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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Legambiente: "Indagini sul lungomare"

BRINDISI - Il circolo di Brindsi di Legambiente dichiara guerra alla gestione e conduzione dei lavori di rifacimento del lungomare Regina Margherita e degli scavi connessi, ritenedo che si stiano apportando danni al patrimonio archeologico della città e che vi siano quanto meno dubbi sul rispetto delle norme relative al trattamento di materiali che si configurano come rifiuti speciali. Con un lungo esposto "con richiesta di provvedimenti urgenti", il presidente di Legambiente Brindisi denuncia la difficoltà di accesso alle carte del progetto e chiede indagini, ciascuno per le proprie competenze, al procuratore capo, al direttore per i Beni culturali della Puglia, al soprintendente archeologico, allo stesso sindaco, mentre una copia è stata inviata anche allo stesso ministero competente. Ecco il testo integrale dell'esposto di Mitrotti.

BRINDISI - Il circolo di Brindsi di Legambiente dichiara guerra alla gestione e conduzione dei lavori di rifacimento del lungomare Regina Margherita e degli scavi connessi, ritenedo che si stiano apportando danni al patrimonio archeologico della città e che vi siano quanto meno dubbi sul rispetto delle norme relative al trattamento di materiali che si configurano come rifiuti speciali. Con un lungo esposto "con richiesta di provvedimenti urgenti", il presidente di Legambiente Brindisi denuncia la difficoltà di accesso alle carte del progetto e chiede indagini, ciascuno per le proprie competenze, al procuratore capo, al direttore per i Beni culturali della Puglia, al soprintendente archeologico, allo stesso sindaco, mentre una copia è stata inviata anche allo stesso ministero competente. Ecco il testo integrale dell'esposto di Mitrotti.

La Legambiente “circolo T. Di Giulio “ di Brindisi, attraverso l’invio di documenti e segnalazioni  trasmesse ai destinatari della presente nonché ad organi di informazione, ha manifestato il proprio profondo dissenso ed anche forti dubbi sulla legittimità degli atti autorizzativi rilasciati in merito ai lavori che stanno interessando, deturpandolo, il lungomare Regina Margherita. Al riguardo, si pensi soltanto alla rimozione di pietre laviche e calcaree rimosse e solo in parte ricollocate; alla copertura completa dei reperti archeologici emersi a seguito degli scavi (con interventi che ne metterebbero in discussione la salvaguardia) ed alla stessa, assolutamente non condivisibile, qualità delle opere in corso.

Legambiente ha anche inoltrato, nel mese di agosto u.s., due richieste di accesso agli atti amministrativi alla segreteria del settore urbanistica ed al responsabile del procedimento, quest'ultima rimasta totalmente inevasa. L'Associazione ha potuto, però, verificare che al protocollo informatizzato del settore urbanistica risultano disponibili sia lo studio di fattibilità che il relativo parere paesaggistico (di cui è stata ammessa la visione a seguito della richiamata richiesta), ma non il ben più importante progetto esecutivo con i pareri espressi, le integrazioni o le varianti connesse, o la documentazione relativa alla verifica di assoggettabilità a Valutazione di Incidenza Ambientale o a V.I.A.

La pubblicazione sul sito del Comune di parte degli elaborati tecnici è ben altra cosa rispetto alla disponibilità, alla visione ed all'acquisizione di informazioni e copie di tutti  i documenti e gli atti oggetto del procedimento che la procedura di accesso, per legge e per ragioni di trasparenza, prescrive.

Le caratteristiche dell'opera e dello stesso tessuto urbano interessato, l'importo di spesa che comporta il ricorso a un bando europeo e quanto riportato in merito alla procedura tecnico amministrativa da adottare, avrebbero richiesto l'acquisizione di tutti i documenti, di tutti gli elaborati tecnici, di tutti gli studi e di tutte le risultanze tecniche disponibili sui lavori eseguiti sotto la sede stradale e degli scavi realizzati (l'ultimo dei quali in occasione della venuta a Brindisi dell'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini). Quanto sopra, avrebbe tutelato l'Amministrazione comunale rispetto ai termini temporali, economici e contenutistici del bando, dell'affidamento degli incarichi professionali, dell'assegnazione dell'appalto, evitando le dilatazioni dei tempi, dei costi e dei danni che i lavori in corso di fatto hanno comportato.

Nel ribadire che l’area di intervento è il lungomare Regina Margherita e che tale zona rappresenta uno dei luoghi fondanti e più significativi della storia di Brindisi, eletta a “città” dai romani nel 243 a.C., ma che presenta riscontri di età messapica relativi al VIII –VI secolo a.C., appariva sin dall'inizio evidente che il progetto avrebbe interessato ritrovamenti significativi; per tale motivo l’accesso agli atti era finalizzato anche alla verifica dell’accortezza progettuale di aver previsto, ancor prima di scavi effettuati con mezzi meccanici, la realizzazione di prove indirette, mediante l’uso di georadar, capaci di individuare le anomalie presenti nel sottosuolo e finalizzare gli eventuali scavi sistematici e di tipo archeologico.

