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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

La vittima dell'agguato riconosce la moto del latitante

MESAGNE – La maxi-moto sulla quale si trovavano i killer che spararono all’ora di pranzo dell’1 luglio scorso a Vincenzo Greco, è quella sequestrata dai poliziotti della Squadra mobile di Brindisi e del Commissario di Mesagne nella villetta dalle parti di Porto Cesareo nella quale è stato catturato Alessandro Campana, 35 anni, mesagnese, irreperibile dal maggio scorso. La moto, una Yamaha di colore scuro, è stata riconosciuta da Vincenzo Greco che i sicari avrebbero voluto morto. E invece, nonostante le due pallottole che lo raggiunsero alla spalla e all’addome, si salvò ed è diventato l’accusatore numero 1 di Alessandro Campana e del fratello maggiore Francesco, ricercato perché deve scontare sette anni di carcere per una sentenza passata in giudicato.

MESAGNE – La maxi-moto sulla quale si trovavano i killer che spararono all’ora di pranzo dell’1 luglio scorso a Vincenzo Greco, è quella sequestrata dai poliziotti della Squadra mobile di Brindisi e del Commissario di Mesagne nella villetta dalle parti di Porto Cesareo nella quale è stato catturato Alessandro Campana, 35 anni, mesagnese, irreperibile dal maggio scorso. La moto, una Yamaha di colore scuro, è stata riconosciuta da Vincenzo Greco che i sicari avrebbero voluto morto. E invece, nonostante le due pallottole che lo raggiunsero alla spalla e all’addome, si salvò ed è diventato l’accusatore numero 1 di Alessandro Campana e del fratello maggiore Francesco, ricercato perché deve scontare sette anni di carcere per una sentenza passata in giudicato.

Stando alle scarne notizie trapelate Vincenzo Greco non avrebbe avuto esitazioni di sorta nell’individuare la motocicletta. Lui è un appassionato delle due ruote e l’1 luglio si alzò da tavola, dove stava pranzando con la moglie, il figlio, il figlioccio e la fidanzata di quest’ultimo, proprie perché attirato dal rombo di una moto che si trovava nei pressi della sua abitazione. Gli rimase impressa la moto. Ma anche i due uomini che si trovavano a bordo: Alessandro Campana che guidava e Francesco Campana, seduto sulla parte posteriore del sellone, che impugnava la pistola dalla quale partirono i due colpi che avrebbero dovuto ammazzarlo.

Invece si salvò. I medici dell’ospedale Perrino lo sottoposero a un intervento che si protrasse per otto ore riuscendo a strapparlo alla morte. Dei due Campana non c’erano tracce. Francesco era sparito in previsione della sentenza definitiva di condanna a sette anni di carcere; Alessandro si era dato alla macchia volontariamente diverse settimane prima sottraendosi alla sorveglianza speciale.

I poliziotti della Mobile, diretta dal vice questore Francesco Barnaba, e del commissariato mesagnese, diretto dal vice questore Sabrina Manzone, le tracce dei due le seguivano già prima di quel tentato omicidio. Sapevano che erano in una zona non molto lontana da Mesagne, distante quel tanto che potesse consentir loro con un mezzo agile e veloce come una Yamaha di arrivare presto in paese e di farli stare al sicuro da occhi indiscreti. Ma non erano riusciti a trovare una traccia sino al giorno del tentativo di omicidio.

La traccia da seguire era quella moto della quale i Campana non si erano liberati. Negli ultimi tempi sapevano di avere il fiato sul collo e si erano divisi. Alessandro era rimasto nella villetta in località Bonocore, a poca distanza dal mare, nascosta da alberi di pino e macchia mediterranea, mentre Francesco ha trovato rifugio altrove. Stare assieme era un rischio grosso perché se fossero arrivati i poliziotti li avrebbero arrestati entrambi, mentre era importante, per l’economia del loro malaffare, che uno restasse libero. Peraltro Francesco Campana non si sentiva sicuro perché gli affari di cuore sono sempre forieri di grosse grane. Soprattutto per chi si è dato alla macchia.

E in effetti pare che proprio seguendo la fidanzata di Alessandro che gli agenti sono arrivati a quella villetta. Lei, Antonella L., 28 anni, nativa di Mesagne, residente a Torre Santa Susanna, pare che non fosse molto prudente quando si spostava e qualche traccia l’aveva lasciata. Quando ieri mattina gli agenti hanno fatto irruzione nella villetta, Alessandro Campana si trovava con la fidanzata (che è stata denunciata per favoreggiamento). Non aveva armi (il revolver utilizzato per sparare contro Vincenzo Greco, potrebbe custodirlo Campana senior), ma c’era quella moto che non hanno abbandonato subito dopo il ferimento di Greco ed ora li ha incastrati.

La fase investigativa su questo tentativo di omicidio è praticamente conclusa e non è escluso che nei prossimi giorni il sostituto procuratore della Procura di Brindisi Antonio Costantini e il sostituto procuratore antimafia della Dda di Lecce Alberto Santacatterina possano chiedere al giudice per le indagini preliminari l’emissione del provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti dei due fratelli. Per quanto riguarda la convalida dell’arresto di Alessandro Campana e relativa emissione del provvedimento di custodia cautelare in carcere chiesto dal pm Santacatterina, il giudice per le indagini preliminari non ha ancora fissato la data dell’udienza. Il suo difensore, l’avvocato Pasquale Annicchiarico, nella tarda mattinata di oggi non aveva ancora ricevuto comunicazioni. . Comunque non dovrebbe tardare.

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