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Cronaca

"La calibro 45 non era mia"

BRINDISI – “Ho visto due ragazzi mentre armeggiavano con una busta bianca, la stavano nascondendo in un muretto. Ho pensato ci fossero oggetti di valore, ho temuto fosse materiale oggetto di furto. Mi sono avvicinato, l’ho presa. Sono stato inseguito, poi, dai due a bordo di uno scooter bianco, uno ha sparato".

BRINDISI – “Ho visto due ragazzi mentre armeggiavano con una busta bianca, la stavano nascondendo in un muretto. Ho pensato ci fossero oggetti di valore, ho temuto fosse materiale oggetto di furto. Mi sono avvicinato, l’ho presa. Sono stato inseguito, poi, dai due a bordo di uno scooter bianco, uno ha sparato. Hanno anche tentato di prendere la mia moto, poi sono fuggiti. In quella busta c’era la pistola, ma non è mia”.

Ha risposto così alle domande del gip Paola Liaci, al fianco del suo legale, l’avvocato Roberto Cavalera, Roberto Licci, 24 anni, commerciante di auto, ferito lievemente a un polpaccio da un colpo di una calibro 7.65 domenica sera in via Boldini, al Sant’Elia, nei pressi della propria abitazione. Ha fornito una propria versione dei fatti nel corso dell’interrogatorio per la convalida dell’arresto che si è tenuto stamani nella stanza 100 dell’ospedale in cui l’uomo è ricoverato, piantonato perché in stato di arresto (eseguito dai carabinieri in flagranza) con l’accusa di porto abusivo d’arma da fuoco, una Wilson Combat calibro 45 da guerra, e di favoreggiamento personale.

Il gip si è riservato di decidere sulla convalida e sulla misura cautelare da applicare. Per il momento l’uomo resta quindi detenuto, in attesa di sviluppi. I fatti si sono verificati domenica attorno alle 20.30 alla periferia di Brindisi. Il giovane era in sella a uno scooter T-Max nero. Aveva del denaro con sé e anche in merito ai contanti ha fornito una sua giustificazione: erano i soldi dell’affitto che stava andando a consegnare al proprietario di casa.

Bisognerà vedere quanto sarà ritenuta rispondente al vero la ricostruzione fatta dalla vittima del ferimento che non ha mai corso pericolo di vita. Le indagini proseguono, così come le ricerche dei due fuggitivi uno dei quali sicuramente armato della calibro 7.65 che è stata utilizzata per la gambizzazione. C’era un’altra arma sul luogo, sequestrata dai carabinieri, una calibro 6.35 il cui possesso non è stato attribuito a Licci ma al terzo “attore” della lite con sparatoria che ha fatto perdere le proprie tracce.

 

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