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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

"Chi vive con gli organi di Marco?"

BRINDISI - A 25 anni, Marco, passò in poche ore dalla spensieratezza alla morte. Nonostante lo strazio di quegli attimi, quando non c’è tempo per pensarci e bisogna decidere immediatamente nonostante il cuore sembri scoppiare, i genitori del ragazzo assentirono alla donazione degli organi. Ora cercano chi li ha ricevuti, perché per loro è motivo di speranza, è una ragione per continuare a vivere nella certezza che quel sacrificio così ingiusto è davvero servito a ridare la vita a chi per altre ragioni rischiava di perderla.

BRINDISI - A 25 anni, Marco, passò in poche ore dalla spensieratezza alla morte.  Nonostante lo strazio di quegli attimi, quando non c’è tempo per pensarci e bisogna decidere immediatamente nonostante il cuore sembri scoppiare, i genitori del ragazzo assentirono alla donazione degli organi. Ora cercano chi li ha ricevuti, perché per loro è motivo di speranza, è una ragione per continuare a vivere nella certezza che quel sacrificio così ingiusto è davvero servito a ridare la vita a chi per altre ragioni rischiava di perderla.

Marco Bungaro, 25 anni, militare dell’Esercito, era stato in discoteca insieme a due persone, un amico e un altro ragazzo che aveva conosciuto pochi giorni prima. Sulla Lecce – Maglie, quando con la sua macchina guidata da un’altra persona, che si è poi accertato era in stato di alterazione psicofisica per l’assunzione di cocaina, si verificò un drammatico incidente.

Era la notte tra il 4 e il 5 maggio. Il giorno successivo i medici del Vito Fazzi dovettero comunicare alla madre Emy e al padre Nando che non c’era più niente da fare. L’espianto avvenne alle 3 del mattino del 6 maggio 2010.

Ora Emy lancia un appello, chiarisce che non intende assolutamente instaurare un rapporto morboso con coloro che dal sacrificio di Marco hanno ricevuto la vita, ma soltanto cercare di comprendere se l’atto di generosità di cui il figlio è stato protagonista inconsapevole ha davvero ridato la vita e la felicità a qualcun altro.

“Salve, sono la mamma di Marco – scrive Emy - un ragazzo di 25 anni deceduto per incidente stradale il 5 maggio 2010 all’ospedale Vito Fazzi di Lecce. Ha donato i suoi organi. L’espianto è avvenuto il 6 maggio 2010. Sono solo riuscita a sapere che il fegato è andato a Pisa, i reni sono andati a Verona, il cuore è stato impiantato a Bari, a un uomo della Basilicata”. I dati dei trapiantati sono coperti dal massimo riserbo, la legge vuole così. I genitori di Marco, nonostante tutto, non si sono mai arresi.

Combattono insieme agli altri famigliari di vittime della strada iscritti all’associazione Aguvs di Fasano e ad altre onlus di tutta Italia, per ottenere l’inasprimento delle pene a carico di chi guidando in stato di alterazione psicofisica provoca la morte di altri. Secondo le ricostruzioni fu così anche per Marco. Era notte fonda e in tre, a bordo di una utilitaria percorrevano la Lecce – Maglie, in direzione Nord.

Gli altri due si salvarono, incluso il guidatore che ha poi dovuto affrontare un processo per omicidio colposo aggravato dallo stato di alterazione dovuto all’assunzione di cocaina e ha patteggiato una pena inferiore ai due anni. Chiusa la vicenda giudiziaria, per i coniugi Bungaro, resta solo la speranza di conoscere coloro che se oggi conducono una vita normale è proprio perché Marco cessò di vivere, allora.

“Ci basterebbe anche solo sapere come stanno. Se stanno bene. Se Marco, attraverso di loro, continua a vivere. Ci è sufficiente avere qualche informazione, magari stringere in un abbraccio chi ha ricevuto in dono la vita di nostro figlio. Se lo vorranno, poi, non ci faremo più sentire”.

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