New Era.

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Ha cantato tutto il pubblico del Nuovo Teatro Verdi, ieri sera, dalla prima all’ultima fila, in platea così come in galleria. Tre generazioni che lui, Giulio Rapetti, per tutti solo e unicamente Mogol, riesce sempre a mescolare magicamente con i testi che hanno raccontato storie vere, amori appena sbocciati, sentimenti svaniti, delusioni e gioie, diventando un album da sfogliare ogni giorno. Sempre. Ieri lo hanno fatto i New Era, con Mogol che sul palco messo a disposizione dal commissario Santi Giuffré del Comune, ha aperto il suo album personalissimo per fare un regalo alla città di Brindisi, anche grazie a Giuseppe Danese con il quale da anni – complice la passione per il mare – ha stretto un legame di amicizia. Qui c’è la sua barca, la pilotina chiamata Avventura. Come l’avventura della vita che ha narrato nei testi diventati “le” canzoni per eccellenza, qualche volta scritte sul letto dei suoi figli, o in auto lungo le strade della Brianza, altre in studio.

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Intervistato da Antonio Celeste, Mogol ha svelato ricordi inediti come il suo essere un bimbo iperattivo quando era in classe alle elementari. "La maestra parlava, ma se entrava una farfalla io seguivo il suo volo". E poi quel fogliettino scritto quando Battisti era ricoverato in ospedale: “Io ci sono sempre”, gli scrissi. “Gli lascia il mio numero di telefono, chiama quando vuoi. Glielo feci recapitare tramite un’infermiera perché sapevo che non potevo andare a trovarlo”, ha detto. Il rapporto tra i due era naufragato da anni. “Non ho saputo che fine avesse fatto quella lettera, se mai gli è stata consegnata, per dieci lunghi anni. Un giorno mi ha telefonato una giornalista de La Stampa per dirmi che gli era stata data da un medico”. L’emozione è salita in gola, Mogol si è toccato gli occhi con una mano. “Battisti è qui tra noi questa sera, seduto in platea, così come ci sono tutte le persone che sono arrivate in un’altra dimensione perché questo è il mistero della morte. Cosa sia davvero lo scopriremo solo morendo”, ha detto per essere subito dopo abbracciato dall’applauso del pubblico.

Per Battisti scriverebbe ancora. E’ un rapporto che non finirà mai. Nonostante tutto. Scriverebbe canzoni anche per Mango: “Un signore. Stava già male, ma decise di andare lo stesso a Policoro per un concerto e qui ebbe un infarto: chiese scusa al pubblico”, ha ricordato. Ai ragazzi, sui quali scommette ogni giorno con il Cet, la sua scuola, ha detto: "Il talento va coltivato, impegnatevi, solo in questo modo ce la farete". 

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Guardando al futuro prossimo, Mogol ha svelato il progetto al quale sta lavorando pensando ai migranti: “Ne parlano tutti, secondo me ce la possiamo fare e per questo ho incontrato i politici, ma non mi sono stati sentire. Ho trovato ascolto solo in Vaticano e da Antonio Tajani (il presidente del Parlamento europeo, ndr): bisogna investire in quei territorio, andare in Africa con il coinvolgimento di grandi società, per spiegare lì come coltivare prodotti biologici. Solo in questo modo sarà possibile creare lavoro”. L’idea di Mogol sarà presentata ufficialmente a Bruxelles da Tajani il prossimo 22 novembre. Intanto resta a Brindisi, incantato dal mare, dalla storia della città. Con il cuore gonfio di gioia per la serata di ieri.

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