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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Cellino San Marco

Mafia, a Cellino rischio scioglimento

CELLINO SAN MARCO - Non è una passeggiata di salute. A Cellino San Marco è stato avviato l’iter che porta dritto allo scioglimento (eventuale) del Comune per infiltrazioni mafiose. E’ il prefetto che dà impulso alla procedura, con la nomina di una commissione antimafia.

CELLINO SAN MARCO - Non è una passeggiata di salute. A Cellino San Marco è stato avviato l’iter che porta dritto allo scioglimento (eventuale) del Comune per infiltrazioni mafiose. E’ il prefetto che dà impulso alla procedura, con la nomina di una commissione antimafia e lo ha fatto in un territorio che ha un solo precedente, a San Pietro Vernotico. Nel caso di specie è stato il sindaco, Francesco Cascione, avvocato penalista, vittima di cinque attentati in tre anni, a chiedere aiuto, alla stregua dell’assessore ai Servizi sociali, Gabriele Elia, anche lui preso a bersaglio almeno due volte dalla criminalità.

A Cellino San Marco sta accadendo qualcosa di non ordinario. Una sola volta in provincia di Brindisi si è giunti allo scioglimento di un consiglio comunale per pressioni della malavita o per contiguità di amministratori con la criminalità organizzata ed è avvenuto a una manciata di chilometri da Cellino, a San Pietro Vernotico, negli anni Novanta. Neppure a Torre Santa Susanna nel 2005, quando vi furono le elezioni amministrative e regionali, la Dda di Lecce indagò su presunte ipotesi di voto di scambio e di condizionamenti da parte del clan capeggiato da Andrea Bruno (condannato a 30 anni in Appello, al termine del processo Canali), si giunse mai alle vie di fatto, con la segnalazione del prefetto al ministero degli Interni in caso di “odor di mafia”.

A Torre furono trovati santini elettorali nella masseria del clan, negli appezzamenti di proprietà della famiglia Bruno si stava per realizzare un parco eolico sul quale si posò la lente degli investigatori, sentite anche le intercettazioni telefoniche in cui si chiacchierava tranquillamente dei vantaggi di cui la frangia torrese della Scu avrebbe goduto, oltre che della necessità di “pilotare” il consenso elettorale, per giungere alla fine alla firma di un atto autorizzativo.

Il Comune di Torre, nonostante il chiacchiericcio, non è mai stato “attenzionato” sul versante politico amministrativo, per dirla come farebbero gli addetti ai lavori. Cellino sì, il piccolo centro che si trova in una zona calda della provincia di Brindisi. Un fronte particolarmente rovente, sin dai tempi in cui la Scu era all’apice del suo fulgore.

Le indagini condotte dai carabinieri del comando provinciale sui numerosi episodi delinquenziali, siano essi spiccioli o da inquadrare in contesti piu’ intricati, hanno fornito evidentemente (lo si può desumere dalla presa si posizione del rappresentante territoriale del governo) elementi tali da dover sospettare che vi siano stati ingerenze della malavita nella gestione della cosa pubblica. Che poi chi governa abbia ceduto o meno, compiendo atti contrari ai propri doveri o uscendo fuori dai confini della legalità, lo stabiliranno proprio coloro che sono deputati alla verifica.

Il procedimento che potrebbe portare allo scioglimento è aperto da oggi con l’insediamento della commissione antimafia per l’accesso agli atti composta da tre funzionari da parte del prefetto che esercita i poteri di accertamento a lui delegati dal ministero dell’Interno. Il prefetto di Brindisi, Nicola Prete l’ha così composta: è presieduta dal viceprefetto Maria Filomena Dabbicco in servizio presso la prefettura di Bari, e composta da Michele Albertini, dirigente del servizio economico-finanziario della prefettura di Brindisi e da Giuseppe Lorenzo, tenente del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Brindisi.

Secondo quanto rilevato, anche sulla base dell’attività investigativa svolta e in corso, potrebbero esservi “tentativi della criminalità organizzata di condizionare il regolare andamento della cosa pubblica”. La commissione ha un termine di tre mesi per concludere la verifica, rinnovabile una sola volta in altri tre mesi. Al termine redige una relazione conclusiva che invia al prefetto il quale stila un’altra relazione da destinare al Ministero degli Interni.

In caso di accertate pressioni che condizionano l’attività amministrativa o collegamenti dell’amministrazione con la criminalità organizzata il ministero decide se proporre al Presidente della Repubblica lo scioglimento. “Sono stato io – ha dichiarato il sindaco Cascione– ad aver più volte chiesto l’intervento del prefetto per fare luce sulla situazione politico amministrativa di Cellino San Marco. Ho subito cinque attentati negli ultimi tre anni, l’assessore Elia, anche, ne ha subiti più d’uno. Ho fornito elementi, dati, circostanze, raccontato episodi. Vogliamo pervenire alla verità”.

L’ultimo attentato ai danni di Francesco Cascione risale al 12 aprile scorso, quando qualcuno ha tentato di far saltare in aria la villa al mare a Torre San Gennaro del sindaco di Cellino. In precedenza, nel 2006, fu fatto esplodere un ordigno, proprio lì. Ma la famiglia Cascione, tra teste di animali mozzate e scariche di mitragliatore, ne aveva subite di ogni genere. Il padre di Cascione, Marco, è stato sindaco di Cellino per 15 anni. La madre, Pierina Metrangolo, anche ha ricoperto la medesima carica per un quinquennio.

Francesco Cascione è al suo primo mandato. L’assessore Elia ha subito per due volte, sempre quest’anno, l’incendio della sua autovettura. Entrambi sono corsi in prefettura. Hanno parlato, hanno fornito ogni dettaglio. Hanno chiesto aiuto. E il prefetto, val la pena sottolineare, nella sua nota con cui ha comunicato il via alla serie di verifiche che potrebbero preludere al commissariamento coatto, ha esplicitamente citato sia Cascione che Elia quali vittime. Il paradosso è che proprio loro, amministratori di Cellino, possano passare agli annali come parte di una classe politica inquinata. Elia si dice tranquillo, rassicurato dall’intervento dello Stato.

Cascione, che ha chiesto a gran voce il soccorso delle Istituzioni, pure si definisce sereno più che mai: “Sì, vogliamo capire cosa succede. E siamo disposti a correre qualsiasi rischio, anche quello del commissariamento. Io non ho scheletri nell’armadio, sono una persona pulita. Faccio il penalista, faccio il sindaco. Se c’è qualcuno nella mia giunta, o nel consiglio comunale, che non ha la coscienza pulita come la mia, se c’è qualcuno che è in contiguità con la criminalità organizzata, deve saltare fuori”. Pur correndo il pericolo d’essere spedito a casa insieme a tutta la compagnia.

 

 

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