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Cronaca

L'anonima svuotabagagli. In divisa

BRINDISI – “E’ una camera! C’è la camera. Chissà da quanto. Sono fottuto”. Così cominciò nel cuore dell’estate 2011 la disfatta dell’anonima svuota bagagli che operava (chissà da quanto, appunto) nella sala del sistema Bhs, quello che consente di analizzare il contenuto delle valigie dei passeggeri degli aerei. Ma ormai era troppo tardi. Negli hard disk della Polizia di Frontiera di Brindisi c’erano quasi due mesi di registrazioni, con una montagna di prove. Da farci un film: dalle dispute per avere una quota maggiore del bottino perché c’era il diritto di “individuazione”, sino alla scena di disperazione poc’anzi descritta, sino all’esultanza per la scoperta di una grossa cifra di denaro, e persino alle lunghe confessioni tra colleghi e alle autofustigazioni dopo la scoperta di essere stati scoperti. Il problema è che questi signori (e due signore) erano e sono – non si sa sino a quando – guardie giurate del servizio di sicurezza dell’Aeroporto del Salento. Ora sono agli arresti domiciliari.

BRINDISI – “E’ una camera! C’è la camera. Chissà da quanto. Sono fottuto”. Così cominciò nel cuore dell’estate 2011 la disfatta dell’anonima svuota bagagli che operava (chissà da quanto, appunto) nella sala del sistema Bhs, quello che consente di analizzare il contenuto delle valigie dei passeggeri degli aerei. Ma ormai era troppo tardi. Negli hard disk della Polizia di Frontiera di Brindisi c’erano quasi due mesi di registrazioni, con una montagna di prove. Da farci un film: dalle dispute per avere una quota maggiore del bottino perché c’era il diritto di “individuazione”, sino alla scena di disperazione poc’anzi descritta, sino all’esultanza per la scoperta di una grossa cifra di denaro, e persino alle lunghe confessioni tra colleghi e alle autofustigazioni dopo la scoperta di essere stati scoperti. Il problema è che questi signori (e due signore) erano e sono – non si sa sino a quando – guardie giurate del servizio di sicurezza dell’Aeroporto del Salento. Ora sono agli arresti domiciliari.

Si tratta di Massimo Devicienti di 45 anni, e Claudio Malvaso di 33 anni, entrambi di Mesagne, che nella storia assumono un ruolo preminente; poi i brindisini Cinzia Angolano di 34 anni, Antonio Binetti di 38 anni, Domenico Muccio di 32 anni, Antonella Negro di 26 anni, Donato Tasco di 47 anni, Andrea Torino di 24 anni, tutti guardie particolari giurate dell’istituto Ivri. Sono stati prelevati all’alba di questa mattina nelle rispettive abitazioni, su ordinanze di custodia cautelare firmate dal giudice delle indagini preliminari Valerio Fracassi. Dopo le formalità di rito presso gli uffici della Polizia di frontiera, sono stati riaccompagnati alle rispettive abitazioni, agli arresti domiciliari.

“Il reato che abbiamo contestato loro, dopo una certa riflessione, è stato quello di concorso in peculato”, ha spiegato stamani il procuratore capo Marco Dinapoli, che assieme al dirigente della Polmare di Brindisi, Salvatore De Paolis, ha illustrato quella che è stata convenzionalmente definita Operazione Caccia al Tesoro. E che caccia. Pare che alcuni degli otto avessero un fiuto particolare per i cinesi, supponendo (e non sbagliandosi), che nei loro viaggi i cittadini della Repubblica Popolare con lavoro in Italia si portassero in patria un po’ di soldi in valigia per le famiglie, evitando le agenzie di trasferimento di valuta per una serie di ragioni.

Questa intuizione ha fruttato, nei due casi noti agli investigatori, un mucchio di denaro, che è stato diviso sempre in due parti perché gli operatori operavano a coppie, in quella stiva riservata al controllo elettronico: una volta – ma l’episodio non è stato contestato perché appreso de relato, dal colloquio tra due guardie giurate – ben 80mila euro, in un’altra circostanza – invece contestata – 13mila euro. “Ma gli indagati mostravano una certezza tale nell’impunità da frugare anche alla ricerca di cosmetici e oggetti di non grande valore”, ha raccontato ancora il procuratore Dinapoli. Sono dieci gli episodi che è stato possibile isolare e utilizzare come indizi di reato in un mese e mezzo di indagini, tra il luglio e l’agosto del 2001, sulla scorta “di decine di denunce pervenuteci nel tempo – ha detto il vicequestore De Paolis – da parte dei passeggeri in partenza da Brindisi, casi che si sarebbero potuti addebitare anche a manomissioni nella fase di arrivo in altri aeroporti, ma non era così”.

Dei dieci episodi contestati, quattro sono tentativi andati in fumo per varie ragioni: una volta perché c’era la chiusura a combinazione, un’altra volta perché della semplice carta era stata scambiata per banconote attraverso il video del sistema Bhs, un’altra volta ancora perché subito dopo essersi impossessati di una play station, uno dei due vigilantes si accorse della presenza di una delle cinque microcamere (e svariati microfoni spia) piazzati dalla Polaria nel locale, e si affrettò col collega a riporre tutto in valigia. E un’altra volta solo perché la valigia era stata già ripassata da altri del gruppo degli otto.

Tutte le scene sono impresse nei video, ha spiegato De Paolis, girati da minuscole videocamere piazzate assieme a microsistemi di registrazione audio. La Polizia di Frontiera ha abbondato, ha detto ancora il dirigente dell’ufficio, perché si aveva a che fare con persone dotate di una certa dimestichezza con le apparecchiature di sorveglianza. E tanta previdenza è servita, perché la guardie giurate tenute sotto tiro sono riuscite a scoprire solo uno degli apparati. Ma da quel momento i furti, come quello dei preziosi sottratti dal bagaglio di uno studente universitario cinese,  si sono interrotti. E non c’è stata più la gara per andare a prestare servizio in quel posto “molto ambito”, ha detto ancora il procuratore capo Marco Dinapoli. “Al contrario – ha aggiunto il vicequestore Salvatore De Paolis – si è verificato il fenomeno opposto: nessuno voleva più andare al controllo Bhs nella stiva bagagli, ritenuta oramai una trappola”.

Questa, in sintesi la storia (seguirà nel pomeriggio un altro servizio sulle intercettazioni ambientali). Dall’amministratore delegato di Aeroporti di Puglia, Domenico Di Paola, è giunta una nota di plauso alla Polizia di Frontiera di Brindisi, in cui si sottolinea come sarebbe stato realmente lesivo per l’immagine dell’Aeroporto del Salento e per il sistema degli aeroporti pugliesi il permanere di una situazione di sottrazione inspiegabile di oggetti dai bagagli dei passeggeri, mentre l’operazione odierna dimostra che esiste e funziona un sistema anche al di sopra di quello della security ordinaria. E questa è una prova di efficienza, ha rimarcato Di Paola. Per la cronaca, il contratto tra Aeroporti di Puglia ed Ivri è stato rinnovato di recente a seguito gara.

Cosa accadrà agli otto arrestati, in attesa di giudizio? Saranno sospesi con effetto immediato, si suppone, da parte della stessa Ivri; perderanno certamente la qualifica di operatori di sicurezza aeroportuale, e forse alla fine perderanno anche il lavoro. Un impiego, va sottolineato, a tempo indeterminato, roba davvero rara di questi tempi. Ma probabilmente se lo sono giocato nella sala stiva dell’aeroporto di Brindisi, tra un rotolo di bigliettoni e una confezione di crema per il corpo.

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