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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Kalashnikov, assalto al portavalori e incendi: in dieci scelgono l’abbreviato

Borromeo e Lagatta, accusati di essere a capo di due fazioni. Processo ordinario per Giglio e Libardo, quest’ultimo ha sospeso lo sciopero della fame

BRINDISI – Hanno scelto il processo in abbreviato, puntando sulla riduzione di in terzo della pena in caso di condanna i brindisini ritenuti a capo di due fazioni che si sono fronteggiate anche a colpi di Kalashnikov tra settembre e novembre 2017. Antonio Borromeo, 25 anni, da un lato e Antonio Lagatta, 23, dall’altro hanno optato per il rito alternativo, seguiti dagli altri imputati, fatta eccezione per Antimo Libardo, 40, e Alessio Giglio, 25. Tutti arrestati nel blitz Alto impatto dei carabinieri.

Processo ordinario e abbreviato

BORROMEO Antonio, classe 1993-2Libardo, considerato la mente della fazione riconducibile a Borromeo, ha rinunciato all’abbreviato e affronterà il dibattimento, al pari di Giglio, accusato di aver fatto parte del commando armato  che entrò in azione per rapinare le guardie giurate dell’istituto Cosmopol, sul piazzale del Mc Donald’s del centro commerciale BrinPark. Prima udienza alla fine del prossimo mese di settembre. Libardo, in attesa del processo, aveva iniziato lo sciopero della fame per protesta sostenendo che nel carcere di Bari, nel quale è ristretto, non ci fossero adeguate cure mediche. A quanto si apprende, la protesta è stata sospesa.

Agli inizi di novembre, invece, è stata fissata l’udienza per la discussione del processo in abbreviato: il pubblico ministero presenterà il conto in nome della giustizia oltre che a Borromeo e a Lagatta, Lorenzo Russo, 21 anni, Tiziano Marra, 20 (considerati del gruppo Borromeo) e Michael Maggi, 24 anni; Claudio Rillo, 23; Diego Pupino, 23, e Damiano Truppi, 23 (del gruppo Lagatta) . Sono imputati, inoltre, Vincenzo Vantaggiato, 40 anni, e Annamaria Romano, 39, in relazione alla scoperta di armi e dell’auto usata per alcune delle azioni contestate al gruppo Lagatta.

Le indagini

Il pubblico ministero titolare del fascicolo, Simona Rizzo, ha indicato come prove evidenti, le "intercettazioni, ambientali e telefoniche, i tracciati Gps, le immagini registrate da telecamere di sorveglianza" poste in prossimità dei luoghi in cui sono avvenuti gli incendi e le sparatorie. E ancora i "risultati delle consulenze balistiche e le informative del Nucleo operativo e radiomobile dei carabinieri di Brindisi, assieme a quelle dei carabinieri della stazione e della questura".

L’inizio della guerra di mala

LAGATTA Antonio, classe 1995-2Complessivamente sono 28 i capi di imputazione contestati nel decreto firmato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Vittorio Testi, partendo dalla sventagliata di Kalashnikov avvenuta la notte del 13 settembre 2017, in piazza Raffaello, a Brindisi, con risposta a colpi di pistola. Il primo episodio in ordine di tempo, appunto.  Da lì sarebbe iniziata la guerra. L’accusa è stata mossa nei confronti di Borromeo. Venne inizialmente presa di mira l’abitazione di Christian Ferrari con “tre bossoli Mk 979, munizionamento per Kalashnikov”: secondo la lettura data dalla Procura, doveva essere una ritorsione nei confronti del brindisino che, qualche giorno prima, aveva ottenuto un permesso premio dopo essere stato condannato per la rapina nella gioielleria Follie d’Oro all’interno del centro commerciale Ipercoop di Brindisi, avvenuta nel 2014. Il movente sarebbe riconducibile al fatto che il “giovane non aveva mai reso dichiarazioni utili a scagionare il complice Angelo Sinisi, condannato anche lui”, fratello di Borromeo. A rispondere sarebbe stato Angelo Ferrari, padre di Christian.

