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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Latiano

“Mio figlio era fuori di sé: gli ho sparato anche quando era a terra”

Cosimo Di Cataldo, 58 anni, interrogato dal gip sull'omicidio del figlio Antonio: "Voleva cinquemila euro della vendita di un terreno, la pistola era sua, minacciava anche di dare fuoco al garage". Tre colpi in testa, domani i funerali: "Voglio salutarlo per l'ultima volta"

BRINDISI – “Sì ho sparato io, ho sparato anche quando era già per terra: ho ucciso mio figlio, l’ho fatto dopo che lui si è messo a gridare, dava calci alle porte di casa e quando è sceso in garage voleva dare fuoco a tutto”.

Cosimo Di Cataldo, 58 anni, di Latiano, ha confessato l’omicidio del figlio, Antonio, 33 anni, avvenuto nel box di pertinenza della sua abitazione, in via Francesco Scarafile. Ha ricostruito tutto questa mattina davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Paola Liaci, nel corso dell’interrogatorio per la convalida dell’arresto: è stato lui stesso a chiamare i carabinieri la sera del 26 luglio scorso, dopo aver esploso sei colpi impugnando il revolver che sostiene fosse del figlio, detenuto illegalmente.

Ha risposto a tutte le domande del gip, alla presenza del suo difensore, Giancarlo Camassa, che già lo aveva assistito nel corso della confessione fiume in caserma, quando con le lacrime agli occhi aveva riferito ai militari dell’esasperazione in cui lui e la moglie erano piombati da tempo, da quando il ragazzo continuava a chiedere denaro.

L’ultima volta è stata martedì scorso, quando Antonio Di Cataldo si è presentato a casa dei genitori poco prima delle 23 per fare una doccia: la madre gli ha aperto la porta e ha visto che era armato, è corsa a svegliare il marito e Cosimo Di Cataldo ha cercato di parlargli. Senza ottenere ascolto, stando alla versione dei fatti riferita anche dalla donna e dalla figlia che vive con loro.

Il ragazzo si sarebbe chiuso in bagno e una volta sotto la doccia, il padre sarebbe riuscito a prendere la pistola, secondo i ricordi delle due donne: il revolver era sulla mensola dello specchio. Nella ricostruzione dell’uomo, invece, il tentativo di disarmalo è avvenuto dopo, quando il ragazzo ha raggiunto il garage: una volta fatta la doccia, sarebbe andato nella sua camera continuando a urlare che voleva i soldi, quelli che i genitori avevano ottenuto a titolo di caparra dalla vendita di un fondo agricolo, circa cinquemila euro.

Antonio Di Cataldo, secondo il padre, si sarebbe lamentato del fatto che a sua figlia, una bambina avuta da una relazione con una donna che vive a Viterbo, non sarebbe stato riconosciuto niente. All’altra nipote era stata regalata una bici. Circostanza non vera, stando al genitore. Quando il padre lo ha visto attraversare il corridoio con la pistola, gli ha chiesto di lasciarla, ci sarebbe stata una litigata con parole grosse. Il ragazzo avrebbe dato uno schiaffo alla madre, secondo la versione fornita da quest’ultima e confermata dalla figlia: le due donne avrebbero chiamato il 113 e lo avrebbero detto al ragazzo che a quel punto ha iniziato a dare calci alle porte. Dello schiaffo l’uomo indagato non ricorda.

“Era fuori di sé”, ha detto il padre parlando del figlio al gip. “E’ sceso in garage, l’ho raggiunto credendo di riuscire a convincerlo a lasciare la pistola. La situazione è degenerata: ho visto che si agitava, credevo volesse impugnarla contro di me, mostrava anche un accendino, diceva che voleva dare fuoco a tutto, alle cassette di pomodori, al moto ape con la benzina, al garage. Quando si è avvicinato, ho preso la pistola, lui ha messo le mani sulla canna e io ho sparato”.

Sei volte. Tre colpi hanno raggiunto Antonio Di Cataldo alla testa, come ha confermato l’autopsia eseguita nel pomeriggio di ieri dal medico legale Antonio Carusi, due alle spalle e uno al braccio. “Ho sparato e l’ho ucciso, ho sparato anche quando l’ho visto a terra sul pavimento. Poi ho chiamato i carabinieri”.

I militari lo hanno arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato, dopo aver comunicato quanto era appena successo al pubblico ministero di turno, Francesco Carluccio. L’accusa è stata confermata dal gip. Cosimo Di  Cataldo resta in carcere. La difesa potrebbe chiedere una riqualificazione del capo di imputazione, evidenziato che la tragedia è avvenuta dopo una provocazione.

Domani si svolgeranno i funerali del ragazzo. Il padre ha chiesto di salutarlo per l’ultima volta suo figlio. Il figlio che ha ucciso.

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