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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Torchiarolo

"Lui era un violento, ho reagito. Ora fatemi assistere mia figlia: è molto ammalata"

LECCE – Ha pianto, singhiozzato. “Non volevo ammazzare mio marito, non ho mai fatto del male a nessuno, nemmeno ad una mosca. Sono stata colta da un raptus quando mi ha stretto le mani attorno al collo, ho afferrato il martello che si trovava casualmente in cucina ed ho colpito, colpito. Non so quante volte. Credetemi non lo volevo ammazzare, ma ho perso il controllo”. Maria Grazia Greco, 46 anni, nativa di Surbo, sottoposta fermo per l’omicidio del marito Antonio Ingrosso, fabbro di Torchiarolo, si è difesa in questo modo questa mattina nel corso dell’udienza per la convalida del provvedimento, disposto l’altra notte dal sostituto procuratore Giovanni Gagliotta, svoltasi dinanzi al giudice per le indagini preliminari Carlo Cazzella, alla presenza del difensore, avvocato Ladislao Massari.

LECCE – Ha pianto, singhiozzato. “Non volevo ammazzare mio marito, non ho mai fatto del male a nessuno, nemmeno ad una mosca. Sono stata colta da un raptus quando mi ha stretto le mani attorno al collo, ho afferrato il martello che si trovava casualmente in cucina ed ho colpito, colpito. Non so quante volte. Credetemi non lo volevo ammazzare, ma ho perso il controllo”. Maria Grazia Greco, 46 anni, nativa di Surbo, sottoposta fermo per l’omicidio del marito Antonio Ingrosso, fabbro di Torchiarolo, si è difesa in questo modo questa mattina nel corso dell’udienza per la convalida del provvedimento, disposto l’altra notte dal sostituto procuratore Giovanni Gagliotta, svoltasi dinanzi al giudice per le indagini preliminari Carlo Cazzella, alla presenza del difensore, avvocato Ladislao Massari.

Due ore di interrogatorio nel carcere di Borgo San Nicola nel quale la donna è rinchiusa dopo la confessione resa al magistrato inquirente. Oggi ha confermato tutto. Ha spiegato anche il motivo di quell’orribile messa in scena ed ha negato di avere tentato di fare a pezzi il marito. “Ho chiamato mio padre – avrebbe detto l’uxoricida – per farmi aiutare a portare via il corpo di mio marito perché mia figlia Sabrina ha problemi di salute e non volevo lasciarla sola. Ho sbagliato, lo so, ma è stato un momento di follia e la disperazione perché mi rendevo conto che mia figlia, che ha bisogno di assistenza, sarebbe rimasta da sola”.

“Non abbiamo cercato di farlo a pezzi – avrebbe quindi aggiunto -. Quando sarà effettuata l’autopsia questo sarà accertato. E’ vero che volevo allontanare da me ogni sospetto, ma, ripeto, solo perché non volevo lasciare sola mia figlia”. Ed ha spiegato: “Mio marito era un violento, non andavamo d’accordo, si litigava spesso proprio perché era violento. Venerdì pomeriggio, quando mi ha messo le mani attorno al collo, in uno dei suoi continui attacchi di brutalità, ho perso il lume della ragione”. La donna, prima di essere riportata in cella, ha chiesto al giudice di essere autorizzata la prossima settimana ad accompagnare la figlia ad un controllo medico importante.

Maria Grazia Greco è accusata di omicidio volontario aggravato, vilipendio e occultamento di cadavere. Questi ultimi due reati in concorso con il padre Ruggiero Greco, 82 anni, di Surbo, vedovo da due anni, indagato a piede libero. L’omicidio è avvenuto vero le 15,30 di venerdì 7 gennaio nella casa della coppia, a Torchiarolo. Lui fabbro, titolare dell’azienda che realizza serramenti denominata “Morettino”, lei agente di un’assicurazione. Una figlia di venticinque anni, con problemi di salute. Il rapporto di coppia non funziona più da tempo. Il fabbro non è una cattiva persona, ma ha un carattere forte, piuttosto rude, molto irascibile. Venerdì pomeriggio i due si accapigliano di nuovo.

L’uomo, secondo l’assassina, l’afferra per la gola. Quel martello si trova in casa perché doveva essere riparata una sedia. Nel corso della lite, Maria Grazia Greco afferra il martello e colpisce il marito. Lo colpisce ripetutamente sino a farlo stramazzare sul pavimento. Chiama il padre il quale, arrivato nella casa, si trova di fronte al cadavere imbrattato di sangue. “Mi devi aiutare”, dice la donna. Avvolgono il cadavere in una coperta e lo caricano sul sedile posteriore della Hyundai di Ruggiero Greco. “Non mi sono costituita perché non volevo lasciare sola mia figlia, ma il primo pensiero era stato quello di chiamare i carabinieri”, si difende la donna dinanzi al gip al quale dice d’essere pentita di tutto quello che ha fatto.

Il cadavere lo portano a Spiaggia Bella, a Torre Rinalda, nella casa estiva dei Greco. Lo denudano e tentano di bruciarlo con l’alcol. I carabinieri recuperano nei paraggi un’ascia e una sega sporche di sangue. Pensano che abbiano cercato di farlo a pezzi. “No – dice la donna – non lo abbiamo toccato”. Padre e figlia rimettono il cadavere in macchina e lo portano a Casalabate, in via Pesce Luna, dove lo abbandonano. Verrà ritrovato domenica mattina dal proprietario di una villetta.

Nel frattempo l’uxoricida e il padre si sono liberati del martello, che faranno ritrovare ai carabinieri, e orchestrano la scomparsa di Ingrosso. Lei telefona più volte al marito senza avere risposte. A mezzanotte chiama i carabinieri. La vettura del fabbro viene trovata nei pressi dell’officina, con i fari accesi, le chiavi nel quadro, lo sportello del posto di guida aperto, il telefonino e le chiavi di casa e dell’officina sul sedile di destra. “E’ stato rapito”, sostiene la moglie. “Aveva debiti di gioco”, aggiunge. Il ritrovamento del cadavere comincia far vacillare le ipotesi avanzate dalla moglie. Quando, grazie ad un nipote della donna viene individuata la villetta dei Greco, si comincia a comprendere la verità. La notte padre e figlia confessano. Domani mattina il medico legale Alberto Tortorella effettuerà l’autopsia.

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