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Cronaca

Parlamentarie: le indagini comune per comune

BRINDISI - C’è un passaggio nella formulazione delle ipotesi d’accusa che fa ritenere che l’attività investigativa non sia conclusa a carico delle persone coinvolte nel mega business della parlamentarie. Sì, business, perché la posta in gioco (oltre al contributo di un euro per i votanti) era ed è stata alta.

BRINDISI - C’è un passaggio nella formulazione delle ipotesi d’accusa che fa ritenere che l’attività investigativa non sia conclusa a carico delle persone coinvolte nel mega business della parlamentarie. Sì, business, perché la posta in gioco (oltre al contributo di un euro per i votanti) era ed è stata alta, l’inclusione nelle liste previste da una legge elettorale bocciata dalla Consulta e quindi l’elezione certa al Parlamento. Il passaggio è il seguente: “al fine di procurare ad altri non identificati un vantaggio”.

Chi sono questi “altri non identificati” che hanno ottenuto un vantaggio dall’inclusione di falsi nomi negli elenchi e di false schede nelle urne? Lo si vedrà in seguito, le indagini sono chiuse ma ci sono ancora diverse sedi in cui i tasselli che mancano ancora al focus investigativo sulle primarie parlamentarie Sel – Pd potranno emergere ed essere incastrati insieme al resto. Perché se qualcuno ha falsificato gli elenchi, come è stato ormai sufficientemente provato, lo ha fatto per una precisa ragione. Ancora “ignota” così come lo sono i beneficiari.

Entrando nel dettaglio dell’inchiesta che si è conclusa il 14 gennaio, poco prima che iniziasse il giro di notifiche degli avvisi di fine indagine a carico di 30 persone in tutta la provincia, il reato contestato è la falsità in scrittura privata in concorso. L’accusa è articolata in nove punti, tanti quanti sono i comuni in cui sono state effettuate verifiche a campione. Si badi bene, non tutti i comuni in cui secondo l’autore dell’esposto che ha dato impulso alle indagini, Franco Colizzi, si sono verificate le anomalie denunciate. Ma quelli in cui si è concentrata l’attività investigativa della Digos su delega del procuratore aggiunto Nicolangelo Ghizzardi.

Il primo in elenco è Torre Santa Susanna, dove si sarebbero occupati delle operazioni di voto il 30 dicembre 2012 Francesco Diviggiano, Francesca Epifani, Roberta Rossetti e Vincenzo Birtolo: costoro “in qualità di componenti del seggio per le elezioni primarie per la scelta dei parlamentari del Partito democratico e di Sel in vista delle elezioni politiche del 2013, al fine di procurare ad altri non identificati un vantaggio, falsificavano la firma di almeno 19 elettori iscritti nel registro dei votanti nel Comune di Torre Santa Susanna, elettori che invece non avevano votato, falsificando altresì i dati numerici del verbale del seggio e della tabella di scrutinio attestanti un falso numero di schede votate: verbale e tabella di cui lasciavano che altri e in particolare il comitato provinciale Italia Bene Comune, o comunque, altro organismo a ciò deputato, ne facesse uso per la scelta delle persone da candidare. Con conseguente danno per Colizzi Francesco”.

Segue Brindisi, stesse accuse, rivolte a Pietro Giosa, Paolo Melcore e Alessia Vulpitta: 9 il campione di elettori analizzato. Poi Latiano con Pietro De Giuseppe Lovecchio, Giuseppe Leonardo Carlucci, Antonio Delli Fiori e un campione di 3 elettori; Carovigno con Maria Filomena Magli, Mariano Salvatore Cavassa e Francesco Carmelo Orlandino, con ben 281 elettori la cui firma è stata falsificata; Cisternino con Donato Zizzi, Vito Laghezza, Roberto Pinto, Pierluigi Loparco, Giuseppe Losavio, e un elettore (preso a campione) la cui firma è stata falsificata; Mesagne con Domenico Rogoli, Andrea Poci e Stefania Dello Monaco, con un campione di 6 elettori le cui firme son state falsificate; San Vito Dei Normannni con Angelo Raffaele Picoco, Vincenzo Sardelli, Alessandro Petrucci e un campione di 7 elettori mai andati a votare; Torchiarolo con Alessandro Stella, Paolo Tondo, Gianpiero Orlando, con un campione di un elettore la cui firma è stata falsificata; Erchie con Giuseppe Morleo, Vincenzo Bianco, Cosimo Scarciglia, con un campione di 3 elettori le cui firme sono state falsificate.

Il campione di elettori cui si fa riferimento è composto da persone che, ascoltate da personale Digos, hanno affermato di non aver mai raggiunto il seggio e di non avere avuto intenzione alcuna di recarvisi per esprimere la propria preferenza, versando per altro un euro di propria tasca.

I parlamentari eletti poi nel 2013, perché inseriti in posizione utile sono Toni Matarrelli, Salvatore Tomaselli ed Elisa Mariano. Nessuno di loro ha preso oggi la parola per commentare le risultanze dell’inchiesta conclusa e dell’atto notificato che è il preludio, per definizione, all’esercizio dell’azione penale da parte del pm che potrebbe a breve (decorsi i 20 giorni di tempo concessi agli indagati per presentare memorie o rendere interrogatorio) procedere con la citazione diretta a giudizio.

L’unica reazione politica alla bufera parlamentarie è firmata da Gaetano Cataldo, coordinatore di Sel Puglia: “Non vi fu alcuna sottovalutazione da parte della segreteria regionale e dai comitati di garanzia regionale e nazionale delle parlamentarie di Sel. I livelli nazionali e regionali hanno considerato attentamente gli elementi prodotti da Franco Colizzi”.

“Resta ferma la convinzione che – conclude – se ci sono stati reati, una volta accertati Sel farà valutazioni conseguenti, ma il lavoro svolto da centinaia di volontari non può essere descritto come una truffa ai danni di chi ha voluto partecipare alle primarie per i deputati”.

 

 

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