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Narcotraffico con l'aereo: il pilota albanese fa scena muta davanti al gip

Il capo non parla mai, almeno in Albania, ed ha rispettato questo copione stamani davanti al gip di Brindisi anche Vilson Lamaj, 26 anni, alla testa della gang di spacciatori che operava in Romagna, ma anche ai comandi del monomotore che all’atterraggio sulla piccola pista in disuso di Costa Merlata due giorni fa ha trovato i carabinieri ad attenderlo

BRINDISI – Il capo non parla mai, almeno in Albania, ed ha rispettato questo copione stamani davanti al gip di Brindisi anche Vilson Lamaj, 26 anni, alla testa della gang di spacciatori che operava in Romagna, ma anche ai comandi del monomotore che all’atterraggio sulla piccola pista in disuso di Costa Merlata due giorni fa ha trovato i carabinieri ad attenderlo. Nel piccolo abitacolo dell’ultraleggero giallo erano stipati pacchi con 130 chili di marijuana.

La cattura di Lamaj-2Lamaj, difeso dall’avvocato Vittoriano Bruno, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, l’arresto per detenzione e importazione di ingente quantitativo di sostanza stupefacente è stato convalidato e l’albanese resta in carcere a disposizione degli investigatori che dirigono l’indagine Free Flyght (volo libero), il pm della Direzione distrettuale antimafia di Bologna,  Enrico Cieri,  e il pm della procura di Rimini, Davide Ercolani.

Il fatto che l’albanese non abbia detto una sola parola, impedisce di sapere dove abbia imparato a pilotare un ultraleggero. Sembra infatti che non avesse con sé alcuna licenza di volo né alcun certificato di proprietà dell’areo, che ora è oggetto della prosecuzione delle indagini  in Italia e in Albania. Sulla costa ostunese c’era un napoletano, pure arrestato, che aveva il compito di trasportare il carico a destinazione mentre Lamaj, fatto rifornimento, sarebbe tornato indietro con l’aereo. Gli altri indagati finiti in carcere sono Artjion e Kleo Lamaj, fratelli del pilota, e tre cugini: Elizer Ahmetaj, Xhesian ed Arshi Hametaj.

Vilson Lamaj, è stato appurato in sette mesi di indagini, aveva un rapporto diretto con alcuni coltivatori di Cannabis indica sulle montagne dell’entroterra di Valona (trasformate in aree di produzione intensiva di marijuana, attività che coinvolge interi villaggi), quindi in un certo senso operava, in senso commerciale, a chilometri zero, dal produttore al consumatore senza intermediari.

L’idea del trasporto con un piccolo velivolo consentiva alla banda anche l’autonomia dalle organizzazioni che controllano il trasferimento via mare della droga, molto più rischioso. Anzi, era nei progetti della banda, dicono gli investigatori dell’Arma di Rimini, acquistare un aere un po’ più grande. Comunque in grado di atterrare su una pista molto corta come quella dell’ex Aero Club di Costa Merlata, costruita per ultraleggeri ed alianti a motore.

Il gruppo Lamaj-2Da quanto tempo il gruppo di Vilson Lamaj usava per partire e decollare il sito di Costa Merlata? Tutto da accertare. Il posto in estate non è certo isolato, e si trova tra il campeggio storico della marina ostunese e un piccolo residence frequentato soprattutto da famiglie baresi. In inverno e di notte invece un piccolo velivolo che vola basso può anche sfuggire ai radar della Guardia di Finanza e alle pattuglie delle forze dell’ordine.

Non quantitativi non esorbitanti di marijuana, per un territorio come il Salento dove la droga è stata sbarcata sempre a quintali, ma sufficienti per alimentare senza interferenze di altre organizzazioni albanesi il commercio della banda di Vilson Lamaj, dove militavano anche alcuni parenti. Sul versante albanese, la polizia locale ha partecipato all’operazione arrestando a Valona alcuni membri del gruppo, e puntando sulle coltivazioni di cui Lamaj era cliente.

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