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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Nave turca, due anni al comandante

BRINDISI - Se i soccorsi fossero stati chiamati in tempo, probabilmente il disastro della nave turca Hanife Ana sarebbe stato evitato. E lo Stato italiano non ci avrebbe rimesso 1 milione e 400mila euro, fondi stanziati dalla Protezione civile per smontare un mercantile di 142 metri che nella notte fra il 6 e il 7 febbraio del 2006 si arenò in località Costa Merlata, a Ostuni, dopo aver vagato per quattro giorni, nel mare in tempesta, in zona Torre Pozzelle.

BRINDISI - Se i soccorsi fossero stati chiamati in tempo, probabilmente il disastro della nave turca Hanife Ana sarebbe stato evitato. E lo Stato italiano non ci avrebbe rimesso 1 milione e 400mila euro, fondi stanziati dalla Protezione civile per smontare un mercantile di 142 metri che nella notte fra il 6 e il 7 febbraio del 2006 si arenò in località Costa Merlata, a Ostuni, dopo aver vagato per quattro giorni, nel mare in tempesta, in zona Torre Pozzelle.

Il comandante della nave, Ince Sevcan, turco di 51 anni, è stato condannato stamattina a 2 anni di reclusione ma non sconterà un giorno di carcere, perché la pena è stata sospesa (non aveva precedenti penali). Il collegio giudicante presieduto da Francesco Aliffi, ha ridimensionato la richiesta formulata dal pm Pierpaolo Montinaro che, al termine della requisitoria aveva invocato una pena di 2 anni e 6 mesi, e dopo l’arringa dell’avvocato Giovanni Caso, ha anche deciso il non luogo a procedere per prescrizione relativamente agli altri due capi di imputazione, incluso per l’accusa di aver “alterato le bellezze naturali dei luoghi soggetti alla speciale protezione dell’autorità”.

Rigettata la richiesta di risarcimento danni da 1 milione di euro presentata dal Comune di Ostuni, assistito dall’avvocato Tommaso Marrazza, nei confronti del responsabile civile, il registro navale turco, assistito dall’avvocato Paola Barretta, e ha stabilito che andranno determinati in sede civile a carico dell'imputato i danni per i quali che lo stesso, al momento, non deve alcuna provvisionale (erano stati chiesti 150mila euro).

Le motivazioni saranno note fra novanta giorni, ma a quanto pare il Tribunale ha ritenuto che la ricostruzione dei fatti, relativamente ai diversi guasti della Hanife Ana, fosse esattamente quella operata con l’aiuto di tecnici, nel corso del dibattimento. Quella nave cargo che era stata costretta a fermarsi al porto di Ravenna, a causa di un’avaria, poteva rimettersi in navigazione.

L’autorizzazione che le era stata data dal registro navale turco era secondo il tribunale del tutto legittima: il comandante stava facendo rientro in Turchia dove avrebbe dovuto provvedere alle riparazioni necessarie. L’incidente di Costa Merlata avvenne per tutt’altre ragioni e ci fu in quel caso una condotta colposa. Le condizioni meteo erano pessime. In Puglia stava nevicando. Il mare era in tempesta. Nei giorni precedenti il 6 febbraio la Hanife Ana fu avvistata nei pressi di Torre Pozzelle, marina di Ostuni. Era in difficoltà.

La Capitaneria di porto se ne accorse e chiese se ci fosse bisogno dell’intervento dei rimorchiatori. Il comandante disse di no. Aveva probabilmente contattato la compagnia armatrice, società che è poi sparita nel nulla, elemento non di poco conto ai fini del ristoro del danno per il Comune di Ostuni e per il dipartimento della Protezione civile che gestì l’emergenza con l’allora capo, Guido Bertolaso che si recò personalmente sul luogo del naufragio.

La richiesta di soccorso risale alla notte fra il 6 e il 7 febbraio, la nave da più di 7mila tonnellate di stazza lorda, si arenò davanti alla scogliera di Costa Merlata e si piegò su un fianco. A quel punto non era più possibile rimorchiarla. I lavori di smontaggio, affidati alla ditta Teseco, furono eseguiti per circa 1 milione e 400 mila euro e portati a termine con successo.

La vicenda è stata ricostruita dalla procura di Brindisi, con il pm Alberto Santacatterina, prima, e quindi durante il dibattimento iniziato nel 2009 e conclusosi stamattina. Il comandante Ince Sevcan è stato giudicato responsabile del naufragio colposo della Hanife Ana perché “omise di richiedere l’intervento dei rimorchiatori e di informare del fatto la Capitaneria di porto”. Non solo, scelse “un punto di fonda sabbioso nonostante le avverse condizioni meteorologiche e in vista del peggioramento delle stesse”.

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