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Cronaca

“Dalla festa dei bimbi all'omicidio”: le motivazioni dell’ergastolo

La Corte d'Assise di Appello: Romano, Polito e Coffa colpevoli. “Azione maldestra per futili motivi, non premeditata”. Difesa in Cassazione

BRINDISI – Colpevoli al di là di ogni ragionevole dubbio di aver ucciso, in concorso tra loro, Cosimo Tedesco e di aver ferito il figlio, Luca, a colpi di Beretta calibro 9, la mattina dopo la festa di Halloween organizzata per i bambini: per quell’omicidio la Corte d’Assise d’Appello di Lecce ha confermato l’ergastolo per Andrea Romano, Alessandro Polito e Francesco Coffa, anche se quest’ultimo era stato riconosciuto estraneo ai fatti dall’avvocato della famiglia della vittima, parte civile nel processo.

Le motivazioni

cosimo tedesco-2Sono state depositate lo scorso 18 marzo le motivazioni alla base della condanna al “carcere a vita”per tutti e tre gli imputati nel processo d’appello, scaturito dall’inchiesta sul fatto di sangue avvenuto il primo novembre 2014 nell’appartamento di Romano, in un condominio popolare che si affaccia in piazza Raffaello, quartiere Sant’Elia.  Cosimo Tedesco (nella foto accanto) aveva 52 anni. La Corte presieduta da Vincenzo Scardia, a latere Carlo Errico, con sei giudici popolari, è arrivata alla stessa conclusione del gup di fronte al quale è stato celebrato il processo di primo grado in abbreviato.

E ha sottolineato da un lato, come si sia trattato di “un’azione omicida maldestra” arrivando ad escludere che ci stata la premeditazione, come invece sosteneva il rappresentante della pubblica accusa, dall’altro che quel fatto sia stato diretta conseguenza di un “banale litigio avvenuto alla festa dei bambini”, per affermare “l’onore offeso in quel contesto socio-culturale”. Party al quale parteciparono i piccoli e gli adulti delle famiglie dei tre imputati, parenti tra loro.

Gli imputati

Coffa, 38 anni, fu il primo a essere arrestato dai carabinieri di Brindisi: venne fermato il 7 novembre 2014, è attualmente ristretto nella casa circondariale di Trani, difeso dagli avvocati Agnese Guido e Massimo Murra, del foro di Brindisi i quali avevano chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste o per non aver commesso.  Andrea Romano, 33 anni, venne arrestato il 25 febbraio dell’anno successivo, è detenuto a Taranto ed è difeso dagli avvocati Cinzia Cavallo e Ladislao Massari, del foro di Brindisi, i quali avevano chiesto la riqualificazione giuridica del fatto in omicidio preterintenzionale, con conseguente rideterminazione della pena. Alessandro Polito, 38 anni, è ristretto a Taranto: venne arrestato, sempre dai carabinieri, il 3 aprile 2015, è difeso dagli avvocati Cinzia Cavallo e Giuseppe Corleto, quest’ultimo del foro di Lecce, i quali avevano chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto. I difensori hanno già anticipato il ricorso in Cassazione.

Omicidio Cosimo Tedesco, rilievi sul luogo della sparatoria 2-2

Le parti civili

In occasione della lettura del dispositivo, lo scorso 4 giugno 2018, tutti gli imputati erano presenti in udienza. Moglie e madre di Cosimo Tedesco e lo stesso Luca Tedesco che rimase ferito nella stessa circostanza sono stati riconosciuti parti civili e sono rappresentati dall’avvocato Paoloantonio D’Amico di Brindisi. Al figlio anche la Corte ha riconosciuto la provvisionale di 50mila euro, alle due donne 30mila euro a testa.

Tenuto conto delle conclusioni alle quali è giunto il perito balistico e dei contatti telefonici, l’avvocato  D’Amico aveva chiesto alla Corte la conferma del carcere a vita per Romano e per Polito “per concorso morale” e la "non conferma dell’ergastolo", quindi l’assoluzione, per Francesco Coffa "non essendo emerso alcun profilo di responsabilità nei confronti dell’imputato".

Omicidio Cosimo Tedesco, rilievi sul luogo della sparatoria 5-2L’omicidio

Il gup ha escluso la premeditazione, pur non smentendo una adeguata organizzazione dell’azione omicida”, si legge nelle motivazioni della sentenza Appello. “Gli imputati avevano, infatti, attirato Cosimo Tedesco a casa di Romano per un chiarimento dopo il banale litigio avvenuto la sera prima tra alcuni componenti delle rispettive famiglie, ma in realtà allo scopo di vendicare uno sgarro, organizzando una sorta di imboscata a casa propria, dove ad attendersi c’era un gruppo composto da Romano e dai cognati Coffa e Polito”.

In quell’abitazione “Tedesco venne ucciso con tre colpi di pistola, una Beretta calibro 9 corto. Poi fuggirono e durante la fuga spararono a Luca Tedesco che venne colpito lungo le scale del palazzo da tre colpi di pistola, non prima di aver minacciato un altro figlio di Cosimo Tedesco puntandogli contro l’arma e sparando un colpo in aria”. La vicenda, così come è stata letta dalla Corte, “vede contrapposti due gruppi: da una parte Cosimo Tedesco e i suoi familiari, dall’altra Andrea Romano con i suoi parenti”.

