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Cronaca Torchiarolo

Inquinamento a Torchiarolo: accuse ingiuste contro gli amministratori

Si riporta di seguito un intervento di Francesco Magno, geologo e consulente ambientale, a proposito dei servizi pubblicati da BrindisiReport sullo sforamento dei valori di benzo(a)pirene e Pm 10 a Torchiarolo

Si riporta di seguito un intervento di Francesco Magno, geologo e consulente ambientale, a proposito dei servizi pubblicati da BrindisiReport sullo sforamento dei valori di benzo(a)pirene e Pm 10 a Torchiarolo.

Leggo su Brindisi Report notizie in merito alla “grave” situazione di contaminazione che subisce la matrice ambientale “atmosfera” del territorio comunale di Torchiarolo. 

Lo scrivente è stato il tecnico che ha supportato la volontà amministrativa del Comune di Torchiarolo di voler attivare la VAS (Valutazione Ambientale Strategica), a differenza della Regione e dell’ARPA che hanno ritenuto che la situazione ambientale di Torchiarolo fosse stata adeguatamente conosciuta al punto di escludere la stessa VAS ed attribuire la quasi totalità della responsabilità agli inquinamenti indotti dai “camini domestici” e dalla combustione delle biomasse fresche da sfalcio. 

Proprio nella volontà dell’Amministrazione, nella fase del procedimento di assoggettabilità alla VAS, il Comune ha prodotto, come per legge, tutta una serie di “osservazioni” mirate ad una maggiore conoscenza dei fenomeni che hanno indotto alla “contaminazione acuta” della matrice “atmosfera”; “osservazioni” di ordine tecnico sviluppate con l’obiettivo di “integrare” il cospicuo e qualificante lavoro effettuato dall’ARPA DAP di Brindisi.

Dalle affermazioni virgolettate del Dott. Assennato, Direttore dell’ARPA, leggo precise accuse rivolte agli amministratori ed agli ambientalisti in merito all’assunzione di “responsa-bilità” circa la salute dei cittadini di Torchiarolo per aver “bloccato” l’esecuzione del “Piano di risanamento” di Torchiarolo. 

Ritengo che questa sia una severa affermazione del Dott. Assennato che, come è solito negli Enti pubblici, disconoscendo volutamente la realtà, cerca di lasciare il “cerino acceso” ad amministratori ed ambientalisti. 

Ritengo che vi sia una sostanziale incongruenza fra l’affermare che a Torchiarolo la “situazione è grave” e non aver voluto effettuare la VAS, che è strumento normativo in grado di dirimere ogni controversia tecnica e di pervenire all’origine della contaminazione.  
E’ un’accusa che va totalmente rigettata anche in virtù del fatto che: 
•    la centralina di Torchiarolo è stata attivata nel 2005 ed il Piano di Risanamento è stato  approvato solo nel dicembre del 2013. Ben otto anni, dei quali almeno 5 di totale mancanza di attività. A chi attribuire la responsabilità della salute dei Cittadini in tale periodo di inerzia? 
•    Gli enormi finanziamenti comunitari di cui ha goduto l’intera Regione che ricaduta hanno avuto su Torchiarolo, considerato “hot spot” (punto caldo) per inquinamento da PM10 ed ora anche di benzo(a)pirene?
•    Per quale motivo, in funzione del fatto che il PM10 ed il benzo(a)pirene, sono prodotti anche dal traffico veicolare, oltre che dalla combustione, la Regione rigetta l’utilizzo dei “miseri” 40.000 € per un monitoraggio veicolare ed una modellazione attenta degli inquinanti immessi dal traffico intorno alla centralina di Via Don Minzoni?  
A Taranto, solo dopo un’attenta campagna di monitoraggio del traffico veicolare si sono attivati interventi di risanamento, cosa, invece rifiutata per Torchiarolo!
•    Ecc. 
Inoltre, appare rilevante riportare che ove non vi sia, da parte delle Regioni, l’attivazione di misure mirate alla riduzione dei limiti di concentrazione di uno o più inquinante (nel qual caso il PM10 ed ora benzo(a)pirene), ai sensi della Direttiva 2008/50/CE, lo Stato viene sanzionato e tali sanzioni vengono accollate alla Regione inadempiente. 
    E’ questa la ragione per la quale freme il Dott. Assennato, dimenticando che sono trascorsi ben 10 anni dalla verifica della contaminazione da PM10.