I ferimenti

Borromeo è accusato “con persone allo stato non identificate” di aver “costretto sotto la minaccia delle armi Christian Ferri a salire a bordo di un’auto, bendato, per condurlo in una piazzola di sosta lungo la statale Brindisi-Lecce e farlo scendere": avrebbe esploso “numerosi colpi di pistola”. Sei giorni dopo, i carabinieri hanno registrato l’esplosione di colpi di pistola a titolo di “prova” in via Sele, rione Perrino: ci sarebbero stati Lagatta, Rillo e Pupino. Il 13 ottobre i due gruppi sarebbero tornati a scontrarsi  a ridosso della rotatoria tra via Dalbono e via Leonardo da Vinci. Fu un incontro casuale.  Lagatta alla guida di una Fiat Stilo “mentre stava percorrendo via Lanzellotti avrebbe incrociato Borromeo”. Con Lagatta ci sarebbero stati Rillo e Maggi. Borromeo avrebbe mal interpretato una “brusca accelerata della Fiat” e “pertanto, temendo di essere seguito, si sarebbe nascosto dietro la cabina di trasformazione dell’Enel” e da qui avrebbe esploso due colpi di pistola contro l’auto. La scena è stata ripresa dalle telecamere della zona.

Operazione Alto Impatto due-2-2-2-2-2

I colpi di Kalashnikov e l’incendio auto

Il 28 ottobre successivo, Lagatta e Maggi, secondo l’accusa, avrebbero rapinato un brindisino del borsello “tentando di sottrargli l’auto Jhon Cooper Works”. Avrebbero agito assieme a due persone rimaste senza nome, tutti e quattro con passamontagna. Il primo novembre, si sarebbe fatto sentire Borromeo: “in concorso con un’altra persona, non identificata” avrebbe speronato l’auto a bordo della quale viaggiava Pupino, incrociato in Centro, con due ragazze. Quello stesso giorno Lagatta e un complice (per ora sconosciuto) avrebbero esploso “almeno 19 colpi di Kalashnikov” contro l’abitazione di Libardo, in piazza Spadini, rione Sant’Elia, a scopo intimidatorio. Uno dei colpi si conficcò nel soggiorno di un condominio che stava guardando la tv. Ma Libardo, ascoltato dai militari, disse di non essersi accorto di niente.

A distanza di 24 ore, Borromeo con un Kalashnikov “minacciava Damiano Truppi ed esplodeva tre colpi ai piedi”. Truppi, interrogato dai carabinieri, avrebbe riferito “circostanze non corrispondenti al vero, aiutando di fatto Borromeo”. Quello stesso giorno Maggi avrebbe appiccato il fuoco alle auto in uso a Libardo: una Fiat Bravo e una Giulietta Alfa Romeo. Azione ripresa dalle telecamere.

Il sequestro di persona e la sparatoria

Sempre il 3 novembre 2017, Borromeo, Russo, Libardo e Marra avrebbero “sequestrato Antonio Fontò”, il quale sarebbe stato convocato con un inganno e poi condotto sulla provinciale per Restinco. Qui uno del gruppo avrebbe sparato almeno cinque colpi, uno dei quali ferì Fontò al polpaccio della gamba destra. Anche in questo caso la reazione fu immediata perché, i carabinieri hanno ricostruito il ferimento di Loriano Marrazza, alla coscia sinistra, per mano di Maggi e Lagatta. Marrazza è il fratellastro di Tiziano Marra: venne raggiunto in via don Guanella. Nessuno ha mai denunciato niente agli investigatori: gli episodi sono stati scoperti ascoltando alcune intercettazioni in auto.

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L’assalto al portavalori Cosmopol

Ricostuito, inoltre, l’assalto al portavalori Cosmopol,  avvenuto la mattina del 6 novembre 2017, attorno alle 10, a distanza di qualche minuto dal prelievo dell’incasso del Mc Donald’s da parte dei vigilantes: Pupino avrebbe avuto il ruolo di “palo”, a Giglio è accusato di “concorso morale”, mentre Maggi, Rillo e Lagatta sarebbero stati gli “esecutori materiali del colpo” che fruttò la somma di 25mila euro. Il commando raggiunse il centro commerciale BrinPark a bordo di una Giuletta, risultata rubata, la stessa auto trovata nel giardino della villetta in uso a Vincenzo Vantaggiato e Annamaria Romano, in contrada Sbitri. Qui furono trovate anche armi. Vantaggiato avrebbe anche “prelevato Rillo e Maggi dall’abitazione di Rillo per portarli da Giglio per nascondersi” dopo l’assalto. Qui, in un monolocale di via XX Settembre, zona Centro, furono tratti in arresto dai carabinieri.

La difesa

Gli imputati sono difesi dagli avvocati: Laura Beltrami, Cinzia Cavallo, Paoloantonio D’Amico, Daniela d'Amuri, Cesare Epifani e Andrea D'Agostino.


 

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