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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Ostuni / Villanova

L'ecomostro di Villanova va in rovina. A ogni crollo "spunta un pezzo di cielo"

Ore 10.30. Il braccio meccanico di un caterpillar afferra il primo pilastro, trancia i cavi in ferro. Cade giù il primo pezzo di cemento. L'ecomostro di Ostuni ha davvero le ore contate. Probabilmente già stasera, o forse domani, non ne resterà che un cumulo di macerie.

OSTUNI - Ore 10.30. Il braccio meccanico di un caterpillar afferra il primo pilastro, trancia i cavi in ferro. Cade giù il primo pezzo di cemento. L’ecomostro di Ostuni ha davvero le ore contate. Probabilmente già stasera, o forse domani, non ne resterà che un cumulo di macerie. Doveva essere un albergo, realizzato trent’anni fa a picco, sul mare. E’ stato a lungo un obbrobrio che ha deturpato lo skyline di Villanova, fatto di villette appollaiate sulla costa, attorno al porticciolo, alcune belle, altre un po’ meno.

“Man mano che viene giù, spunta un pezzo di cielo” ha commentato ad alta voce, riferendosi all’orribile costruzione in procinto d’essere distrutta, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, in prima fila per assistere allo “spettacolo” accanto all’assessore regionale all’Urbanistica, Angela Barbanente, e al sindaco di Ostuni, Domenico Tanzarella, colui il quale si è battuto con determinazione, attraversando quattro processi penali e una dozzina di giudizi amministrativi, e ha voluto fortemente che l’ok all’abbattimento non restasse su carta. La ditta che si occuperà dell’intera opera è una società di Perugia che si è aggiudicata l’appalto, una procedura delicata che è passata al vaglio della Procura della Repubblica. Il costo dei lavori è di 160mila euro, finanziati per metà dalla Regione Puglia.

Le interviste prima dell'avvio dell'opera di abbattimento-2Ostuni si è riappropriata di uno scorcio oggettivamente bello, a un passo da una caletta, nota come il “bagno dei cavalli” che ora potrà divenire il simbolo di un turismo ecosostenibile, piuttosto che appesantito dal cemento. C’erano i ragazzi delle scuole, Legambiente, molti cittadini. Bisogna prevenire l’abusivismo edilizio, ha detto Vendola “uscendo fuori dalla logica dei condoni e delle sanatorie, che è la logica che ha segnato gli ultimi trent’anni di storia italiana, sapendo che il consumo di suolo è un delitto per un Paese delicato, fragile e prezioso come l’Italia, difendendo la costa che già è sottoposta all’aggressione dell’erosione, e che non può subire ulteriori colate di cemento. Avendo l’idea che il turismo può essere fatto con una infrastrutturazione leggera e rispettosa degli ecosistemi”.  

“Abbiamo messo a disposizione risorse economiche per aiutare i sindaci negli abbattimenti e sinora abbiamo avuto solo due richieste, dalla Procura di Lecce e dal sindaco di Ostuni – ha aggiunto Vendola - l’invito che rivolgo ai sindaci dei territori più belli, delle città incantate che hanno la violenza di alcuni immobili abusivi sul loro territorio, è di chiederci il sostegno economico. Siamo disponibili a darlo. Abbattere un ecomostro non significa togliere qualcosa, ma restituire qualcosa a tutti”. “Noi vogliamo una ricchezza compatibile con la bellezza – ha concluso -  fondata sul recupero, la conservazione, la valorizzazione. L’esortazione a tutti i sindaci, è diamoci coraggio, continuiamo a riprenderci la bellezza”.

Hanno assistito all’avvio della demolizione anche il prefetto Nicola Prete, il questore Roberto Gentile, il comandante dei carabinieri di Fasano, Gianluca Sirsi, il comandante della capitaneria di porto di Brindisi, Mario Valente. I vigili del fuoco del comando provinciale di Brindisi e del distaccamento di Ostuni hanno effettuato le opportune verifiche di sicurezza. Poi, dopo l’inno nazionale, l’avvio. “Ostuni può essere orgogliosa” ha chiosato Vendola. Orgoglioso lo era effettivamente il sindaco uscente, Tanzarella. E’ una battaglia vinta: la polvere e i detriti sbriciolati, mai come stamani, hanno avuto valenza simbolica. E’ l’edilizia selvaggia, l’idea che ovunque si possano affastellare mattoni oscurando paesaggi, facendo scempio di macchia mediterranea, che va in rovina. 

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