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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

L'Adoc e i prezzi di Pasqua: "Consumi in calo"

BRINDISI - Dalle rilevazioni effettuate in questi ultimi giorni, è confermato un calo dei prezzi dei prodotti alimentari ma, allo stesso tempo, è accertato anche un calo dei consumi. Quest’ultimo è il principale dato negativo registrato dalle strutture Adoc territoriali.

BRINDISI - Dalle rilevazioni effettuate in questi ultimi giorni, è confermato un calo dei prezzi dei prodotti alimentari ma, allo stesso tempo, è accertato anche un calo dei consumi. Quest’ultimo è il principale dato negativo registrato dalle strutture Adoc territoriali. “Un dato negativo – spiegano dall’Adoc - perché sta a significare che di soldi in giro ne circolano ben pochi e, in questo momento ad essere sacrificata sarà la spesa dei prodotti alimentari e dei dolci caratteristici per le imminenti festività pasquali. Infatti, alla diminuzione del prezzo del latte fresco, piuttosto che del pane o della pasta fa da contraltare l’aumento del prezzo delle uova di cioccolato e della colomba: in media, il 5%”

Il riferimento è, ovviamente, di prodotti di una qualità media o superiore. “Volendo, si possono fare altre scelte più economiche, ma si tratta di prodotti con una insufficiente garanzia sulle percentuali delle materie prime che caratterizzano gli alimenti tipici della Pasqua.  La convenienza della spesa, comunque, è quella solita, della grande distribuzione che concorre al proprio interno a colpi di offerte speciali. Così, si scopre che l’agnello adulto oscilla da una catena all’altra tra 7,49 euro e 8,90 euro; ma se si vuole un agnello appena svezzato o si preferiscono le costatine il prezzo sale a 10,99 euro, per il primo e a 13,99 euro per le seconde. In macelleria, invece, il costo è mediamente più alto: tra i 15 e i 18 euro”. Il dolce pasquale più diffuso, la colomba, di produzione industriale, “si avvale delle offerte, anche giornaliere, presso gli ipermercati. Quindi, per una colomba tradizionale si può spendere da 1,99 euro a 7,50 euro; nei negozi di vicinato è più presente un prodotto più artigianale e, ovviamente, il prezzo tende a salire: minimo 8,90 euro”. La stessa cosa accade per le uova di cioccolato. “La varietà dell’offerta permette di decidere cosa acquistare perché, al di là del confezionamento, tutto dipende dalla sorpresa in esso contenuto.  Pertanto, i più noti e comuni marchi hanno consigliato un prezzo tra i 10,39 e i 10,98 euro per un uovo da 270 grammi, mentre un’altra azienda italiana, sempre all’interno degli ipermercati, per un uovo da 266 grammi chiede dai 7,49 agli 8,90€ euro. Altre uova, da 150 grammi, variano dai 7,50 euro ai 7,89 euro e si trovano anche nei negozi, i quali poi, propongono uova da 350 grammi a 23 euro. Al tirar delle somme, l’alimento e i dolciumi più caratteristici, richiesti e consumati in occasione della Pasqua, hanno registrato un aumento, rispetto al 2009, del 5% circa nei negozi, rimanendo per lo più invariati negli ipermercati”. Secondo il parere dell’Adoc, “l’acquirente, il consumatore, deve soffermarsi e valutare l’elemento sorpresa contenuto nell’uovo; è sull’etichetta che si deve prestare la massima attenzione. Quindi, sulla presenza del cadmio, cromo, mercurio, l’assenza di bordi taglienti, o di eventuali meccanismi in movimento che non devono permettere l’accessibilità delle dita di un bambino, oltre alla certezza di trovarsi in presenza ad oggetti ininfiammabili. Cioè, comprendere il grado di ammissibilità e i requisiti di prova decisi dalla normativa europea e dall’Uni”. Pertanto, il suggerimento dell’Adoc è quello di osservare il simbolo grafico che indica la sicurezza del giocattolo per i bambini fino a 14 anni. “Le rilevazioni non hanno considerato le uova abbinate ad un oggetto e sui quali ci si può sbizzarrire e spendere dai 35 euro in su. In questo caso, se si divide la somma per grammi, si può dire che il cioccolato, fondente, viene venduto a 100, euro al kg. Ed è un peccato che resti invenduto per l’alto costo. Poi, magari, andrà a finire che da martedì prossimo, lo stesso prodotto, sarà messo in vendita al 50%”. Allora, pur considerando alcune condizioni contingenti, l’interrogativo è: “Non è meglio abbassare i prezzi per provare a vedere se se ne vendono di più? Ma questa concezione i commercianti non la percepiscono”.

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