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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Lui vuol risarcire, lo zio resta latitante

BRINDISI - “Voglio risarcire la gioielliera”. Pentito, rammaricato, dopo aver dichiarato in sede di interrogatorio di convalida di aver agito per disperazione, Giuseppe Di Bello, 34 anni, il “nipote” della coppia di rapinatori di Giovi Gold punta alla restituzione del maltolto per poi poter patteggiare la pena.

BRINDISI - “Voglio risarcire la gioielliera”. Pentito, rammaricato, dopo aver dichiarato in sede di interrogatorio di convalida di aver agito per disperazione, Giuseppe Di Bello, 34 anni, il “nipote” della coppia di rapinatori di Giovi Gold punta alla restituzione del maltolto (almeno in parte) per poi chiedere, attraverso il suo legale Luca Leoci, di patteggiare la pena.

Dovrà essere favorevole, naturalmente, il sostituto procuratore Milto Stefano De Nozza il 10 agosto scorso ha firmato il fermo di indiziato di delitto per i due autori dell’assalto all’attività commerciale di corso Garibaldi, pieno centro di Brindisi. Si cerca ancora lo zio, Roberto Andriulo, 41 anni, latitante dagli inizi di luglio e quindi anche al momento dell’irruzione in gioielleria. Era ai domiciliari presso una comunità.

Il bottino recuperato durante la violenta azione del 6 agosto non è ingente, non supera i 3 mila euro secondo quanto è stato appurato dai carabinieri del comando provinciale di Brindisi che hanno condotto le indagini. La ricostruzione dei fatti è ormai chiara, anche alla luce della piena confessione resa da Di Bello che dinanzi al gip ha ammesso le proprie responsabilità (del resto non v’era altra strada, visto e considerato che gli indizi raccolti non lasciavano scampo) e ha spiegato d’essere arrivato a tanto a causa di gravissimi problemi economici.

I due, zio e nipote, hanno agito a volto scoperto, alle cinque del pomeriggio a due passi da piazza Vittoria. Sono entrati nella gioielleria hanno legato la titolare e l’hanno spinta nel retrobottega. “Non ci guardare in faccia” le avevano intimato. Lei li ha riconosciuti entrambi e quando i militari le hanno mostrato una selezione di foto segnaletiche, frutto di una scrematura fatta sulla base della descrizione fisica, è stata in grado di dare conferma agli investigatori.

A quel punto, visto il pericolo di fuga e considerato che le indagini avevano ormai assunto il coordinamento della procura di Brindisi, è stato disposto il fermo di indiziato di delitto per due. Eseguito, per il nipote. “Sospeso” per lo zio che è ancora in fuga, nascosto chissà dove. I carabinieri lo stanno cercando, attendono di conoscere anche la sua versione dei fatti e le eventuali giustificazioni del caso.

Per lui il pacchetto di accuse sarà più gravoso: non solo la rapina a mano armata (per la pistola puntata alla tempia della titolare), aggravata perché la vittima è stata legata e quindi messa nelle condizioni di non poter reagire. Ma anche l’evasione dagli arresti domiciliari.

 

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