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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Un brindisino nell'inferno di piazza San Carlo: "Pensavo stessero sparando"

La testimonianza di Alessandro Greco, ingegnere di 28 anni residente a Torino, che stava seguendo la finale della Juve davanti al maxi schermo: ""La gente correva invocando aiuto, le persone finite per terra venivano calpestate dalla calca"

BRINDISI – “La gente correva invocando aiuto, le persone finite per terra venivano calpestate dalla folla”. E’ drammatica la testimonianza di un giovane brindisino che ieri sera (3 giugno) è rimasto coinvolto nel fuggi fuggi generale di piazza San Carlo, nel cuore di Torino, dove decine di migliaia di tifosi juventini stavano assistendo alla finale di Champions League contro il Real Madrid, davanti a un maxischermo. Alessandro Greco, ingegnere di 28 anni residente da un paio di anni nel capoluogo piemontese per motivi di lavoro, ha riportato solo un taglio alla mano di modesta entità. Può ritenersi fortunato.

Fra i 1400 feriti curati presso gli ospedali del Torinese, ce ne sono otto, da quanto si apprende da agenzie di stampa, in gravi condizioni, compreso un bimbo di 4 anni che si trovava lì insieme ai genitori. Alessandro ha raggiunto la piazza con altri amici con ore di anticipo rispetto al fischio di inizio della partita, in programma alle ore 20,45. “Ci siamo sistemati sul lato destro del maxi schermo – racconta il professionista – vicino al maxi schermo”.

In piazza San Carlo, gremita da non meno di 30mila supporters, si respirava un clima gioioso. Era enorme l’attesa per la nona finale di Champions League della “Vecchia Signora” e forte la speranza che Buffon & co. se ne tornassero da Cardiff con l’agognata coppa. Ma le cose in campo si mettono male. Dopo un primo tempo equilibrato, terminato sul risultato dell’1-1, nel secondo tempo la squadra di Allegri ha un tracollo. I volti dei 30mila di piazza San Carlo si fanno scuri. Alla rete del 3-1 realizzata da Cristiano Ronaldo, in pochi continuano a crederci. (Sotto, Alessandro Greco, il primo da sinistra, in piazza San Carlo, prima che si scatenasse la ressa).

Alessandro Greco in piazza San Carlo,  è il primo da sinistra-2

“La delusione era tanta – racconta Alessandro – ma la situazione tranquilla”. A una decina di minuti dalla fine del match, però, all’improvviso, si scatena il finimondo. “A un certo punto – racconta Alessandro – ho sentito delle urla. Mi sono voltato e ho visto una onda umana che si riversava contro di me. Anche io ho iniziato a correre, cercando una via di fuga. Non si capiva bene cosa stesse succedendo. La prima cosa che ho pensato è che qualcuno avesse aperto il fuoco contro la folla”. Le immagini riprese dalle telecamere delle emittenti televisive che stavano documentando la serata ricordano la strage dell’Haysel. Decine di migliaia di persone corrono terrorizzate in svariate direzioni. Chi si trovava a ridosso delle transenne, è stato schiacciato. Per terra sono finite migliaia di bottiglie di vetro. (In basso, foto Ansa)

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“Ho corso a perdifiato – spiega Alessandro – verso una delle strade che si irradiano dalla piazza. Intorno a me c’erano scene di panico. Ho visto tanti feriti. Gente per terra schiacciata dalla folla. I miei amici li ho persi di vista. Una volta arrivato a pochi passi da casa, ho subito contattato i miei familiari per tranquillizzarli. Stavo bene, ad eccezione di un piccolo taglio alla mano. Tanti altri tifosi purtroppo, non hanno avuto la mia stessa fortuna”.

Da quanto emerso nelle ore successive, a innescare il panico collettivo sarebbe stato il cedimento di una balaustra nel parcheggio sotterraneo di piazza San Carlo. Il tonfo prodotto dalla caduta della barriera di ferro è stato associato a quello di un ordigno. In pochi istanti, in un clima da psicosi attentanti, si è sparsa la voce che fosse esplosa una bomba. Da quel momento in poi, si è scatenato l’inferno.

“Le forze dell’ordine e i soccorritori – afferma l’ingegnere – presidiavano la zona, ma c’è poco da fare quando ti ritrovi in una piazza piena che all’improvviso si svuota”. Dopo il fuggi fuggi, il pavet di piazza San Carlo era disseminato di borse, scarpe, portafogli, telefoni cellulari, bandiere e vessilli bianconeri. Sembrava la scena di un attentato. E invece si trattava solo di una piazza festante che fino a pochi minuti prima stava assistendo a una partita di calcio. 

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