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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Mesagne

Otto anni al pentito Ercole Penna

BRINDISI – Otto anni al pentito Ercole Penna, il collaboratore di giustizia che ha messo in chiaro la rete più recente di affari e riciclaggio dei nuovi gruppi nati nel brodo di coltura della Sacra corona unita, che hanno sempre Mesagne come centro di equilibrio ma filiali per il business a Francavilla Fontana, Brindisi, Ceglie Messapica e altri centri. Penna - che aveva rinunciato a presenziare - è stato giudicato con il rito abbreviato dal giudice dell’udienza preliminare di Lecce, Marco Cazzella (l’indagine è infatti della Direzione distrettuale antimafia salentina), in una anticipazione – se così si può definire – del processo ordinario alle nuove colonne della Scu del Brindisino colpite il 29 settembre 2010 dall’Operazione Calipso del Ros dei carabinieri. Il pm antimafia Alberto Santacatterina aveva chiesto 10 anni, ma il giudice ha accolto le richieste dell’avvocato Sergio Luceri, che ha difeso il collaboratore di giustizia, emettendo un giudizio con una pena inferiore.

BRINDISI – Otto anni al pentito Ercole Penna, il collaboratore di giustizia che ha messo in chiaro la rete più recente di affari e riciclaggio dei nuovi gruppi nati nel brodo di coltura della Sacra corona unita, che hanno sempre Mesagne come centro di equilibrio ma filiali per il business a Francavilla Fontana, Brindisi, Ceglie Messapica e altri centri. Penna - che aveva rinunciato a presenziare - è stato giudicato con il rito abbreviato dal giudice dell’udienza preliminare di Lecce, Marco Cazzella (l’indagine è infatti della Direzione distrettuale antimafia salentina), in una anticipazione – se così si può definire – del processo ordinario alle nuove colonne della Scu del Brindisino colpite il 29 settembre 2010 dall’Operazione Calipso del Ros dei carabinieri. Il pm antimafia Alberto Santacatterina aveva chiesto 10 anni, ma il giudice ha accolto le richieste dell’avvocato Sergio Luceri, che ha difeso il collaboratore di giustizia, emettendo un giudizio con una pena inferiore.

Ercole Penna, che rispondeva di reati compresi tra il 416 bis alla detenzione ed allo spaccio degli stupefacenti, dovrà altresì risarcire le parti civili rappresentate dal Comune di Mesagne e dalla locale associazione antiracket. Il Gup ha quantificato in 100mila euro il risarcimento per la municipalità mesagnese, rappresentata dall’avvocato Annalisa Valente, e in una provvisionale di 20mila euro il riconoscimento per il comitato antiracket, tutelato in giudizio dall’avvocato Carmelo Molfetta (l’associazione ha dunque titolo per eventuali altre azioni in sedi diverse).

Penna passò alla collaborazione con gli inquirenti poco più di un  mese dopo l’arresto del 29 settembre. Egli confermò di essere ciò che gli investigatori sapevano già: uno dei due capi, l’altro era Daniele Vicientino, del gruppo collegato ai boss detenuti Massimo Pasimeni e Antonio Vitale. Nel corso della collaborazione, Penna rivelò ai pm e ai dirigenti della squadra mobile brindisina e del commissariato di Mesagne, Francesco Barnaba e Sabrina Manzone, anche la struttura dell’altro gruppo della nuova Scu, quello comandato dal latitante Francesco Campana, e collegato ai capi storici, come Giuseppe Rogoli. Cosa ancora più importante, Penna descrisse il sistema e gli uomini delle attività di finanziamento e di riciclaggio della Scu sia a Brindisi che a Francavilla Fontana, consentendo alla polizia di condurre il 28 dicembre 2010 l’Operazione Last Minute contro il gruppo Campana in varie città della provincia.

Gran parte delle rivelazioni di Penna sono inoltre al centro di altre attività di indagine coperte da stretto riserbo, che riguardano anche connivenze politiche e coperture in ambienti imprenditoriali. Nel frattempo carabinieri e polizia sono riusciti a catturare tutti i latitanti delle due operazioni, a partire da Francesco Campana (la Polizia di Stato) e Daniele Vicientino (l’Arma). Di particolare interesse investigativo le relazioni tra i gruppo Penna e Vicientino e un personaggio di grosso calibro del contrabbando pugliese, come Albino Prudentino, che fu a capo di una delle ultime organizzazioni attive anche dopo l’Operazione Primavera del 2000, che sradicò dal Brindisino e dalla regione le società di trafficanti di tabacchi lavorati esteri, ormai dominate dall’ala violenta, quella dei “blindati”.

Prudentino aveva ricostruito i propri affari tra Grecia, Albania e Malta, rifornendo – secondo gli investigatori della Finanza di Bari – anche clan mafiosi siciliani, e intrattenendo affari con esponenti della magia russo-ellenica di stanza al Pireo, dove operavano anche le banche che lavavano i dollari del contrabbando. L’Operazione Ellas mise fine a tutto ciò, ma Prudentino – tornato in circolazione dopo non molto tempo – si spostò in Albania dove nel corso dell’operazione del Ros del settembre 2010 gli sono stati sequestrati patrimoni immobiliari, società e anche un casinò che avrebbe aperto i battenti il giorno dopo.

Come sempre è stato nelle relazioni pericolose tra contrabbando e Scu, quest’ultima ha cercato anche nel caso preso in considerazione dall’Operazione Calipso di utilizzare i progetti avanzati del primo per allargare i propri orizzonti: il sodalizio tra Penna, Vicientino e Prudentino aveva come obiettivo la costruzione di una egemonia sul gioco elettronico e sulle scommesse on line, sia assumendo il controllo effettivo di sale e agenzie, sia obbligando tutti ad utilizzare le proprie slot. “Questo è il futuro”, disse Vicientino in una delle ultime intercettazioni. Ma è arrivata prima la legge.

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