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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

"Inutile ricoverarlo". Lui morì: processo

BRINDISI - L’ambulanza si fermò, perché la sorella e tutrice legale di un uomo colto da malore garantì per lui: era in buone condizioni, almeno così sembrava. Il medico e i sanitari del 118 lo lasciarono andare, dopo le prime cure, perché apparentemente non c’era alcun pericolo. Il giorno dopo le condizioni dello stesso, affetto da varie patologie, si aggravarono fino a che il suo cuore non cessò di battere.

BRINDISI - L’ambulanza si fermò, perché la sorella e tutrice legale di un uomo colto da malore garantì per lui: era in buone condizioni, almeno così sembrava. Il medico e i sanitari del 118 lo lasciarono andare, dopo le prime cure, perché apparentemente non c’era alcun pericolo. Il giorno dopo le condizioni dello stesso, affetto da varie patologie, si aggravarono fino a che il suo cuore non cessò di battere.

Il medico del 118, la dottoressa E.S, 54 anni, e la sorella del defunto, I.C, 31 anni, sono ora imputati in un processo che è iniziato stamattina a Brindisi davanti al giudice monocratico. Il reato contestato a entrambe è di omicidio colposo. I fatti risalgono al 27 luglio del 2010, quando l’uomo accusò un malore a Brindisi, nei pressi dello stabilimento balneare Palm Beach. Fu chiamato il 118, arrivò un’ambulanza che si occupò sul posto di prestare i primi soccorsi alla persona che era in stato di necessità.

Non era nulla di grave all’apparenza, nonostante ciò fu consigliato il ricovero in ospedale, quantomeno per compiere gli accertamenti che si ritenevano utili per escludere complicazioni. L’uomo il giorno dopo morì. Fu disposta l’autopsia che escluse ogni ipotizzabile errore medico nel valutare le condizioni di salute del paziente.

Il caso stava per essere archiviato, ma fu disposta una seconda perizia. L’esito fu lo stesso: morte per cause naturali. Nonostante ciò è stato ritenuto di procedere con un approfondimento dibattimentale. A processo c’è il medico del 118, difeso dall’avvocato Antonio Maria Inglese e la sorella dello sfortunato bagnante, assistita dall’avvocato Cosimo Pagliara.

L’accusa è di aver provocato “in cooperazione, o comunque con condotte autonome e indipendenti” il decesso dell’uomo (affetto da altre particolari patologie) avvenuto per un’aritmia in esito a pregressi episodi di infarto. In particolare la parente, dopo essersi qualificata come tutrice legale si sarebbe “opposta al ricovero, facendolo scendere dal mezzo e portandolo con sé a casa”.

Il medico invece “consentiva allo stesso di scendere dall’autoambulanza, nonostante il rifiuto fosse stato deciso non direttamente dall’uomo, bensì dalla sorella, nonostante egli avesse un forte dolore toracico” e nonostante gli accertamenti sul posto avessero reso indispensabili “più specifiche indagini”.

Entrambe le donne finite alla sbarra respingono ogni accusa. Dolorosa la vicenda per la famigliare della vittima, grave l’accusa anche per il medico dell’ambulanza che decise all’istante, accogliendo le richieste che le furono avanzate.

Ci vorrà un processo per stabilire se effettivamente ci fu una condotta colposa, ma comunque penalmente censurabile, un processo senza parti civili. Perché la persona deceduta, in vita, non aveva altri fuorché la sorella che si prendeva cura di lui.

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