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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Mafia, pizzo e fotovoltaico: le condanne

BRINDISI - Mafia, pizzo e fotovoltaico, un affare di famiglia: arriva il conto per il clan Buccarella al termine del giudizio abbreviato scelto da dieci gli imputati, figure di primissimo piano della Sacra corona unita brindisina. Il gup di Lecce, Vincenzo Brancato ha deciso pene fino a 12 anni.

BRINDISI - Mafia, pizzo e fotovoltaico, un affare di famiglia: arriva il conto per il clan Buccarella al termine del giudizio abbreviato scelto da dieci gli imputati, figure di primissimo piano della Sacra corona unita brindisina. Il gup di Lecce, Vincenzo Brancato ha deciso pene fino a 12 anni.

Sono le seguenti: otto anni e otto mesi per Salvatore Buccarella, 54 anni, di Tuturano, difeso dagli avvocati Vito Epifani e Ladislao Massari; dieci anni per Francesco Campana, 40 anni, di Mesagne, difeso da Cosimo Lodeserto e Francesca Conte; dodici anni per Cosimo Giardino Fai, 53 anni di Tuturano, difeso dall’avvocato Gianvito Lillo, sei anni di reclusione e 5mila euro di multa per Angelo Buccarella, il figlio 35enne di Salvatore, difeso da Ladislao Massari; sei anni per Antonia Caliandro, 57 anni, di Tuturano, la moglie di Salvatore Buccarella, difesa dall’avvocato Giuseppe Lanzalone; quattro anni e 3mila euro di multa per Angelo Dimitri, 39 anni di San Pietro Vernotico, quattro anni per Gabriele Giannone, 39 anni di Tuturano, difeso da Daniela D’Amuri.

Poi dieci anni per Raffaele Renna (detto Puffo) di San Pietro Vernotico, difeso dall’avvocato Francesco Cascione; sei anni per Ronzino De Nitto, 38 anni di Mesagne, difeso dall’avvocato Pasquale Annicchiarico, sei anni e otto mesi per Vincenza Trenta, 58 anni di Brindisi, difesa dall’avvocato Domenico Valetta, compagna di “Nino Balla”, al secolo Giovanni Buccarella, 86enne di Tuturano, padre di Salvatore, che non è più capace di stare a processo e la cui posizione è stata quindi stralciata. Entrambe le donne del clan sono state di recente scarcerate per decorrenza dei termini.  Il pm della Dda di Lecce, Alberto Santacatterina, aveva formulato richieste di poco superiori.

Il giudizio è nato da un’inchiesta che portò il 19 settembre del 2012 all’esecuzione di sedici ordinanze di custodia cautelare eseguite dai carabinieri. A rafforzare l’accusa anche le dichiarazioni di sei pentiti (Ercole Penna, Simone Caforio, Fabio Fornaro, Davide Tafuri e Giuseppe Passaseo) che confermarono che il gruppo facente capo a Buccarella aveva imposto il pizzo a tutti coloro che avevano deciso di investire nella realizzazione di parchi fotovoltaici.

Secondo l’accusa, l’organizzazione criminale facente capo alla famiglia Buccarella, la nuova Sacra corona unita, si arricchiva essendo quindi in grado di mantenere i detenuti e le rispettive famiglie, oltre che di garantire il lavoro alle imprese di fiducia e occupazione ai giovani “vicini” al sodalizio. Tredici in tutto i capi di imputazione: associazione per delinquere di stampo mafioso il primo, poi le estorsioni. I presunti taglieggiatori avevano paragonato il proprio ruolo – stando a quanto riportato nel provvedimento – a quello svolto in Sicilia da Cosa Nostra. Ma non è soltanto di soldi che necessitava l’organizzazione, ma anche di posti di lavoro e di incarichi per le proprie aziende di fiducia alle quali veniva assicurata anche protezione e guardiania in cambio di denaro.

 

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