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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Omicidio nel rione Cappuccini, contestati i futili motivi

Aggravante per Antonio Tafuro, 27 anni, in carcere per l’omicidio del padre. Sarà interrogato domani dal gip: “Non volevo ucciderlo”. Un solo fendente. Lunedì anche il conferimento dell'incarico per l'autopsia

BRINDISI – Un telefonino alla base della tragedia avvenuta nell’abitazione della famiglia Tafuro, nel rione Cappuccini di Brindisi: il pubblico ministero ha contestato anche l’aggravante dei futili motivi in relazione all’omicidio di Franco Tafuro, 50 anni, per il quale è in carcere il figlio Antonio, 27 anni, fermato come unico autore materiale dell’accoltellamento avvenuto nella notte tra venerdì e sabato.

Il movente e l'aggravante: il telefonino e la luce

Stando alla prima ricostruzione dei fatti, sulla base degli elementi raccolti dagli agenti della Squadra Mobile, la discussione nell’appartamento di via Favia sarebbe partita nel momento in cui il capofamiglia avrebbe rimproverato i figli per l’uso del telefonino anche la notte perché la luce del display gli impediva di dormire. Versione questa che lo stesso indagato, fermato dai poliziotti e portato nel carcere di via Appia, ha ammesso precisando di non aver voluto uccidere il padre. Continua a ripetere che si è trattato di una disgrazia e che lui stesso è intervenuto a soccorrere il genitore, morto in strada, proprio davanti al condominio. Ha cercato di tamponare la ferita con degli stracci trovati in cucina. Ma non c’è stato niente da fare.

La versione del figlio

Il giovane, inoltre, nel corso del primo interrogatorio reso al pm nell’immediatezza dei fatti, alla presenza del difensore Daniela d’Amuri, ha riferito di essere intervenuto nella discussione in un secondo momento. Il rimprovero sarebbe stato rivolto al fratello più piccolo, minorenne, che dormiva nella stessa camera del padre. Sentito il trambusto, Antonio Tafuro avrebbe raggiunto la stanza e – sempre secondo questa versione dei fatti – sarebbe stato il genitore ad avere un coltello. Un coltello da cucina, con il manico di colore nero. Trovato dai poliziotti e posto sotto sequestro.

La discussione sarebbe degenerata, il giovane a quel punto si sarebbe avvicinato al padre per sottrargli il coltello. Era buio. Non c’era la luce nella stanza e a quanto pare neppure nell’abitazione, forse perché staccata. La lama si è conficcata all’altezza del cuore. Un solo fendente. Mortale.

Interrogatorio e autopsia

Antonio Tafuro nella giornata di domani sarà interrogato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brindisi, Paola Liaci, al quale il pubblico ministero Luca Miceli, ha chiesto la convalida del fermo con l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio. Contestata come aggravante anche quella dei futili motivi, in aggiunta a quella relativa al grado di parentela. Nella giornata di domani, inoltre, è previsto il conferimento dell’incarico al medico legale Antonio Carusi per l’autopsia.

Gli agenti, intanto, potrebbero riascoltare in qualità di testimoni i familiari presenti sabato sera nell’abitazione di via Favia.

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