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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Omicidi e "bionde", pene definitive

Poco prima della sentenza definitiva è scappato via ed è ora irreperibile. Presto potrebbe essergli affibbiato lo status di “latitante”, con apposito decreto. E’ sparito Giuseppe Giordano, uno dei tre killer di Santino Vantaggiato, boss della Scu che fu ucciso in diretta telefonica a Bar, in Montenegro. L’uomo, sanpietrano, sarebbe tornato in carcere a breve per i trent’anni che deve scontare stando a una sentenza passata in giudicato il 19 ottobre scorso proprio per quei fatti.

Poco prima della sentenza definitiva è scappato via ed è ora irreperibile. Presto potrebbe essergli affibbiato lo status di “latitante”, con apposito decreto. E’ sparito Giuseppe Giordano, uno dei tre killer di Santino Vantaggiato, boss della Scu che fu ucciso in diretta telefonica a Bar, in Montenegro. L’uomo, sanpietrano, sarebbe tornato in carcere a breve per i trent’anni che deve scontare stando a una sentenza passata in giudicato il 19 ottobre scorso proprio per quei fatti.

La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi delle difese (per tutti fuorché per il collaboratore di giustizia Fabio Luperti, che dovrà comparire davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Taranto) e quindi ha apposto il sigillo su un bel pezzo di storia criminale brindisina confermando anche i due ergastoli toccati a Massimo Pasimeni, mesagnese di 36 anni, detto Piccolo Dente che è attualmente detenuto perché ritenuto il capo di una associazione per delinquere di stampo mafioso che ha operato sino a tempi recentissimi in zona.

Del tutto confermato, quindi, il pronunciamento della Corte d’Assise d’Appello di Lecce del 30 marzo 2010, quando si concluse il secondo grado di giudizio su una sanguinosa sequela di omicidi, ferimenti ed estorsioni tutti in chiave Scu. Pasimeni era già stato individuato come l’autore dell’omicidio di Giovani Goffredo e del tentato omicidio di Benito Nisi, fu ritenuto responsabile anche dell’uccisione di Tommaso Truppi, per cui era stato inizialmente assolto.

Fu confermato il conto per Giuseppe Caputo, che era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Leonardo Santoro avvenuto nel ’94 a Carovigno. Per Maurizio Casale che rispondeva di estorsione aggravata e lesioni gravi la Corte rideterminò la pena da 12 anni a 10 anni e due mesi. Quindici anni per Massimo D’Amico, imputato per il tentato omicidio di Benito Nisi, nel 1989 sull’uscio del carcere di via Appia.

Più salato il conto presentato a Lorenzo De Giorgi e per Giuseppe Giordano, dai 22 ai 30 anni di carcere per l’assassinio di Santino Vantaggiato. In secondo grado fu confermata anche la condanna a 15 anni e 6 mesi per Fabio Luperti, per il tentato omicidio di Francesco Fazio.  Questi furono i fatti ricostruiti.

Omicidio di Giovanni Goffredo: il mesagnese, detto, “Pipaluru”, venne raggiunto da un gruppo di fuoco il 3 luglio 1989, in via San Francesco d’Assisi, nei pressi di casa del suocero, e morì il 19 luglio per le ferite causate dai colpi sparati da un fucile calibro dodici caricato a pallettoni.

L’episodio è stato ricostruito dalla Mobile e riscontrato dalle affermazioni rilasciate dai pentiti Massimo D’Amico e Giuseppe Leo, rispettivamente autore materiale del delitto e destinatario delle confidenze di uno degli autori. Sul luogo del delitto furono trovate una cartuccia Winchester calibro 12 e tre pallettoni. All’agguato prese parte anche Enzo Demilito, poi deceduto, che imbracciava un fucile. Pasimeni disse che la sera dell’agguato era a Mesagne a mangiare frise.

Tentato omicidio di Benito Nisi: il commando entrò in azione alla fine di agosto del1989, mentre stava uscendo dal carcere di via Appia. I proiettili calibro 7,65 furono esplosi il giorno successivo all’omicidio di Antonio Nisi, figlio di Benito, trovato carbonizzato nel bagagliaio di una Lancia Delta, rinvenutain contrada “Contardo”.

Omicidio di Tommaso Truppi avvenuto a San Pietro Vernotico la notte fra l’9 e il 9 aprile del 1989: il cadavere venne ritrovato sullo spiazzo della discoteca King’s accanto alla Bmw di colore bianco della stessa vittima. C’era una sola ferita alla testa, devastante perché alcuni frammenti del cervello vennero ritrovati sulla saracinesca di una rimessa che si trovava di fronte al punto in cui c’era il cadavere dell’uomo.

Omicidio di Leonardo Santoro, detto “Temperino”: avvenne il 19 settembre 94, in contrada “Colacurto”, alle porte di Carovigno e si trattò di una vendetta trasversale, stando alla dichiarazioni dei pentiti. Adriano Stano sarebbe stato il mandante, esecutori materiali Di Emidio, Salvatore Cappelli e Giuseppe Caputo “al fine di agevolare l’attività della Sacra Corona Unita, e in modo particolare della frangia che faceva capo a Salvatore Buccarella”.

Quindi l’omicidio in diretta di Santino Vantaggiato, seguito in diretta telefonica dalla polizia. Nell’intercettazione si sentono due spari e una raffica di mitraglietta. Poi le grida del boss Santo Vantaggiato: «Ehi! Uhe, cumpà... cumpà». Implorava d’essere risparmiato. Quindi ancora gli spari e quindi Vito Di Emidio, alias Bullone, oggi collaboratore di giustizia, mentre parla al telefono e con il calcio di una mitraglietta, colpisce alla testa Vantaggiato per ucciderlo e ordina a due suoi complici di continuare a sparare.

La Cassazione ha messo il punto al termine di un capitolo dolorosissimo che racconta di una Brindisi che per fortuna non esiste più. C’è qualcuno, però, che se l’è data a gambe per tempo, ed è ora ricercato dai carabinieri, inseguito da trent’anni di galera.

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