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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Le memorie del naufragio in un museo

BRINDISI – Dopo 15 anni dalla tragedia della sventurata motovedetta albanese Kater I Rades (Battello in rada), Brindisi rende onore ai superstiti e consegna una piccola parte di quel diritto alla vita perso invece dalle 81 vittime, con un Museo che sarà realizzato in città con i resti acquistati dalla compagnia Thalassia. Il tutto è stato presentato questa mattina in una conferenza stampa, presso Palazzo Nervegna, alle ore 12 alla presenza dell’assessore regionale al Mediterraneo, Silvia Godelli, del presidente del Teatro Pubblico Pugliese, Carmelo Grassi, di Bruno Pezzuto, commissario straordinario al Comune di Brindisi e di Maurizio Marinazzo, dirigente del settore Beni monumentali del Comune di Brindisi.

BRINDISIDopo 15 anni dalla tragedia della sventurata motovedetta albanese Kater I Rades (Battello in rada), Brindisi rende onore ai superstiti e consegna una piccola parte di quel diritto alla vita perso invece dalle 81 vittime, con un Museo che sarà realizzato in città con i resti acquistati dalla compagnia Thalassia. Il tutto è stato presentato questa mattina in una conferenza stampa, presso Palazzo Nervegna, alle ore 12 alla presenza dell’assessore regionale al Mediterraneo, Silvia Godelli, del presidente del Teatro Pubblico Pugliese, Carmelo Grassi, di Bruno Pezzuto,  commissario straordinario al Comune di Brindisi e di Maurizio Marinazzo, dirigente del settore Beni monumentali del Comune di Brindisi.

Un Museo della memoria migrante e la Kater I Rades. Un progetto fortemente voluto dal Comune di Brindisi, Teatro pubblico pugliese e dai ragazzi della compagnia Thalassia. I resti del battello che il 28 marzo del 1997, un Venerdì Santo, entrò in collisione nel porto di Otranto, con una nave della Marina Militare Italiana, la corvetta Sibilla, vengono finalmente salvati dalla discarica e dall’oblio della storia e restituiti alla memoria collettiva di una città, di una nazione, del Mediterraneo tutto. Un luogo che offra asilo ai resti delle motovedetta, a quei resti così come a tutti i frammenti dispersi di quell’umanità migrante che forse proprio davanti al porto di Brindisi si è trovata, più che altrove, a passare.

“Brindisi ha il titolo di organizzare al cento per cento questa iniziativa – ha detto il commissario straordinario Bruno Pezzuto – essendo una città d’accoglienza. Il 2012 è un anno particolare per la nascita di questo progetto perché cade il quindicesimo della tragedia della Kater e quindi i sentimenti verso tutti gli albanesi che erano a bordo è ancora più forte. La città di Brindisi sostenne e aiutò concretamente i superstiti. La nostra Brindisi è sempre stata sulla rotta delle grandi imbarcazioni e si è sempre distinta per l’accoglienza di profughi, migranti e chiunque avesse bisogno di una speranza. Tutto ciò porterà Brindisi a rendersi promotrice di questa iniziativa importante”.

Per adesso, l’immobile che ospiterà il Museo non è ancora stato scelto ufficialmente, ma c’è stato un riferimento al convento di S. Chiara . Passaggi di uomini, di memorie, della storia e il naufragio della Kater I Rades diventa il naufragio di tutti, il naufragio dell’umanità migrante che cerca speranza e pace oltremare; un museo che diventa processo di comprensione, memoria e ricerca di senso, un museo che racconta una geografia ancora più ampia.

“La Puglia è sempre stata terra di speranza. – ha esordito l’assessore Silvia Godelli durante la conferenza stampa –. In Puglia sono sempre arrivati profughi da Enea ad oggi. Popoli che sono arrivati in cerca di approdo. Brindisi, oggi, rappresenta un luogo simbolico di questo fenomeno. C’è indignazione riguardando e rivivendo la tragedia di quel 28 marzo 1997, per la morte tragica in mare. Quella morte rappresenta la fine dei sogni e speranze di bambini, donne e uomini. Oggi, sono i morti quelli che parlano di più, e questo museo può ridare loro la voce”.

Quindici anni, dentro i quali, oltre alla disperazione, la forza e il coraggio di ricostruire una vita, per chi, in quella tragedia, è riuscito a salvarsi, si è anche tenuto un processo, responsabilità ancora oggi, poco chiare. Verità storica e verità processuale che non camminano a piedi paralleli. Il relitto della Kater I Rades è rimasto in fondo al mare per tanti mesi, è stato poi, recuperato, durante le indagini. “Spero che questo posto, dove nascerà il nostro museo – ha dichiarato Luigi D’Elia, della cooperativa Thalassia – venga assegnato prima che arrivi la nuova politica (sindaco) a Brindisi. Mi assumo tutte le responsabilità di questa affermazione”.

Questi alcuni dei messaggi scritti, trovati nelle tasche dei morti, trovati dopo il recupero del Kater I Rades dal fonde del mare Una lettera conservata da una donna:  “Mamma, ti voglio bene ma voglio bene anche alla nonna, con la quale mi devo fermare visto che te ne vai in Italia. Io non voglio venirci ma se tu dici che devo venirci allora fai venire con me Anja, così giochiamo assieme. Durante il viaggio mandami un bacio. Anch’io lo mando a te”. Un  appunto: “Punè, lavoro; para, soldi; ore, ora; giej, trovare”. Una lettera recuperata dalla giacca di un uomo: “Papà, scusami se ti ho fatto arrabbiare ma ti prometto che non farò più la cattiva come oggi. mi sono veramente pentita e vedrai che manterrò la promessa. Tu sei il più buono del mondo e ti voglio tanto bene. Il tuo cuoricino che ti vuole bene”.

Ritaglio di giornale: “Ristorante etnico cerca aiuto cuoco in possesso di permesso di soggiorno”. Appunti: “Un dollaro vale 1950 lire, un marco mille lire. I franchi sono francesi e belgi, anche svizzeri”. Ancora un promemoria: “Da Brindisi a Bari ci sono treni ogni due ore. Vanno anche a Milano. Però bisogna chiedere perché molti si fermano a Foggia. Da Milano si può andare in Svizzera col pullman. I documenti bisogna averli a posto perché spesso fanno i controlli alla frontiera”.

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