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Martedì, 23 Aprile 2024
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Traffico di clandestini via mare: arresti anche a Brindisi

Sono essere per la maggior parte brindisine e albanesi le sette persone arrestate all'alba di oggi, su ordinanza di custodia cautelare del gip di Lecce, dalla Guardia di Finanza di Lecce, Otranto e dallo Scico di Roma

Sono per la maggior parte brindisine (del capoluogo, di Fasano e Ostuni) e albanesi le sette persone arrestate all'alba di oggi, su ordinanza di custodia cautelare del gip di Lecce, dalla Guardia di Finanza nell'ambito di indagini coordinate dalla procura salentina su un traffico di clandestini nel Basso Adriatico. L'attività investigativa, culminata nei sette arresti, è stata condotta dai militari della Sezione operativa navale di Otranto, del Nucleo di polizia tributaria di Lecce e dello Scico di Roma, l'organo operativo della Guardia di Finanza che si occupa di contrasto alla criminalità organizzata. Sono stati numerosi negli ultimi tre anni gli arresti di scafisti brindisini, oltre che albanesi, da parte delle motovedette della Guardia di Finanza, impegnate nella caccia ai mezzi nautici che trasportano migranti o droga nel Canale d'Otranto. In un primo comunicato della Guardia di Finanza si parla, a proposito degli arresti odierni, di "gruppo transnazionale". 

Gli indagati e gli arrestati

Le persone indagate nell’indagine, denominata Caronte, sono le seguenti: Francesco Calamo, 49 anni, di Montalbano di Fasano; Cosimo Calò, 72 anni, di Ostuni; Marco Calò, 38 anni, di Ostuni; Giovanni Carabotti, 49 anni, di Montalbano di Fasano; Dimitrios Chalkias, detto Micio, 42 anni, di Preveza (Grecia); Aso Ismail, alias Ianni, iracheno di 44 anni, residente a Galaxia Acti (Grecia); Giovanni Maiorano, alias Gianni, brindisino di 40 ani, residente a Veglie; Giovanni marciano, 53 anni di Casalnuovo, Napoli, ma residiente a Ostuni; Antonio Massaro, alias Uccio Tarzan, 62 anni di Brindisi; Cosimo Massaro (Mino), 35 anni, di Brindisi, figlio di Antonio Massaro; Antonio Natola, 53 anni, nato a Fasano ma residente a Brindisi allo stesso domicilio dei Massaro; Antonio Prudentino, 41 anni, residiente a Villanova di Ostuni: per tutti costoro la procura di Lecce aveva richiesto misure cautelari al gip.

Gli arrestati dell'Operazione Caronte-2

In carcere è finito il solo greco-iracheno Aso Ismail, Agli arresti domiciliari sono stati assegnati i due Massaro Antonio e Mino, Cosimo Calò, Francesco Calamo, Giovanni Carabotti, e Antonio Natola. Ci sono anche altri indagati nei confronti dei quali non è stata fatta alcuna richiesta di misura cautelare: Nedeliko Banicevic, Giuseppe Carone, Pedraq Franovic, Giuseppe Galantino, Antonio Melacca, Silvio Pantano, Zoran Vlaovic. Nei confronti dei due Calò, Chalkias, Calamo, Carabotti, Maiorano, Marciano, Natola, Prudentino e i due Massaro (padre e figlio ritenuti al vertice dell’organizzazione) viene mossa l’accusa di associazione per delinquere nel favoreggiamento al fine di profitto dell’immigrazione clandestina. 

Le indagini anche in Albania, Grecia e Cipro

L’indagine ha avuto origine nel 2014, con l’inoltro alla Direzione Distrettuale Antimafia salentina  di un’informativa da parte del Gico di Lecce. Al centro, le attività  di alcuni storici contrabbandieri brindisini, i quali, in collaborazione con soggetti operanti in Montenegro, Grecia ed Albania, favorivano l’ingresso illegale nel territorio nazionale di numerosi migranti di origine extracomunitaria sfruttando esperienza e relazioni legate al loro passato nel traffico delle “bionde”.

