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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

L'Italia chiede l'arbitrato internazionale sulla vicenda dei due marò

L'Italia ha attivato oggi l'arbitrato internazionale sul caso dei fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare. La decisione, che il Parlamento aveva sollecitato, si legge in una nota della Farnesina, e' stata presa a conclusione della necessaria fase negoziale diretta con l'India e di fronte alla impossibilita' di pervenire a una soluzione della controversia

L'Italia ha attivato oggi l'arbitrato internazionale sul caso dei fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare. La decisione, che il Parlamento aveva sollecitato, si legge in una nota della Farnesina, e' stata presa a conclusione della necessaria fase negoziale diretta con l'India e di fronte alla impossibilita' di pervenire a una soluzione della controversia. L'Italia chiedera' immediatamente l'applicazione di misure che consentano la permanenza di Latorre in Italia e il rientro in Patria di Girone nelle more dell'iter della procedura arbitrale. Da parte italiana, prosegue la nota, vi sara' un impegno a tutto campo per far valere con la massima determinazione le ragioni a fondamento della nota posizione italiana sulla giurisdizione e sull'immunita'. Obiettivo, conclude la nota, e' la conclusione positiva della vicenda, protrattasi sin troppo a lungo, dei due Maro' ai quali il governo rinnova la sua vicinanza.

La procedura avviata dall'Italia sul caso dei fucilieri di Marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre riguarda "un arbitrato al quale l'India non si può sottrarre, perché lo ha già accettato con la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare". Lo sottolinea Angela Del Vecchio, docente di Diritto Internazionale all'Università Luiss di Roma. "La convenzione -spiega- prevede che si possano soltanto sottoporre a questo arbitrato questioni che sono regolate dalla convenzione stessa". Una specifica da fare, perché "sottolinea che non è applicabile la norma sulla immunità funzionale".

L'oggetto del contendere tra Italia e India è la competenza sul giudizio dei due fucilieri. "L'India - continua Del Vecchio - dice di avere competenza di giudizio sui fatti riguardanti i marò, mentre l'Italia ritiene che i fatti siano avvenuti in acque internazionali su una nave italiana, compiuti da militari italiani, quindi di competenza del nostro Paese. E' questo che dovrà giudicare l'arbitrato internazionale". Con l'arbitrato ci si rivolge quindi a un giudice terzo, non di parte.

Il procedimento di preparazione dei lavori dura 90 giorni: "Il Paese che fa richiesta di arbitrato - spiega l'esperta - deposita la sua domanda presso il Tribunale internazionale del diritto del mare, che ha sede ad Amburgo. Insieme alla domanda, solitamente il richiedente indica anche il proprio arbitro nella controversia, che solitamente è un esperto di diritto del mare: un professore di diritto internazionale, un diplomatico oppure un ambasciatore".

"Di fronte alla richiesta, l'India ha 30 giorni di tempo per nominare un suo arbitro", sottolinea Del Vecchio. "Dopo questo passaggio sono previsti ulteriori 30 giorni nei quali le parti, di comune accordo, scelgono altri tre arbitri. Una volta che l'Italia ha presentato la domanda, se anche l'India dovesse sottrarsi all'obbligo di nominare un proprio arbitro e di concorrere alla nomina di altri tre arbitri con l'Italia, la controversia andrebbe avanti lo stesso: gli arbitri verrebbero nominati dal presidente del Tribunale internazionale del mare". Dopo il termine di 90 giorni è quindi costituito il Tribunale internazionale arbitrale, formato da cinque giudici, e cominciano i lavori sulla controversia, "che nel caso dei marò potrebbero durare anche due anni".

Fin dalla domanda di arbitrato l'Italia può chiedere delle misure ulteriori, che per esempio consistono nella richiesta di rilascio dei due fucilieri. "In questo caso - dice Del Vecchio - il Tribunale internazionale del diritto del mare agisce subito e sospende i lavori per pronunciarsi con estrema rapidità". Secondo quanto riferisce la Farnesina, l'Italia ha chiesto l'applicazione di misure che consentano la permanenza di Latorre in Italia e il rientro in patria di Girone. "E' difficile che il tribunale accetti: si tratterebbe di una scelta di posizione favorevole all'Italia" spiega l'esperta di diritto internazionale. "Tuttavia il tribunale potrebbe decidere di spostarli dall'India e trasferirli in città neutre, come Parigi o Bruxelles, in attesa del pronunciamento dell'arbitrato".

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