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Cronaca Francavilla Fontana

L'ultima corsa di Mimmo, il monellaccio che aveva le ali ai piedi

FRANCAVILLA FONTANA - E’ morto nel quartiere dov’era nato, il quartiere difficile al quale lo avevano strappato la passione per la corsa e i muscoli di gambe forti, da campione. A Francavilla Fontana, città natale, Mimmo Caliandro ci era tornato per una breve vacanza prima dell’estate. Oggi pomeriggio intorno alle 18 stava percorrendo via Pio La Torre, alle spalle della chiesa dalla quale prende nome il quartiere, a bordo di una potente Yamaha R6.

FRANCAVILLA FONTANA - E’ morto nel quartiere dov’era nato, il quartiere difficile al quale lo avevano strappato la passione per la corsa e i muscoli di gambe forti, da campione. A Francavilla Fontana, città natale, Mimmo Caliandro ci era tornato per una breve vacanza prima dell’estate. Oggi pomeriggio intorno alle 18 stava percorrendo via Pio La Torre, alle spalle della chiesa dalla quale prende nome il quartiere, a bordo di una potente Yamaha R6.

Per cause ancora in corso d’accertamento, il mezzofondista ha perso il controllo della moto, scivolando sull’asfalto. La due ruote, impazzita, ha continuato la corsa per circa 25 metri fino all’impatto fatale contro un autoarticolato parcheggiato sulla strada, un Fiat Iveco. Mimmo Caliandro è finito fra i due mezzi, è morto sul colpo, con il collo spezzato e la cassa toracica schiacciata. I vigili urbani del comando di polizia municipale di Francavilla Fontana sono arrivati sul posto a tempo di record, hanno chiamato i soccorsi, ma quando l’ambulanza è arrivata per il campione non c’era più nulla da fare. Il fascicolo è nelle mani del pubblico ministero Luca Buccheri, che vaglierà se sia opportuno o meno disporre l’esame autoptico.

La notizia della tragedia ha fatto rapidamente il giro della città, sul posto per l’ultimo saluto al campione è arrivato anche il sindaco Vincenzo Della Corte, scuotendo la testa, incredulo, allontanando da sé fotografi e telecamere. Alla scuola media San Francesco ancora se lo ricordano, alto quanto un soldo di cacio, dodicenne imberbe, coi calzoncini corti che con nonchalance batteva record insuperati da decenni come fosse facile. Mamma Anna e papà Damiano ai colloqui zittivano ascoltando le meraviglie che i docenti (solo quelli di educazione fisica...) raccontavano sul secondogenito.

Il prof che per primo ne riconobbe il talento porta il nome di Eugenio Rinaldi. Mimmo era un monellaccio con pochissima voglia di studiare e un sacco e una sporta di irrequietezza in corpo quando il docente lo invitò agli allenamenti. Nessuno poteva credere allora, che non ne avrebbe mancato uno. A tredici anni aveva già fatto numeri da capogiro con le scarpette da ginnastica, leste tanto da lasciare senza parole gli astanti, cronometro alla mano. Ad appena sedici la consacrazione: superò il record stabilito da Stefano Mei, già campione europeo dei 10mila metri. Nel 2001, il salto, la cronaca diventa storia, Mimmo Caliandro vince il campionato europeo dei 1.500 metri a Grosseto.

Una vittoria dietro l’altra, inanellate come se l’atletica fosse la sposa cui dedicare talento e dedizione: un salto agli ostacoli, per restare in tema, nella città che osanna i suoi campioni e se ne fregia, ma li costringe ad allenarsi altrove. Niente strutture, da queste parti. Le Fiamme gialle, di cui portava la divisa con orgoglio, lo avevano accolto, permettendogli gli allenarsi. E vincere.

Mimmo Caliandro, secondo nato di cinque figli, aveva salutato il suo 29esimo compleanno l’11 marzo scorso. Il 25esimo lo aveva festeggiato da campione d’Europa. Nel 2007 la Francavilla degli atleti che aveva già avuto il privilegio di incoronare un “re” maratoneta, vincitore a New York, consegnò lo scettro al campione di Birmingham. Giacomo Leone battendo le strade di tutto il mondo, Mimmo in pista, ma il ritmo cadenzato dai passi era lo stesso, veloce come il vento. Stessa l’emozione incontenibile che per due volte ha bagnato la città delle sette leghe.

Quando Mimmo tagliò il nastro nel Regno Unito di Sua Maestà britannica, non erano solo i sei di famiglia a sfinirsi di tifo. A Vinci, esattamente quella Vinci lì che significa quel che significa, sua maestà il re Leone, e Ottavio Andriani era incollati al video, e persero la voce, gridando: “Vai Mimmo, vai Mimmo, vai vai....”. Andò esattamente come doveva andare: “Sono strafelicissimo, una emozione vivissima e fortissima. Ci siamo allenati tante volte insieme...”. Aveva la voce rotta dall’emozione, il re Leone, tutto vero. Mimmo aveva vinto.  Il resto, è storia pure quella. Ha sposato Graziella Leo, è diventato papà di due bimbetti, che amava più di qualsiasi oro. Con la città paralizzata e il fiato corto per l’ultima, tragica corsa del campione.

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