Le intercettazioni: coinvolto un avvocato

Dopo due anni di attività investigative, le “fiamme gialle” avevano acquisito abbondante materiale probatorio sui rapporti tra il gruppo dei brindisini e i soggetti indagati residenti in Grecia e Albania, questi ultimi fiduciari dell’organizzazione criminosa transnazionale per il reclutamento dei migranti da trasportare in Italia via mare, e utilizzando la costa della Puglia meridionale, e sulle attività di ricerca di imbarcazioni adatte alla traversata, e degli scafisti che le pilotassero.  Facevano parte della struttura anche i “pali” (retaggio pure questo del contrabbando di sigarette) da appostare presso le basi navali della Finanza per segnalare l’uscita in mare delle motovedette. Dato che venivano trasmessi agli equipaggi delle imbarcazioni con i clandestini a bordo.

La rotta del traffico di migranti-2

Ciò rendeva necessario organizzare sinergie con le forze di polizia degli altri Paesi interessati al traffico, e pertanto il  II Reparto del comando generale della Finanza e lo Scico di Roma  si attivavano in tal senso, giungendo a diverse riunioni  con gli investigatori greci e albanesi. Da ciò risultava una “proficua attività di cooperazione di polizia che conduceva allo scambio di rilevanti informazioni con la Guardia Costiera ellenica, con funzionari doganali ciprioti, funzionari del Crime Police Department della polizia montenegrina ed albanese, cui seguiva l’inoltro di apposite rogatorie internazionali della magistratura Leccese.

Sei imbarcazioni intercettate

In questo esteso scenario investigativo in cui avevano parte importante, oltre al Nucleo di Polizia Tributaria di Lecce ed allo Scico di Roma,  anche la Sezione Operativa Navale di Otranto e le compagnie della Guardia di Finanza di Otranto e Fasano, i militari delle “fiamme gialle” giungevano tra il mese di agosto 2014 e giugno 2015  a intercettare sei spedizioni di esseri umani episodi migratori, con il sequestro di altrettanti natanti e l’arresto in flagranza di reato dei relativi  scafisti (non presenti tuttavia tra i destinatari dell’odierna misura cautelare), e in cui venivano rintracciati oltre 150 migranti, in prevalenza siriani ma anche iracheni e somali.

Grazie alla ricostruzione rese possibili dalle intercettazioni effettuate dagli investigatori,  si riuscivano a ricostruire anche le rotte migratorie dai Paesi di origine sino alle sponde turche, e da qui all’area metropolitana di Atene, dove operavano i centri clandestini di sosta per i gruppi diretti in Italia. Al momento opportuno, i migranti venivano trasportati con dei camion sulla costa prescelta per l’imbarco, preferibilmente quelle dell’Epiro più vicine al Salento, passaggio che costava circa 4500 euro per ognuno dei trasportati.  Dietro tutto ciò, c’era un’organizzazione criminale  composta da 26 soggetti di origine italiana greca ed albanese, sei dei quali dimoranti in Grecia ed Albania, rimasti allo stato non compiutamente identificati, tutti denunciati alla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce che ha infine richiesto al giudice delle indagini preliminari le ordinanze di custodia cautelare a carico dei principali componenti del gruppo criminale (sei italiani ed un greco di origini irachene) per favoreggiamento all’immigrazione clandestina aggravata dal fine di trarne profitto esponendo la persona trasportata a pericolo di vita e dalla trans-nazionalità delle condotte. Disposto anche il sequestro di una imbarcazione utilizzata per l’illecito traffico. 

Tentarono di comprare anche unità dismesse dalla Finanza

“A margine delle attività compiute  - spiega la Guardia di Finanza - veniva pure accertato come uno dei capi dell’organizzazione, un soggetto brindisino (Antonio Massaro, ndr), cercasse di reinvestire parte dei proventi dell’illecita attività partecipando a gare pubbliche per l’acquisto di imbarcazioni dismesse dalla flotta della Guardia di Finanza in quanto dichiarate fuori uso. Tale attività veniva svolta dapprima utilizzando una società avente sede in Albania intestata al figlio e successivamente, risultando tale società esclusa per varie inadempienze ed irregolarità eccepite durante le procedure di aggiudicazione, anche mediante prestanome e compiacenti società con sede in Montenegro ove tali imbarcazioni erano destinate per essere rivendute ad operatori commerciali del settore. I tentativi di acquisto delle imbarcazioni, peraltro di modestissimo valore, non andavano a buon fine, salvo in soli due casi, per irregolarità nella presentazione delle offerte o inadempienze nei pagamenti”.

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