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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Nuova sentenza, 7 anni a Prudentino

BARI - Era stato assolto in primo grado dall’accusa di mafia e di omicidio, il re delle “bionde”, l’ostunese Francesco Prudentino, detto “Ciccio la busta”. Oggi la Corte d’Assise d’Appello di Bari ha ribaltato quel verdetto, pronunciando una condanna a una pena di 7 anni di reclusione per Prudentino, sia per associazione per delinquere di stampo mafioso che per l’uccisione di Vladimir Jelenic, detto Vania, il ventiduenne montenegrino ucciso la notte tra il 23 e il 24 ottobre del 1995 a Bar, in Montenegro.

BARI - Era stato assolto in primo grado dall’accusa di mafia e di omicidio, il re delle “bionde”, l’ostunese Francesco Prudentino, detto “Ciccio la busta”. Oggi la Corte d’Assise d’Appello di Bari ha ribaltato quel verdetto, pronunciando una condanna a una pena di 7 anni di reclusione per Prudentino, sia per associazione per delinquere di stampo mafioso che per l’uccisione di Vladimir Jelenic, detto Vania, il ventiduenne montenegrino ucciso la notte tra il 23 e il 24 ottobre del 1995 a Bar, in Montenegro.

Il giovane – secondo la Dda di Bari – fu assassinato per aver chiesto al 64enne di Ostuni che fu a lungo latitante, e al quale è stato contestato ruolo di mandante per quei fatti, un ‘pizzo’ di 200 milioni di lire per offrire protezione alle attività illecite legate al contrabbando internazionale di sigarette che il capoclan pugliese svolgeva all’epoca in Montenegro. Condannati a 5 anni il figlio Antonio, e a 10 anni (in continuazione con la condanna per l’omicidio di Vania) il collaboratore di giustizia, ed ex capo della Scu brindisina, Benedetto Stano. Secondo i giudici baresi i boss della Scu e della Camorra gestivano insieme alla fine degli anni Novanta il traffico del contrabbando dal Montenegro in Italia.

Secondo l'accusa, i due Prudentino, assolti in primo grado nell'ottobre 2010 dal reato associativo ma condannati per contrabbando l'uno a 6 anni e l'altro a 3 anni e 6 mesi, erano i capi dell'organizzazione mafiosa che tra il 1995 e il 2000 avrebbe trafficato tra il Montenegro e la Puglia 250 tonnellate di tabacchi al mese, riciclando i proventi delle attività illecite in Svizzera e in altri paradisi fiscali.

Oltre ai Prudentino, sono stati condannati per associazione mafiosa, dalla quale erano stati tutti assolti in primo grado, il capo della camorra napoletana Costantino Sarno (7 anni), l’olandese Sandro Cuomo (4 anni). Condanna a 4 anni di reclusione per riciclaggio per Eros Vanini, di Mendrisio (Svizzera). I giudici hanno così accolto il ricorso dell'allora pm antimafia che aveva coordinato le indagini, Giuseppe Scelsi, che, come sostituto pg, ha rappresentato l'accusa anche nel processo di secondo grado.

Secondo la Dda, esisteva un accordo criminale teso a favorire il contrabbando di sigarette tra Montenegro e Italia, appaltando i traffici illeciti a latitanti nascosti in Montenegro in contatto con le organizzazioni criminali di Bari, Brindisi e Napoli. Subito dopo l’assoluzione dell’ottobre 2010 Prudentino ruppe un silenzio durato a lungo, per tutta la durata del giudizio: “Contrabbandiere sì – disse – mafioso mai”.

La verità processuale d’oggi racconta una storia del tutto diversa. Di segno opposto. Riavvolgendo il nastro, va ricordato che  la cattura di “Ciccio la Busta” latitante per cinque anni e incluso nel novero dei cento più pericolosi, fece gran scalpore. La sua fuga terminò nel 2000 a Salonicco. Stava per entrare in un negozio ma fu fermato dalla polizia. Gli chiesero i documenti, ne mostrò di falsi. Gli dissero che lo avevano riconosciuto e che lo stavano per portare in carcere. E come nella migliore tradizione romantica del crimine la risposta, si disse, fu una stretta di mano con tanto di complimenti.

Il “boss” della Città bianca si era rifatto una vita. E' a Ostuni che ha appreso che le accuse mosse da Stano, il collaboratore che puntò il dito contro di lui (per “invidia e ritorsione” raccontò ‘Ciccio la Busta’ tre anni fa), sono state questa volta ritenute attendibili. Il via vai di “bionde” era gestito dalla Scu, la quarta mafia italiana.

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