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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Marò, l'Italia ricorre all'Onu. Ue contro India

ROMA - Il governo italiano ha "avviato un contatto" con l'Alto commissariato per i Diritti umani dell'Onu "per violazione dei diritti umani per quanto riguarda la mancanza di un capo di imputazione per i marò da parte dell'India dopo due anni, accompagnata da una restrizione della libertà".

ROMA - Il governo italiano ha "avviato un contatto" con l'Alto commissariato per i Diritti umani dell'Onu "per violazione dei diritti umani per quanto riguarda la mancanza di un capo di imputazione per i marò da parte dell'India dopo due anni, accompagnata da una restrizione della libertà". Lo annuncia il ministro degli Esteri Emma Bonino. E' "indispensabile accrescere le tensioni internazionali che abbiamo costruito con grande lavoro e che non erano scontate, ha sottolineato Emma Bonino davanti alle Commissioni Esteri-Difesa di Camera e Senato. La presa di posizione, di due settimane fa, del presidente dell'Ue Barroso e di quella di ieri della Asthon - ha spiegato - "sono strumenti importanti da usare".

L'alto commissario "Ashton ha chiarito agli altri stati membri che l'utilizzo della legge antipirateria nei confronti dei marò da parte dell'India mette in discussione l'intero impianto dello sforzo antipirateria da parte dei 28 PAesi dell'Ue e non solo di loro". Dai 28 abbiamo avuto reazioni positive ai nostri sforzi - ha aggiunto Bonino - e questo mette in discussione la partecipazione all'intero sforzo antipirateria sulla base delle decisioni dell'Onu e dell'Ue".

L'accusa indiana legata alla legge anti-terrorismo contro i due marò italiani "significa che l'Italia sarebbe vista come un paese terrorista e questo è inaccettabile", ha detto ieri Catherine Ashton. Rispondendo ad una domanda durante l'audizione al Parlamento europeo ha aggiunto che la posizione Ue è stata comunicata al governo indiano. "L'idea che l'Italia possa essere designata come una nazione terrorista è inaccettabile", ha sottolineato l'alto rappresentante per la politica estera Ue, Catherine Ashton, rispondendo a una domanda di un eurodeputato in Parlamento europeo. Ashton ha inoltre aggiunto che la questione "non è soltanto profondamente inquietante per il governo italiano, ma è allarmante per tutta l'Unione europea".

Ashton ha annunciato di aver scritto alle autorità indiane sollevando la questione delle implicazioni sulla lotta al terrorismo dell'accusa mossa ai marò italiani. "L'accusa di aver commesso un atto terroristico per i marò che agivano nell'ambito di un'azione contro la pirateria ha severe implicazioni per tutte le azioni contro il terrorismo che stiamo portando avanti insieme e singolarmente", ha detto Ashton agli eurodeputati durante una seduta della commissione Affari esteri del Parlamento europeo oggi a Bruxelles. Ashton ha sottolineato che "questo messaggio è' stato inviato oggi attraverso la nostra delegazione in India, "sia oralmente che per iscritto".

Ma la Corte Suprema deciderà "in base al diritto, non preoccupandosi delle conseguenze sul piano delle relazioni internazionali". Con questo avvertimento il presidente della Corte, B.S Chauhan, aveva dato appuntamento a lunedì prossimo ad accusa e difesa, che ieri nel corso dell'udienza non sono riusciti a trovare un accordo sull'opportunità di incriminare i due marò in base alla legge anti-pirateria (seppure in una versione ammorbidita, cioè senza prevedere la pena di morte ma con una previsione di pena massima di 10 anni), scrive l'Indian Express dando conto nel dettaglio dell'udienza che si è tenuta ieri dinanzi alla Corte Suprema e al termine della quale il presidente Chauhan ha dato appuntamento alle parti al 18 febbraio. Considerata l'impossibilità di trovare una soluzione amichevole tra le parti, scrive il quotidiano, sarà dunque la Corte Suprema ad avere la parola finale sul contenzioso.

Nel corso della seduta infatti le parti si sono fronteggiate ripetendo le posizioni: l'avvocato della difesa, Mukul Rohatgi, ha ricordato che il Sua Act, la legge anti-pirateria indiana, è stata concepita per i pirati e non per militari quali sono Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Il procuratore generale Vahanvati ha invece sostenuto che il Sua Act va mantenuto nel capo d'accusa, seppure solo con una previsione di pena massima di 10 anni se i due verranno ritenuti colpevoli.

E anzi, a questo proposito, quando il giudice gli ha chiesto un chiarimento sul rischio comunque di pena di morte considerato il mantenimento della Sezione 302 del Codice penale, Vahanvati ha ricordato che in realtà questo accadrebbe solo se il reato fosse considerato "tra i piu' rari dei rari". Di fronte dunque all'impossibilità di trovare un accordo tra le parti, il giudice ha deciso che scaglierà lui e solo in base al diritto: "Se decidiamo in base al merito, non ci preoccuperemo delle conseguenze sulle relazioni internazionali. Decideremo rigorosamente in base alla legge".

 

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