Le indagini con il georadar, avrebbero sicuramente permesso l’immediato riconoscimento di anomalie tipiche di strutture a caratteristiche fisiche ed elettromagnetiche differenti, sulle quali incentivare l’attenzione archeologica.

All’inizio delle attività di scavo sono stati rilevati, random, archi medioevali e di possibile accesso alle vecchie terme romane che si inoltrano dalla prossimità del Palazzo Montenegro (residenza del Prefetto) fin nelle aree adiacenti la Via S. Chiara e nella prossimità della piazza del Duomo e conci arenacei (al di sotto della scalinata virgiliana) di struttura tipica di età messapica e costituenti, presumibilmente, la fortificazione del porto; ebbene, ciò e quant’altro impedito alla vista ed al culto storico dei cittadini è stato inopinatamente ricoperto e/o accantonato per eventuali alloggiamenti in altri siti.

Non risultava, al momento della richiesta degli atti della Legambiente, disposto ed acquisito un collaudo in corso d'opera che è obbligatorio per importi di spesa superiori ai 40.000,00 euro e che le caratteristiche e l'entità delle opere da eseguire avrebbero richiesto. Per di più si è deciso, soltanto in corso d'opera, di richiedere una consulenza archeologica  che ha comportato un esborso di 35.000,00 euro relativamente alla prima fase di scavo. Il collaudo in corso d'opera avrebbe consentito, se pur tardivamente, di recuperare qualità nelle successive fasi di progetto ed anche di tutelare l'Amministrazione comunale rispetto a nuove dilatazioni di tempi, costi e danni.

Attualmente sono in corso, nell'area antistante il palazzo che ospita la Capitaneria di porto e gli uffici della Dogana, scavi che stanno riportando alla luce reperti che richiedono non la semplice vigilanza sui lavori da parte della Soprintendenza, ma uno studio puntuale ed approfondito per verificarne la valenza storico-culturale e l'eventuale connessione con le informazioni, assolutamente certe, che collocano in quell'area insediamenti angioini su preesistenti opere romane e la famosa Porta Reale costituita da un muro di contenimento in conci arenacei tipici dell’area di Brindisi ed utilizzati fin dai tempi dei Messapi per i fortilizi protettivi.

Si ritiene, al riguardo, che è assolutamente da evitare, in questo importante lavoro di scavo, il ricorso a precedenti atteggiamenti “pilateschi” che non hanno tenuto conto di proposte, quali quelle di Legambiente, che dimostravano l'assoluta compatibilità con attività esistenti e la valorizzazione delle aree dello scavo, consentendo la totale copertura e il pessimo effetto finale di lavori di riqualificazione. Nel caso specifico per altro, va assolutamente evitata la prosecuzione eventuale dell'utilizzo di calcestruzzo e altro materiale scavato in loco in attività di colmamento, in quanto ci si trova di fronte a rifiuti speciali da smaltire a termine di legge; tale evidenza è facilmente osservabile e dall'Associazione documentata in foto. Infatti, spezzoni di calcestruzzo con ferri di armatura, divelti da vecchie condotte idriche da sostituire, è assolutamente vietato che possano costituire materiale di riempimento.

A tal proposito si ritiene che sia necessario uno specifico controllo in merito alle quantità di sovrastruttura stradale svellita (conglomerati bituminosi e cementizi) e lo smaltimento di tali rifiuti speciali, attraverso i relativi Formulari Identificativi dei Rifiuti (FIR) nelle apposite discariche per inerti e/o per rifiuti non pericolosi; altresì, appare opportuno segnalare che le vecchie traversine ferroviarie, per giurisprudenza consolidata, costituiscono rifiuti pericolosi e come tali vanno smaltite nelle apposite discariche. Va infine ricordato che, il “collaudo finale” dell’opera, rappresenta l’atto finale della verifica relativa alla rispondenza di quanto realizzato rispetto al progetto messo a gara.

Per tutto quanto sopra specificato la scrivente associazione chiede ai soggetti destinatari della presente, ciascuno secondo la propria competenza, di accertare  la rispondenza esatta del progetto approvato con quanto eseguito; ed in merito, che venga svolta la verifica, con riferimento ad atti compiuti ed autorizzazioni rilasciate, circa la eventuale presenza di condotte illegittime e/o illecite, in modo da stabilire se risultano responsabilità ovvero se sono siano state portate a compimento condotte di reato con conseguenze di danno al patrimonio archeologico; e con la predisposizione di interventi a tutela se queste condotte dovessero risultare conclamate,  per scongiurare la possibilità che gli effetti di queste possano essere portate a conseguenza ulteriori.

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