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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Collisione, di Torchiarolo un arrestato

NAPOLI- Sono il terzo ufficiale di coperta Mirko Serinelli, di Torchiarolo in provincia di Brindisi, 24 anni e il timoniere Maurizio Santoro, genovese di 47 anni, i due marinai della “Jolly Grigio” arrestati a seguito della collisione con il peschereccio “Giovanni Padre”, avvenuta ieri nel Golfo di Napoli, al largo di Ischia. Le ipotesi di reato sono omicidio colposo plurimo e naufragio colposo. Lo ha reso noto il comandante della Capitaneria di Porto di Napoli, ammiraglio Domenico Picone. In particolare, ha confermato Picone, Santoro è risultato positivo al narcotest. Serinelli era invece il responsabile

NAPOLI-  Sono il terzo ufficiale di coperta Mirko Serinelli, di Torchiarolo in provincia di Brindisi, 24 anni e il timoniere Maurizio Santoro, genovese di 47 anni, i due marinai della “Jolly Grigio” arrestati a seguito della collisione con il peschereccio “Giovanni Padre”, avvenuta ieri nel Golfo di Napoli, al largo di Ischia. Le ipotesi di reato sono omicidio colposo plurimo e naufragio colposo. Lo ha reso noto il comandante della Capitaneria di Porto di Napoli, ammiraglio Domenico Picone. In particolare, ha confermato Picone, Santoro è risultato positivo al narcotest. Serinelli era invece il responsabile della guardia.

"Gli elementi emersi dall'interrogatorio - ha spiegato Picone - ci hanno permesso di evidenziare responsabilità tali da procedere agli arresti, poi confermati dall'autorità giudiziaria". Sul cargo erano disposti dei container davanti al ponte di comando, "che in navi di quel tipo provocano una zona di buio di 200-300 metri, costringendo chi è a bordo a reagire molto prima", ha sottolineato Picone. L'ipotesi che a determinare la collisione tra le due unità sia stato l'effetto della droga resta quella principale, ma l'ammiraglio Picone non ha escluso che all'impatto possano avere contribuito manovre errate o il mancato rispetto di norme di sicurezza.

Resta intanto sotto sequestro, al molo 56 della Calata Pollena del Porto di Napoli, il cargo portacontainer "Jolly Grigio". Sul lato della fiancata della nave è evidente il segno della collisione. Il comandante della Capitaneria di Porto di Napoli, ammiraglio Domenico Picone, ha detto che la nave rimarrà ormeggiata a Napoli fino a quando non si sarà pronunciata la magistratura. Restano anche dubbi sulla velocità della "Jolly Grigio". Secondo le tabelle pubblicate sul sito dell'Autorità Portuale di Napoli, la partenza del cargo portacontainer, diretto a Marsiglia, dove avrebbe dovuto arrivare alle 23 di ieri, era prevista alle 8. Anche se avesse anticipato la partenza alle 7, per il disormeggio, il rimorchio e l'uscita dal porto l'orario di avvio da Napoli verso Marsiglia non avrebbe potuto avvenire prima delle 7.30.

La Guardia Costiera di Napoli ha reso noto di aver ricevuto alle 8.45 la chiamata di emergenza alla centrale operativa, lanciata dal peschereccio "Conchiglia". Un'ora e 15 minuti per coprire la tratta Porto di Napoli- Punta San Pancrazio, sull' isola d'Ischia è un tempo da aliscafo o jet. A dare risposte certe sarà il suo Voyager data recorder (Vdr), la scatola nera che registra i dati di rotta e le conversazioni di bordo posta sotto sequestro.

Per il timoniere Maurizio Santoro e il terzo ufficiale di coperta del "Jolly Grigio", Mirko Serinelli, l’arresto in flagranza di reato era stato disposto già ieri sera, intorno alle 22 e poco dopo i due marittimi sono stati trasferiti nel carcere di Poggioreale. Secondo i primi risultati dell’indagine affidata al procuratore aggiunto Giovanni Melillo e ai pm Giovanni Corona e Alessandro Cimmino, i due componenti del mercantile genovese sarebbero i responsabili dell’affondamento del piccolo peschereccio, travolto in pieno dalla grande portacontainer lasciata navigare, probabilmente, senza che nessuno fosse nella cabina di comando.

“Ho visto che la prua della nave cargo ci ha colpito in pieno sulla murata di dritta ed ho fatto solo in tempo a buttarmi in mare; subito dopo ho visto che il peschereccio si è capovolto ed immediatamente inabissato”, ha dichiarato agli inquirenti l’unico superstite della tragedia, Vincenzo Birra, 33 anni, capobarca del peschereccio “Giovanni Padre”.  Dopo l’impatto la nave portacontainer – 143 metri in lunghezza, 32 in larghezza, per 23mila tonnellate, contro i 19 metri di lunghezza, i 5 di larghezza e le appena 18 tonnellate del “Giovanni Padre”, ha proseguito tranquillamente sulla rotta verso Marsiglia, come se nulla fosse accaduto. Sono stati altri marinai a bordo di altri pescherecci che, dopo aver assistito impotenti all’investimento, hanno lanciato l’Sos e prestato i primi soccorsi.

Sono ancora ufficialmente dispersi in mare Vincenzo e Alfonso Guida, padre e figlio, 43 e 21 anni, di Ercolano, ma le speranze di ritrovarli in vita si sono ridotte durante le ore trascorse. I loro corpi sono ricercati sul fondo del mare. Verso l’abbandono l’idea di riportare in superficie l’imbarcazione inabissatasi a 400 metri. Sarà invece un piccolo robot, inviato da Taranto, a perlustrare il relitto e a fornire le prove necessarie all’inchiesta: reperti del “Giovanni Padre” e le reti da pesca eventualmente strappate dal possibile “aggancio” da parte del Jolly.

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