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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Neonato morto: il Nas ricostruisce il percorso

BRINDISI - Sopralluogo dei carabinieri del Nas stamani all’ospedale Perrino di Brindisi per ricostruire il percorso fatto dalla donna di 34 anni di Carovigno, che ha dato alla luce un bimbo senza vita, dal reparto di Ginecologia (al nono piano della struttura) alla sala operatoria (al quinto piano).

BRINDISI - Sopralluogo dei carabinieri del Nas stamani all’ospedale Perrino di Brindisi per ricostruire il percorso fatto dalla donna di 34 anni di Carovigno, che ha dato alla luce un bimbo senza vita, dal reparto di Ginecologia (al nono piano della struttura) alla sala operatoria (al quinto piano). L’attività dei militari, compiuta su delega del pm inquirente Pierpaolo Montinaro, si è svolta alla presenza di personale della direzione sanitaria, dell’area tecnica e della guardia giurata che martedì sera aveva scortato la partoriente in barella e i portantini per consentirle di raggiungere il blocco di ascensori funzionanti.

Ve n’erano due, infatti, che probabilmente a causa di manomissioni, erano fermi. Per verificare l’origine dei guasti e lo stato del servizio di manutenzione ordinaria e straordinaria degli elevatori, sempre su delega del pm titolare del fascicolo sulla morte del feto (che potrebbe quindi essere l’assegnatario anche del fascicolo sui presunti danneggiamenti, avviato dopo la denuncia del dg Paola Ciannamea) i Nas hanno acquisito presso l’area gestione tecnica tutta la documentazione riguardante gli appalti sugli impianti perennemente in tilt.

Si attende intanto nelle prossime ore la notifica degli avvisi di conferimento incarico per l’autopsia del neonato, un atto dovuto che consentirà a tutte le persone coinvolte di nominare un consulente tecnico per prendere parte all’accertamento irripetibile. Probabilmente gli approfondimenti di stamani sono stati disposti, oltre che per verificare lo stato dei luoghi, anche per ricostruire sommariamente i fatti al fine di stilare l’elenco delle persone, sanitari, addetti e personale vario, che si sono occupate della 34enne il cui marito ha presentato un esposto in procura, ieri mattina, attraverso il suo legale, Giovanni Zaccaria.

La donna è stata dimessa stamani e ha potuto fare ritorno a casa, senza il figlio che ha portato in grembo per nove mesi. Chiede di conoscere la verità, di appurare se il ritardo provocato dal blocco degli ascensori e quindi dalla necessità di utilizzarne uno che si trovava dalla parte opposta del nosocomio rispetto agli ambulatori di Ginecologia abbia potuto influire nel determinare il triste epilogo. Intervenire qualche minuto prima avrebbe potuto salvare la vita al neonato? E’ il quesito al quale fornirà probabilmente una prima risposta il parere del medico legale che sarà incaricato di eseguire l’esame autoptico.

Ci sono poi diverse circostanze da valutare, così come richiesto dalla difesa nella denuncia presentata: se v’è stata colpa medica in tutto l’iter disposto all’interno del Perrino, se vi siano state anomalie anche nei controlli precedenti e nelle disposizioni date da chi ha seguito la gravidanza sin dal principio. Il parto cesareo era stato fissato per l’8 gennaio. La paziente si è recata in ospedale, su consiglio del ginecologo, la sera prima perché aveva accusato dei dolori addominali.

A quanto specificato nella denuncia, l’ultimo tracciato era stato eseguito il 2 gennaio. Una volta al Perrino la paziente non è passata dal Pronto soccorso, come ha potuto appurare anche la direzione sanitaria della Asl che ha subito avviato un’inchiesta interna. Non ve n’era necessità. La situazione non sembrava grave. Ha preso un ascensore di quelli “piccoli”, si intende quelli che non sono predisposti ad accogliere le barelle. Ha raggiunto il nono piano, dove è stata visitata.

Allora le è stato consigliato di anticipare l’intervento di dodici ore. Meglio farlo subito. Alle 22.30 è stata predisposta la sala operatoria. Gli ascensori del blocco “D1” non funzionavano. Neppure quelli del blocco “D2”. Per raggiungere quelli del blocco “D3” bisognava poi passare per un corridoio esterno all’ospedale. Ma nessuna rampa di scale, a quanto è stato spiegato e indicato oggi ai carabinieri del Nas di Taranto, è stata percorsa a piedi. Il piccolo è nato alle 23.24, ma non c’era più nulla da fare. E’ stato attuato un tentativo disperato di rianimazione. “Il medico ha detto al padre – riferisce l’avvocato Zaccaria – che aveva ingerito troppo liquido amniotico, e gli ha comunicato la notizia”.

Il fascicolo sui danneggiamenti agli ascensori c’era già, pur senza ipotesi di reato. Dopo gli ultimi fatti l’attività investigativa non può che correre sullo stesso binario, al fine di comprendere se vi siano responsabilità precise in merito agli “stop” continui degli elevatori che creano ormai da metà dicembre disservizi insopportabili nella struttura sanitaria. E il persistere di una situazione tanto vergognosa, segnalata tempestivamente dai vertici Asl alla magistratura, abbia finito per causare il dramma familiare per la giovane coppia di Carovigno che ora pretende che sia fatta chiarezza.

 

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