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Cronaca

Morte in centrale, per il caso Manderino 5 rinvii a giudizio

BRINDISI – Rinviati a giudizio per omicidio colposo e omissione delle misure di sicurezza sul lavoro Antonio Ascione, 43 anni, direttore dell’Unità business dell’Enel, Vincenzo Putignano, 57 anni, e Stefano Riotta, 33 anni, addetti alla manutenzione, Lucio Leucci, 76 anni, e Vincenzo Camassa, 51 anni, titolare e direttore tecnico dell’azienda Nuova Leucci, alle cui dipendenze da poco meno di due mesi lavorava Vincenzo Manderino, 54 anni, operaio brindisino morto il 19 novembre di due anni fa a seguito delle ferite riportate nell’incidente sul lavoro avvenuto il 4 novembre nella centrale Enel.

BRINDISI – Rinviati a giudizio per omicidio colposo e omissione delle misure di sicurezza sul lavoro Antonio Ascione, 43 anni, direttore dell’Unità business dell’Enel, Vincenzo Putignano, 57 anni, e Stefano Riotta, 33 anni, addetti alla manutenzione, Lucio Leucci, 76 anni, e Vincenzo Camassa, 51 anni, titolare e direttore tecnico dell’azienda Nuova Leucci, alle cui dipendenze da poco meno di due mesi lavorava Vincenzo Manderino, 54 anni, operaio brindisino morto il 19 novembre di due anni fa a seguito delle ferite riportate nell’incidente sul lavoro avvenuto il 4 novembre nella centrale Enel.

Questa mattina, dopo vari rinvii perché le parti offese (moglie e nove figli) erano in trattativa con l’Enel per il risarcimento del danno, in modo da evitare la costituzione di parte civile (ma a quanto pare non c’è stato accordo tra le parti), il giudice per l’udienza preliminare Eva Toscani ha fissato il processo per il 7 marzo 2011. Per la morte di Manderino il pubblico ministero Cristina Fasano aveva richiesto il rinvio a giudizio di tutti.

L’operaio stava lavorando alla pulizia di uno scambiatore di calore. La Nuova Leucci, assieme ad altre aziende locali, aveva un appalto nella manutenzione straordinaria del secondo gruppo della centrale. Cadde probabilmente per un malore all’interno dello scambiatore. Fu soccorso dai compagni di lavoro ma le sue condizioni erano disperate. Per due settimane rimase in coma nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Perrino. Il 19 novembre il suo cuore cessò di battere. Fece scalpore la mancanza nella centrale di un valido presidio di soccorso sanitario.

Piero Argentiero

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