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Cronaca Francavilla Fontana

Operazione Reverse, dissequestrati beni e conti correnti della Cometalf

FRANCAVILLA FONTANA – Dissequestrati tutti i beni e i conti correnti bancari della ditta Cometalf di Francavilla Fontana, intestata a Maria Giuseppa Lonoce. Il tribunale del riesame di Brindisi (presidente Perna, giudici Testi e Cacucci) ha accolto la tesi del difensore della Lonoce, avvocato Michele Fino, disponendo il rientro nel possesso sia dell’azienda che stocca materiale ferroso, sia dei mezzi, sia di immobili residenziali e dei conti bancari che era posti sotto sequestro per equivalente nell’ambito di una indagine su una presunta evasione fiscale di svariati milioni.

FRANCAVILLA FONTANA – Dissequestrati tutti i beni e i conti correnti bancari della ditta Cometalf di Francavilla Fontana, intestata a Maria Giuseppa Lonoce. Il tribunale del riesame di Brindisi (presidente Perna, giudici Testi e Cacucci) ha accolto la tesi del difensore della Lonoce, avvocato Michele Fino, disponendo il rientro nel possesso sia dell’azienda che stocca materiale ferroso, sia dei mezzi, sia di immobili residenziali e dei conti bancari che era posti sotto sequestro per equivalente nell’ambito di una indagine su una presunta evasione fiscale di svariati milioni.

L’avvocato Fino ha sostenuto che le operazioni contabili effettuale dalla Cometalf, anche se inesistenti era oggettivamente esistenti perché il denaro era comunque servito per portare avanti l’azienda che ha un giro di affari consistente. Se poi queste fatture sono state emesse da un soggetto diverso non è responsabile la ditta che le ha ricevute. Così come previsto dall’articolo 2 della legge 74 del 2000 in materia di imposte sui redditi e come sostenuto in una sentenza della Cassazione del 2010. E quindi c’è stato il dissequestro.

L’operazione risale allo scorso novembre. La Guardia di finanza della Compagnia di Francavilla Fontana, su decreto del giudice per le indagini preliminari, sottopose a sequestro ai titolari delle ditte “Fasanelli” e “Cometalf” otto tra autocarri, auto e moto, immobili commerciali e residenziali e conti correnti per circa 234mila euro. In tutto, 3 milioni di euro, quanti le due ditte, secondo le indagini, ne avrebbero evasi su 14 milioni di entrate: 12 milioni la Cometalf Srl e 4,5 la Fasanelli, entrambe con sede e depositi nella città degli Imperiali. Gli indagati sono Arcangelo e Giuseppe Fasanelli della ditta “Fasanelli”, e Maria Giuseppa Lonoce della Cometalf.

La titolare della Cometalf si affida all’avvocato Michele Fino che propone Riesame. Mentre l’altra azienda, almeno, sino ad ora non ha ritenuto di percorrere questa strada. Ha avuto ragione Fino. La sua tesi è stata accolta è il sequestro in equivalente (vengono bloccati beni per un ammontare pari alla somma evasa) revocato, per cui l’azienda potrà riprendere a lavorare.

L’operazione fu denominata “Reverse”. Tutto comincia il 22 maggio del 2008, quando una pattuglia della Guardia di Finanza blocca nei dintorni di Francavilla un camion  carico di “fluff”, vale a dire pezzi ricavati dalla demolizione di un veicolo. Non solo la verifica contabile ma anche un accertamento da parte dell’Arpa, che rileva nel carico  la presenza di sostanze pericolose non indicate nelle bolle. Su questa base, la Gdf  il 14 luglio sequestra 4mila tonnellate di materiali metallici e un’area di 7.200 metri quadrati alla ditta Cometalf.

Il 28 gennaio del 2009 è il gip a confermare le risultanze investigative, disponendo il sequestro preventivo degli stessi beni immobili, attrezzature e rottami. La Cometalf viene passata al microscopio anche dal punto di vista fiscale, ed emerge che c’è un evasione di 10 milioni di euro in relazione ai redditi, e di due milioni per l’Iva.  Segue a ruota, sino al 2010, l’accertamento a carico della Fasanelli: qui l’evasione sui redditi è di 4 milioni, e quella Iva è di 500mila euro circa. Le imposte dirette effettivamente evase ammontano a tre milioni.

La Fasanelli, secondo gli investigatori, avrebbe omesso totalmente di dichiarare i redditi. La prima invece – sostiene la Gdf -, per abbattere gli utili, aveva fatto ricorso ad un volume di acquisti e forniture certificate da ditte  compiacenti attraverso fatture gonfiate. Ma, come ha dimostrato l’avvocato Fino, le operazioni fiscali anche se inesistenti erano oggettivamente esistenti perché il denaro serviva per far funzionare l’azienda e non era certo distratto per altro.

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