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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Ceglie Messapica

“Paga o ti ammazziamo”: arrestati

CEGLIE MESSAPICA – Un calvario lungo un anno e mezzo. Poi la forza di denunciare, mettendo nelle condizioni la polizia di incastrare la banda di usurai ai quali si era rivolto nel tentativo di salvare dai debiti l’azienda di famiglia.

CEGLIE MESSAPICA – Un calvario lungo un anno e mezzo. Poi la forza di denunciare, mettendo nelle condizioni la polizia di incastrare la banda di usurai ai quali si era rivolto nel tentativo di salvare dai debiti l’azienda di famiglia.

Ma a fronte di una necessità finanziaria iniziale di 30.000 euro si sarebbe ritrovato nell’arco di 18 mesi a versare nelle casse della malavita oltre 74.000 euro.

Una somma talmente esorbitante da spingerlo strada facendo a ricorrere ad altri prestasoldi poco raccomandabili, che a loro volta, disposti a concedergli un prestito di 18.000 euro, gli avrebbero spillato in pochi mesi oltre 27.000 euro.

Ed una valanga di cambiali pendenti, per un ammontare complessivo di 26.500 euro. Un salasso. Una pressione finanziaria e psicologica resa ancora più grave e pesante dalle continue minacce cui era sottoposto: “Paga o ti ammazziamo. Non prima di aver rovinato te e la tua famiglia”.

Ma la forza di uscirne fuori ha prevalso sulla paura e così la vittima, un imprenditore edile di 38 anni di Ceglie Messapica, ha trovato il coraggio di ribellarsi, di spezzare la lenta agonia, favorendo l’attività investigativa e mettendo nelle condizioni gli agenti del Commissariato di Pubblica sicurezza della Città bianca di incastrare in flagranza gli aguzzini.

In carcere, con l’accusa di usura, minacce ed estorsione, sono così finiti in quattro:  Francesco Paolo Mazza (61 anni, di San Giuseppe di San Marzano, in provincia di Taranto, alle spalle precedenti specifici per estorsione e danneggiamenti), Antonio Vacca (41 anni, di Grottaglie, in provincia di Taranto), Antonio Magnifico (44 anni, di Casamassima e residente a Rutigliano, in provincia di Bari) e Raffaella Ceci (41 anni, di Bari, residente a Turi).

Ai due, presunti strozzini tarantini vengono contestate le richieste di denaro relative al primo credito concesso all’imprenditore cegliese: 30.000 euro a fronte dei 74.000 euro che si sarebbe visto costretto a restituire. Alla coppia barese, invece, gli investigatori addebitano il secondo finanziamento (18.000 euro destinato a lievitare, in sede di restituzione, a circa 53.000 euro). Interessi da capogiro, tra il 20 e il 30 per cento. Un vicolo cieco, quello nel quale la malavita tarantina e barese dedita all’usura aveva  imbottigliato l’imprenditore commerciale cegliese.

I primi due arresti risalgono al 18 luglio scorsi, “secretati” in attesa che l’operazione di polizia, coordinata dal Dirigente del Commissariato di Pubblica sicurezza di Ostuni, Francesco Angiuli, producesse il secondo blitz. A finire in manette per primi, i due presunti usurai tarantini, catturati al termine di controlli e appostamenti.  L’arresto è avvenuto nel centro abitato di Ceglie, là dove si sarebbe consumato l’ennesimo contatto tra Mazza, Vacca e l’imprenditore. La polizia è intervenuta beccando in flagranza i due, proprio mentre, giunti sul luogo dell’appuntamento a bordo di una Fiat Cinquecento, tentavano di convincere la vittima a pagare le somme richieste.

E mentre i due venivano associati presso la Casa circondariale di Brindisi,  a disposizione dell’Autorità giudiziaria, le indagini proseguivano: nel mirino la seconda colonna criminale, stavolta targata Bari. L’appuntamento tra vittima e carnefici era fissato per ieri. Magnifico e la donna si sono presentati a Ceglie Messapica, a bordo di una potente “Mercedes Cls”. Anche in questo caso, di fronte all’impossibilità manifestata dall’imprenditore a versare la “rata” richiesta, sarebbe seguita una violenta aggressione verbale, con minacce di morte.

Non solo. I due avrebbero mollato sul posto la vittima, per recarsi rapidamente e con intenzioni altrettanto malevoli presso il laboratorio artigianale della moglie dell’imprenditore: “Spacchiamo tutto. Poi vediamo se paghi”. Ma a bloccare sull’uscio dell’opificio i due “esattori” baresi, ci hanno pensato ancora una volta gli agenti del commissariato, che hanno tratto in arresto, sempre in flagranza, la coppia. Magnifico è stato associato presso il carcere di Brindisi, mentre la donna è stata trasferita presso la sezione femminile del carcere di Lecce.

Le indagini, coordinate dal Sostituto procuratore presso il tribunale di Brindisi, Raffaele Casto, puntano a fare luce sul ruolo dei quattro nelle rispettive e distinte organizzazioni criminali dedite all’usura e all’estorsione. L’attività investigativa, dunque, prosegue alacremente.

Alla luce dei documenti emersi e delle tracce contabili (per lo più cambiali) rinvenute nel corso delle diverse perquisizioni domiciliari, gli inquirenti ritengono di aver raccolto elementi utili a risalire ai due sodalizi malavitosi e alle attività connesse.

A seguito del blitz eseguito dalla polizia, sono giunte anche le congratulazione del Questore di Brindisi, Alfonso Terribile: “Desidero esprimere il mio più vivo compiacimento al Dirigente del Commissariato di Pubblica sicurezza di Ostuni e al personale tutto per il brillante risultato investigativo conseguito con l’arresto di quattro soggetti ritenuti responsabili di tentata estorsione ed usura”.

“L’aspetto caratterizzante che merita di essere sottolineato - aggiunge il questore - è costituito dalle spiccate capacità investigative messe in luce dal Dirigente e dai suoi collaboratori nell’essere riusciti a cogliere i malviventi nella flagranza del reato e, quindi, a porre in essere con sapiente fiuto investigativo, la fondamentale precondizione per un risultato tanto brillante quanto concreto”.

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