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Cronaca Mesagne

L'uxoricida alla Corte d'Assise: "Quel pomeriggio ho perso la testa"

MESAGNE – “Ho perso la testa, mia moglie mi ha bestemmiato i morti, ho preso il fucile ed ho sparato”. Angelo D’Elia, 71 anni, mesagnese, ha cercato di trovare un movente all’assassinio della moglie Antonietta Calò, 54 anni, assassinata con due fucilate alla testa il 13 maggio scorso mentre riposava sul divano, verso le 14, nell’abitazione della coppia in via Dante nel rione Distilleria, alla periferia di Mesagne. Il suo interrogatorio dinanzi alla Corte di Assise (presidente Perna, giudice Aliffi) è durato una trentina di minuti.

MESAGNE – “Ho perso la testa, mia moglie mi ha bestemmiato i morti, ho preso il fucile ed ho sparato”. Angelo D’Elia, 71 anni, mesagnese, ha cercato di trovare un movente all’assassinio della moglie Antonietta Calò, 54 anni,  assassinata con due fucilate alla testa  il 13 maggio scorso mentre riposava sul divano, verso le 14, nell’abitazione della coppia in via Dante nel rione Distilleria, alla periferia di Mesagne. Il suo interrogatorio dinanzi alla Corte di Assise (presidente Perna, giudice Aliffi) è durato una trentina di minuti.

D’Elia non ha potuto fare a meno di ammettere di essere l’omicida. Fu egli stesso a chiamare le forze dell’ordine. “Venite – disse -, ho ucciso mia moglie”. E questa mattina ha confermato. “Ho sparato io – ha detto l’imputato -. Non so cosa mi abbia preso. Non volevo ucciderla”. Ha raccontato che avevano avuto una discussione. Lui era geloso, molto geloso della moglie 54enne che a quanto pare non voleva più saperne di quella vita coniugale. “Mi ha bestemmiato i morti”, dice alla Corte.  Fatto sta che D’Elia impugna la doppietta a canne mozzate e spara in faccia alla moglie che è stesa sul divano per il risposino quotidiano.

In apertura di udienza la Corte, con ordinanza, ha rigettato la richiesta del difensore dell’imputato, avvocato De Bonis, di sottoporre a perizie psichiatrica D’Elia. La Corte ha ritenuto che non ci siano le condizioni per sospettare che la mente dell’imputato non sia in perfette condizioni.

Nel corso dell’udienza sono stati sentiti due nipoti della vittima costituitisi parte civile con gli avvocati Marcello Falcone e Rosanna Saracino.. I due hanno riferito sulla vita familiare della coppia. Almeno per quello che appariva. Sembrava una vita tranquilla, senza grossi scossoni. Avevano qualche problema di natura finanziaria, ma nulla di particolarmente rilevante. E così anche le discussioni. Secondo i due testi si trattava di normale dialettica della coppia.

Evidentemente sotto covava ben altro; tensioni che all’esterno non apparivano. Qualcosa di insanabile, che può essere stata la gelosia o magari la rabbia perché la moglie voleva abbandonarlo,  che ha portato D’Elia ad ammazzare la moglie che aveva sposato in seconde nozze e dalla quale non aveva figli. Antonietta Calò un figlio lo aveva avuto in giovane età. Il ragazzo a 19 anni si era tolto la vita. D’Elia, invece, di figli ne ha nove.

Il processo è stato aggiornato al 16 dicembre per la discussione. Parleranno le parti civili, quindi la pubblica accusa, il difensore e la Corte si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza.

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