In merito al fatto che il “Piano” “tirava in ballo anche l’ENEL obbligandola a ridurre le emissioni”, va precisato che nella “Bozza di Piano di Risanamento” si riportava che il contributo attribuito alla centrale di Cerano era variabile fra il 10 ed il 20% sulla concentrazione di PM10 di Torchiarolo e nulla riferisce la Regione, a seguito dell’incontro bilaterale tenutosi per le “osservazioni” al Piano, sulle dichiarazioni di ENEL che il contributo di Cerano è pari solo allo 0,67%. Con tale dichiarazione e scarso peso, cosa può ridurre ulteriormente ENEL da Cerano?
Potrei ancora andare avanti per molto e mi riservo di farlo in altre occasioni; ciò che mi preme riportare ancora è relativo ai pareri dei 4 esperti a cui fa riferimento il Direttore dell’ARPA. 

I 4 esperti sono stati invitati dal Dott. Assennato a dare risposte in merito alla possibilità di poter utilizzate gli “isotopi” del carbonio per definire l’origine dell’inquinamento; infatti la combustione di “legna fresca” produce l’isotopo 14C (decadente), mentre il “carbone” fossile produce l’isotopo 12C e più raramente il 13C. 

I 4 Esperti, prima anonimi (ricorso al TAR) e successivamente sottoscrittori (ricorso al Consiglio di Stato) delle proprie considerazioni tecniche, a ben leggere, non rigettano affatto e/o del tutto l’utilizzo della tecnica relativa agli isotopi; vi è quindi una chiara smentita alle considerazioni del Dott. Assennato che, presumibilmente, ne ha dato solo una veloce scorsa.

Inoltre, ARPA ritiene che tali analisi siano effettuate solo da pochissimi laboratori nel mondo, dimenticando che a 15 km. da Torchiarolo e nella “cittadella della Ricerca” vi è il CEDAD (Centro di Datazione e Diagnostica) dell’Università del Salento che possiede il “Tandetron” che, per essere uno dei pochi al mondo, costituisce uno degli accelleratori di massa più potenti ed efficaci per misurare gli isotopi radioattivi e per definirne la datazione attraverso l’isotopo 14C.

Eppure ARPA, smentendo se stessa, nel “Progetto ARAB-Analisi di Rischio…” relativo ai terreni posti nell’intorno del nastro trasportatore del carbone, dà prova di conoscere l’utilizzo dell’isotopo 13C nei meccanismi di trasporto dell’Arsenico nella catena trofica vegetali-animali.
Arpa ha quindi effettuato analisi sugli isotopi già nel 1010, altro che 4 Esperti!!!

In definitiva, si rigettano le accuse rivolte ad amministratori ed ambientalisti che hanno operato solo ed esclusivamente per avere ulteriori contributi tecnici, da parte di ARPA DAP di Brindisi, finalizzati alla realizzazione della VAS ed al riconoscimento delle reali contaminazioni indotte su Torchiarolo, evitando di attribuirne un irrazionale valore del 92% (pag. 91 del Piano) alla combustione nei camini domestici. 

A tal proposito, in tutti gli scritti, si è sempre dato grande risalto alla professionalità, alla competenza, alla serietà con la quale ARPA Brindisi da anni opera sul territorio che, riconosciuta da noi ambientalisti, non ha, evidentemente, lo stesso riscontro nel Direttore di ARPA. 
Il Direttore Dott. Assennato, infatti, ha deliberato in merito al trasferimento presso il DAP di Taranto dei vertici dirigenziali di Brindisi, penalizzando con ciò, non solo i dirigenti brindisini ma l’intero territorio provinciale che lo vede privato di stimati, seri e competenti professionisti. 
Senza nulla voler togliere a chi li sostituirà, il Direttore di ARPA fornisca certezze che tali trasferimenti non indurranno ritardi nel governo delle pratiche che, negli ultimi anni e grazie a questa dirigenza di Brindisi, ha visto dimezzati i tempi, fornito garanzie di serietà e incrementato la fiducia nella cittadinanza e negli ambientalisti. 

Si ha l’impressione che il Direttore sottovaluti la reale valenza della contaminazione delle matrici ambientali del territorio vasto della zona industriale di Brindisi e, fra l’altro, pur avendo il DAP di Brindisi ultimato da mesi la caratterizzazione dei terreni agricoli della porzione centrale del “Parco Saline”, non “batte i pugni” contro la stessa Regione e Ministero per sollecitare Invitalia alla consegna delle proprie certificazioni del Piano di caratterizzazione chimica di terreni e falda che la stessa ARPA definisce come in uno “stato di contaminazione acuto”. 

Tutto ciò in vigenza di un processo per “imbrattamento, getto di cose, ecc.” che vede la popolazione attenta e speranzosa di conoscere la verità sulla reale “impronta” che la centrale di Cerano induce sui territori agricoli del Parco di Punta della Contessa e sulla salute dei Cittadini

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