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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

"Lo Stato rivuole i soldi dell'antiracket"

BRINDISI – “Faccio un appello al Presidente della Repubblica, è l’unico che mi può aiutare. A me non hanno mai dato tutti i soldi che mi spettavano. Ho ricevuto 31mila euro circa su una somma totale di 48mila euro. Ora Equitalia vuole 26mila euro da me”. Queste le parole, dettate dalla disperazione, di Vitantonio Carrone di 69 anni di Brindisi che stamattina alle ore 10 è salito su di un traliccio dell’energia elettrica, all’altezza di circa 5 metri, sulla Strada dei Pittachi, in zona Minnuta a Brindisi, minacciando di buttarsi giù. Dopo due ore, è stato convinto da un vigile del fuoco a scendere, e spiegare con calma le ragione del suo gesto.

BRINDISI “Faccio un appello al Presidente della Repubblica, è l’unico che mi può aiutare. A me non hanno mai dato tutti i soldi che mi spettavano. Ho ricevuto 31mila euro circa su una somma totale di 48mila euro. Ora Equitalia vuole 26mila euro da me”. Queste le parole, dettate dalla disperazione, di Vitantonio Carrone di 69 anni di Brindisi che stamattina alle ore 10 è salito su di un traliccio dell’energia elettrica, all’altezza di circa 5 metri, sulla Strada dei Pittachi, in zona Minnuta a Brindisi, minacciando di buttarsi giù. Dopo due ore, è stato convinto dall'ispettore Vincenzo Leo e da un vigile del fuoco a scendere, e spiegare con calma le ragione del suo gesto.

Distrutto negli anni dagli estorsori. Un susseguirsi di richieste di denaro avendo un’attività commerciale nella città capoluogo. Rapine ed estorsioni. Anni e anni di lavoro quelli di Vitantonio Carrone, imprenditore agricolo brindisino, che l’hanno visto nel 2002 costretto a chiudere l’altra sua attività, un negozio di alimentari. Il racket che a Brindisi vince su chi ha solo l’aspirazione di lavorare serenamente. Carrone, però, ha sempre avuto il coraggio di denunciare le richieste estorsive. La prima  denuncia è stata fatta dall’imprenditore agricolo nel 1992. Poi ci sono stati dieci anni di no stop per il racket locale verso l’azienda agricola dell’imprenditore. Fino a quando, nel 2002, l’attività è stata chiusa per disperazione.

Questa mattina Carrone ha deciso (questa è già la terza volta, ndr) di salire su un traliccio sulla via che collega la Minnuta al Paradiso, alla periferia ovest di Brindisi e minacciare di farla finita se almeno qualcuno non gli avesse dato retta e ascoltato le sue ragioni. L’uomo si è recato sul posto in auto, una Lancia Delta vecchio tipo, assieme ad suo caro amico, che è andato via pochi minuti dopo l’arrivo dei carabinieri  comandati personalmente dal comandante provinciale, colonnello Andrea Paris. Sul posto anche i vigili del fuoco di Brindisi, i tecnici dell’Enel, la Polizia Municipale e il 118.  L’imprenditore brindisino è rimasto attaccato alla struttura metallica per circa due ore. Aveva con sé un telefono cellulare e si era anche imbragato per bene.

“Voglio la stampa” – urlava Carrone. “Devono sapere tutti come stanno le cose. Io non posso più lavorare, mi hanno tolto tutto ed ora rivogliono indietro anche i soldi”. Il 69enne dopo che è stato convinto da un vigile del fuoco a scendere dal traliccio, è stato soccorso dai sanitari del 118 di Brindisi, ma fortunatamente, le sue condizioni non hanno destato preoccupazione e poi ha deciso di raccontare tutto all’Ansa.

Il racconto di Carrone - “Dopo la denuncia nel giugno del ‘92 – ha dichiarato il 69enne stamane  - un perito della procura di Brindisi stimò che i danni da me subiti ammontavano a 48mila euro. All’epoca (2002, ndr) fu il sindaco Mennitti a seguire la vicenda. Alla fine, io e mia moglie non siamo riusciti a vendere l’attività al prezzo che volevamo, circa 80 milioni di vecchie lire e così svendemmo la merce all’interno e in termini di una settimana chiudemmo il negozio”.

Vitantonio Carrone è stato inserito nell’elenco delle vittime dell’usura nel 2002, dopo la domanda presentata presso la Prefettura e successiva alla certificazione del danno subito dall’imprenditore da parte del perito tecnico della Procura della Repubblica. Dopo 5 anni, dall’avvio della pratica, Vitantonio Carrone il 20 dicembre 2007 ha ricevuto una somma di denaro pari a 31.160 mila euro (quindi solo una parte della somma totale, ndr).

“Con quei soldi – ha continuato Carrone nel suo racconto – ho acquistato un terreno agricolo per cercare insieme a mia moglie di lavorare e poi abbiamo fatto altri acquisti per mandare avanti l’attività. Due, tre mesi fa, mi è arrivata la cartella esattoriale di Equitalia da 22 mila euro. Adesso siamo arrivati a 26 mila. Mi hanno tolto tutto. Ora rivogliono indietro anche i soldi che mi hanno dato solo perché ho inviato in ritardo i documenti che mi chiedevano”.

Lo Stato rivuole indietro i soldi da una vittima dell’usura. Vitantonio Carrone, così come vuole la legge, ha inviato le fatture degli acquisti fatti con i soldi inviati dal fondo per le vittime  dell’usura, ma come dice lo stesso imprenditore, “in ritardo”. “Io mi fido dello Stato nel momento in cui mi verrà incontro”. Queste le ultime dichiarazioni del 69enne che stamattina ha minacciato di farla finita. (fotoservizio Gianni Di Campi)

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