La festa dei bimbi e il litigio: aggravante dei futili motivi

“Non sono sorte contestazioni sull’antefatto”, è scritto nella sentenza. “Era il 31 ottobre 2014, festa di compleanno” di una nipotina di Cosimo Tedesco che compiva tre anni. Partecipa tutta la famiglia della mamma e ci sono anche alcuni parenti di Andrea Romano che “sono in buoni rapporti” con la donna. Mancano a quel party “Andrea Romano che è ai domiciliari e Francesco Coffa che è altrove”.  “Nel corso della festa, la figlia di Andrea Romano”, presente assieme alla mamma, “si avvicina più volte al passeggino in cui dorme il figlio neonato di Luca Tedesco”. Iniziano i “rimproveri di Luca Tedesco alla donna e da qui parte una discussione”.

I giudici di secondo grado hanno anche scritto: “In perfetta coerenza con il particolare contesto socio-culturale emerso dagli atti, è lecito ritenere che da entrambe le parti volarono parole grosse” che diedero il via “a una escalation di tensione fatta di reciproche telefonare notturne tra i vari soggetti a cui era seguito, la mattina dopo un incontro tra due coppie per prendere un caffè e chiarirsi”. Da un lato la figlia di Cosimo Tedesco con il marito e dall’altro Alessandro Polito e la moglie. In “tale occasione Polito ribadiva la necessità che Cosimo Tedesco si recasse a casa di Romano e Tedesco – prosegue la Corte – quella stessa mattina si reca a casa di Romano”. Prima si sarebbe “presentato a casa di “Polito, senza trovarlo” e poi da “Romano, pregando con voce agitata i figli di raggiungerlo lì”. Tutto questo emerge “dalle testimonianze e dall’analisi del traffico telefonico”. Cosimo Tedesco salì da solo a casa di Andrea Romano e trovò la morte.

Esclusa la premeditazione chiesta dal pm

Omicidio Cosimo Tedesco, la Grande Punto e la Lancia Y delle vittime-2

Secondo il pm, quel litigio in occasione della festa fu “il futile motivo che causò la premeditazione dell’omicidio” secondo tradizione per la quale “l’offesa va lavata con il sangue”. Il gup, invece, l’ha esclusa con un’argomentazione condivisa dalla Corte: “Non può ragionevolmente ritenersi che Romano già quando telefonata alla figlia di Cosimo Tedesco la sera del 31 ottobre e Polito, successivamente, avessero già maturato a volontà di uccidere”. “Una simile intenzione, inoltre, va esclusa dal luogo e dal giorno in cui l’incontro avviene”, vale a dire l’appartamento di Andrea Romano, alle 12 in una giornata di festa. Sarebbe stato “illogico” tanto per il gup quanto per la Corte. Anche in considerazione del fatto che Romano stava scontando i domiciliari.

Non solo. La Corte ha definito “incompatibile il modo stesso, alquanto maldestro, con cui si è svolta l’azione omicida, con il tentativo di ripulire malamente la scena del crimine”. “Ciò – è scritto ancora – rendere ancora più illogico progettare l’omicidio nell’appartamento alla presenza della moglie e dei figli, con il rischio che potessero essere attinti da quale colpo”. Non sono neppure state adottate cautele volte a predisporre vie di fuga sicure, dovendosi ricorrere all’uso di una vedetta”. Il riferimento è a un ragazzo all’epoca minorenne, nel frattempo assolto dall’accusa di concorso morale nell’omicidio.

Omicidio Cosimo Tedesco, rilievi sul luogo della sparatoria 3-2

I giudici hanno anche valutato il lasso di tempo “breve che rende la premeditazione poco coerente con il solo motivo scatenante, futile, ma inadeguato per comune esperienza a cagionare per ciò solo un omicidio così brutale”. Da ultimo la Corte ha evidenziato il seguente aspetto: “Incompatibile con la premeditazione è il fatto che gli assassini lasciano per terra Cosimo Tedesco, gravemente ferito ma non agonizzante, senza dargli il colpo di grazia, ma permettendogli di essere soccorso”.

Esclusa la provocazione chiesta dalla difesa

A giudizio della Corte, non “vale a escludere la sussistenza dell’aggravante dei futili motivi, la particolare concezione dell’onore familiare, risultando di solare evidenza l’abissale sproporzione esistente tra il sacrificio di una vita umana e il motivo alla base di tale condotta”. Anzi, l’aver agito per questo motivo, “per un proposito di vendetta e di affermazione del proprio onore, è indice univoco di un istinto criminale più spiccato e di una maggiore pericolosità degli imputati”.

Omicidio Tedesco - Andrea Romano, Alessandro Polito, Francesco Coffa-2

Non è ravvisabile la circostanza “attenuante della provocazione”, si legge nelle motivazioni. “A tutto voler concedere, la valutazione dei fattori determinatici dell’azione e il peso della loro effettiva incidenza causale, riposano sulle convinzioni dell’imputato e del suo gruppo di appartenenza, oltre che della sua sensibilità personale”. In altre parole, non avrebbero rivestivo un carattere di ingiustizia collettiva, “intesa come effettiva contrarietà a regole giuridiche, morali e sociali, reputate tali nell’ambito di una determinata collettività in un dato momento storico”.

Attenuanti generiche non riconosciute

Non c’è stato spazio, infine, per il riconoscimento delle attenuanti generiche: “La gravità della condotta rimanda a un giudizio di personalità completamente negativo e merita un trattamento sanzionatorio adeguato, in rapporto al quale non è applicabile la diminuente richiesta, non emergendo comunque dagli atti elementi suscettibili di valutazione positiva ai fini della concessione”. Per questi motivi, quindi, la Corte ha confermato la condanna al carcere a vita per Romano, Coffa e Polito.

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