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Cronaca Mesagne

Agguato: mesagnese sepolto vivo

ASTI – Lo hanno ferito a morte. E sepolto ancora vivo. Freddato con un colpo di pistola alla gola. Poi sotterrato, tra un cumulo di detriti. E’ morto così Nicola Moro, 53enne commerciante mesagnese, trasferitosi da tempo in provincia di Asti: là dove nella notte si è consumato l’agguato. Quando i carabinieri, allertati da alcuni automobilisti di passaggio, sono giunti sul posto il suo cuore batteva ancora. Poi si è spento, nonostante il disperato tentativo dei medici di salvargli la vita.

ASTI – Lo hanno ferito a morte. E sepolto ancora vivo. Freddato con un colpo di pistola alla gola. Poi sotterrato, tra un cumulo di detriti. E’ morto così Nicola Moro, 53enne commerciante mesagnese, trasferitosi da tempo in provincia di Asti: là dove nella notte si è consumato l’agguato. Quando i carabinieri, allertati da alcuni automobilisti di passaggio, sono giunti sul posto il suo cuore batteva ancora. Poi si è spento, nonostante il disperato tentativo dei medici di salvargli la vita.

Commerciante all'ingrosso di prodotti ittici - Nicola Moro, residente San Paolo Solbrito (in provincia di Asti) è stato ucciso la scorsa notte nelle campagne di Villanova d'Asti, vicino l'uscita dell'autostrada Torino-Piacenza. Micidiale il colpo di pistola alla gola, partito da distanza ravvicinata. I soccorritori, attirati dai lamenti e dalle richieste d’aiuto provenienti dall’attiguo boschetto, hanno scorto d'improvviso la sagoma dell’uomo. L’uomo era quasi del tutto coperto da una montagna di rami e foglie.

Il corpo agonizzante è stato trovato, intorno alle 3 del mattino, da un autista incaricato della consegna dei giornali. Al momento della scoperta, Moro era ancora vivo. È morto pochi minuti dopo la richiesta di soccorso. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri del Comando provinciale di Asti, al comando del colonnello Paolo Ferrarese, che insieme ai vigili del fuoco sono riusciti a estrarre il commerciante mesagnese dalla gabbia di detriti. Il medico legale avrebbe constatato oltre a fratture varie, i segni evidenti di un colpo di pistola nella regione superiore destra del torace, all’altezza del collo.

Sul posto, per l’esame della scena del crimine, si sono recati gli specialisti del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Asti, che procedono alle indagini in stretto collegamento con i militari della Compagnia Carabinieri di Villanova d’Asti.

Qualche elemento in più rispetto alla dinamica dell'aggressione, potrà offrirlo l’autopsia, già disposta dal magistrato di turno, la dottoressa Chiara Blanc,  Sostituto procuratore presso il tribunale di Asti. I carabinieri del reparto operativo del comando di Asti, con il capitano Angelo Lano e il comandante della compagnia di Villanova Dario Ragusa, non escludono alcuna ipotesi nell’ambito dell’attività di indagine: dalla rapina finita nel sangue a un possibile regolamento di conti. Pista, quest'ultima, che starebbe prendendo corpo col passare delle ore. Gli inquirenti stanno raccogliendo informazioni sull’attività professionale e sulla vita dell’uomo, per fare luce sull’efferato omicidio.

Fino a pochi mesi fa Nicola Moro, alle spalle precedenti per traffico di sostanze stupefacenti, lavorava in un supermercato di Villanova come addetto alla vendita di prodotti ittici. Rimasto disoccupato, aveva iniziato la vendita in proprio all'ingrosso di pesci provenienti dal sud d'Italia, e dal brindisino in particolare. Secondo le prime ipotesi avanzate dagli inquirenti l'uomo sarebbe stato aggredito dai suoi assassini nei pressi del casello dell'autostrada, colpito da una pistolettata e poi trascinato nel boschetto.

Il precedente che gli costò l’arresto risale a 14 anni fa. Finì in carcere nell’ambito di una operazione condotta nel bergamasco contro il narcotraffico nel Nord Italia.

Teatro del blitz, nel gennaio del 1997, un'anonima villetta di Ghisalba, nella Bassa Bergamasca, utilizzata come base d'appoggio di un vasto traffico di stupefacenti con ramificazioni in tutto il Nord Italia. Nicola Moro (all’epoca 39enne) finì in cella insieme a Salvatore Staiti (all’epoca 37 anni, di Africo). I due furono colti in flagrante dagli uomini delle squadre mobili di Bergamo e Padova. Nella villetta di via Alfieri, passata minuziosamente al setaccio, gli agenti trovarono un chilo di eroina e oltre mezzo chilo di cocaina.

La droga era stata nascosta in una poltroncina della taverna ed era contenuta in cinque sacchetti di cellophane. Nel corso della perquisizione, oltre a oggetti legati all'uso della droga (per esempio un bilancino di precisione), furono rinvenuti alcuni libretti di circolazione in bianco risultati rubati alla Motorizzazione civile di Genova nell'autunno precedente. Moro e Staiti furono rinchiusi nel carcere di Bergamo con l'accusa di detenzione e traffico di stupefacenti e di ricettazione.

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