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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Torchiarolo

Domani l'interrogatorio della donna che ha ucciso a martellate il marito

TORCHIAROLO – Comparirà domani mattina, dinanzi al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce Carlo Cazzella, Maria Grazia Greco, 46 anni, assicuratrice di Torchiarolo, sottoposta a fermo l’altra notte dopo avere confessato di avere ucciso a martellate il marito Antonio Ingrosso, fabbro di Torchiarolo, nel pomeriggio del 7 gennaio. Il movente? I litigi continui dovuti ad un legame ormai consumato. Non si esclude che potesse esserci anche un’altra donna nella vita dell’ucciso.

TORCHIAROLO – Comparirà domani mattina, dinanzi al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce Carlo Cazzella, Maria Grazia Greco, 46 anni, assicuratrice di Torchiarolo, sottoposta a fermo l’altra notte dopo avere confessato di avere ucciso a martellate il marito Antonio Ingrosso, fabbro di Torchiarolo, nel pomeriggio del 7 gennaio. Il movente? I litigi continui dovuti ad un legame ormai consumato. Non si esclude che potesse esserci anche un’altra donna nella vita dell’ucciso.

L’uxoricida, difesa dall’avvocato Ladislao Massari, sarà sentita nel carcere di Lecce dov’è rinchiusa. Sempre nella mattinata di domani il medico legale Alberto Tortorella svolgerà l’autopsia sul cadavere di Ingrosso. L’uomo, come ha prima ammesso Ruggiero Greco, 81 anni, padre di Maria Grazia, e poi la stessa assassina, è stato ammazzato a colpi di martello alla testa. Tre, quattro, forse cinque. Il perito settore dovrà pure stabilire se oltre ad aver tentato di bruciare il cadavere, padre e figlia non abbiano tentato pure di farlo a pezzi con la sega e l’ascia recuperate nella palude vicino alla casa al mare dei Greco a Spiaggiabella di Torre Rinalda. Erano chiusi in un sacchetto. Anche il martello è stato recuperato. Lo avevano gettato lungo il tratto di strada che collega Surbo con Trepuzzi. Lo hanno confessato sia il padre sia la figlia.

Un omicidio che lascia increduli per come è stato commesso da una donna che non ha mai manifestato segui di squilibrio, aiutata nella fase più macabra dal padre che non sembra persona turbata. E’ stato proprio quest’uomo anziano, coinvolto in una sequela di atti da far accapponare la pelle. Non tanto la scoperta che la figlia aveva ammazzato il marito e il trasporto del cadavere, che non è certamente una cosa normale, ma i successivi tentativi messi in atto per cercare di far sparire il cadavere. L’ascia recuperata dai carabinieri è sporca di sangue. Probabilmente è stata usata per cercare di fare a pezzi il fabbro. Ma non è facile. Non solo ci vuole uno stomaco incredibile, ma anche forza. E poi c’è stato il tentativo di bruciarlo.

L’agghiacciante sequenza inizia verso le 16 di venerdì 7 gennaio. Alle 15,30 Antonio sta per uscire. Inizia un litigio. Uno dei tanti. La coppia è scoppiata da tempo. Non si sopportano e ogni motivo fa divampare il fuoco. A far scattare il litigio di venerdì scorso potrebbe essere stata la decisione di Maria Grazia Greco di vincolare i cinquantamila euro che ha avuto  dall’assicurazione per la morte della madre, vittima due anni or sono di un incidente stradale nel quale fu coinvolta la vettura condotta dal marito Ruggiero Greco.

La coppia si trova in cucina. Maria Grazia afferra il martello che sta sul tavolo e sferra un colpo alla fronte del marito. Lo tempesta di colpi. L’uomo si accascia e muore. Lei chiama il padre che la raggiunge da Surbo. Non sa ancora cosa è avvenuto. Quando lo scopre non ha la forza di opporsi alla figlia e lo asseconda nel piano allestito per far sparire il cadavere e simulare un sequestro di persona. Puliscono casa. Avvolgono il cadavere di Ingrosso in una coperta e lo caricano, passando dal garage, sul sedile posteriore della Hyundaj dell’anziano genitore. E si dirigono a Spiaggiabella, dove hanno la casa estiva. La loro vettura viene ripresa dalla telecamera privata posta lungo la strada. I carabinieri vedono nitidamente padre alla guida, figlia sul sedile destro e dietro un grosso fagotto.

Ma il filmato spunterà solo dopo la confessione. I due raggiungono la casa al mare. Scaricano il corpo, lo denudano e cercano di farlo a pezzi per potersene liberare con più facilità. Ma non ci riescono. E allora provano con il fuoco. Non riesce nemmeno questo tentativo. Allora, lo rimettono in macchina e lo vanno a scaricare a Casalabate, in un terreno in via Pesce Luna, dove domenica mattina, verso le 8 un signore lo troverà.

Nel frattempo (torniamo a venerdì) la donna sta mettendo in atto il suo piano. La vettura del marito è stata lasciata poco distante dal laboratorio di serramenti “Morettino”, in via Salvo D’Acquisto, appartenente alla vittima. Le chiavi sono inserite nel quadro di accensione, le luci sono accese, il telefono e le chiavi di casa e del laboratorio sono sul sedile di destra, mentre lo sportello lato guida è aperto. La messa in scena è perfetta per simulare un rapimento. Lei telefona più volte sul cellulare e i carabinieri troveranno le sue chiamate senza risposta. Ma su quel telefono non trovano altre chiamate che possano far risalire a chi ha prelevato e portato via il fabbro.

A mezzanotte del venerdì la donna chiama i carabinieri. E’ preoccupata, dice, perché il marito non si è ritirato e non risponde al telefono. Viene trovata la vettura. Lei si dispera. Accenna ad un probabile movente: “Mio marito doveva dare diverse migliaia di euro a qualcuno per un debito di gioco”. I carabinieri scavano nella vita dell’uomo, ma non trovano traccia di un tale debito. La donna è sempre più disperata. Domenica viene trovato il cadavere. Lo avevamo scritto domenica che il cadavere di un morto ammazzato ha tante cose da dire.

E in effetti i resti di Ingrosso, analizzati dal medico legale Alberto Tortorella, dicono immediatamente che è improbabile si tratti di un omicidio di malavita organizzata. I colpi alla testa, tutta quella violenza sul cadavere fanno pensare più a qualcosa di emotivo e alla successiva gestione da parte di persone fredde ma non lucide ed esperte. Nelle ore successive la svolta, grazie all’incontro dei carabinieri con un nipote dall’assassina. Il giovane (ha 22 anni) è andato sul posto per rendersi conto. Lì ci sono i carabinieri. Parla con loro della casa a Spiaggiabella. Il mistero è ormai risolto.

In casa a Spiaggiabella, in casa a Torchiarolo, nella Hyundai. Ovunque tracce di sangue. La donna continua a sostenere che la causa scatenante sono stati i continui litigi che ormai l’avevano portata all’esasperazione. Domani, nel corso dell’udienza di convalida di fermo di indiziato, potrebbe venir fuori qualche altro particolare sul movente.

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