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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Oria

Patisso-Conte assolti pure in Appello

ORIA - La Corte di Appello di Lecce (presidente Conte) ha confermato la sentenza del Tribunale di Brindisi (presidente Perna) con la quale venivano assolti nel marzo 2009, perché il fatto non sussiste, il sindaco pro tempore Sergio Ardito, il funzionario comunale Leonzio Patisso, il vigile urbano Gilberto Conte ed altri 12 tra consiglieri ed impiegati del Comune di Oria. La necessità di confermare in appello la sentenza di assoluzione del tribunale, con la formula più ampia prevista dall’ordinamento, era così evidente che non è stata applicata neppure la prescrizione dei reati intervenuta nel frattempo ed invocata dalla stessa pubblica accusa in udienza.

ORIA - La Corte di Appello di Lecce (presidente Conte) ha confermato la sentenza del Tribunale di Brindisi (presidente Perna) con la quale venivano assolti nel marzo 2009, perché il fatto non sussiste, il sindaco pro tempore Sergio Ardito, il  funzionario comunale Leonzio Patisso, il vigile urbano Gilberto Conte ed altri 12 tra consiglieri ed impiegati del Comune di Oria. La necessità di confermare in appello la sentenza di assoluzione del tribunale, con la formula più ampia prevista dall’ordinamento, era così evidente che non è stata applicata neppure la prescrizione dei reati intervenuta nel frattempo ed invocata dalla stessa pubblica accusa in udienza.

Leonzio Patisso, già responsabile dei servizi istituzionali del Comune e stretto collaboratore del sindaco Sergio Ardito,  veniva arrestato l’1 luglio 2003 e dopo tre giorni in carcere ha trascorso sei mesi agli arresti domiciliari con l’imposizione dell’obbligo di dimorar fuori da Oria subito dopo il periodo massimo di carcerazione preventiva, restando sospeso dal servizio e senza stipendio per tre anni e 10 mesi. La moglie Lorenza Conte già presidente del Consiglio Comunale di Oria e capogruppo dei Ds era stata costretta a dimettersi nel luglio 2003 dopo l’arresto del marito e del fratello vigile urbano

Gilberto Conte, difeso dall’avv. Pasquale Fistetti e Roberto Palmisano difensore anche del Patisso, era accusato di peculato per avere utilizzato il telefono del servizio di assistenza anziani, dove era stato trasferito con provvedimento punitivo,  nel giugno-luglio 2002 per fare alcune telefonate private (quantificate in 14 euro dalla difesa) mentre invece Leonzio Patisso era accusato, in ben 11 capi di imputazione, di abuso d’ufficio, falso e peculato per l’acquisto nel 2001 dell’autovettura del servizio di assistenza anziani, nella gestioni dei telefonini assegnati ai dipendenti e amministratori comunali e per avere recuperato nel 2000 una Fiat multipla del servizio di Assistenza Anziani sinistrata in seguito ad una missione a Vienna dell’ assessore Caramia, del consigliere Nicola D’Ippolito e dell’allora sindaco Sergio Ardito.

Il peculato era stato invece ipotizzato a carico di Leonzio Patisso, Sergio Ardito e altri amministratori e dipendenti comunali per l’utilizzo dei telefonini wind  (Giovanni Caramia, Luigi Pinto, Oronzo Mastrogiovanni, Mario Denuzzo) tutti difesi dall’avv.Roberto Palmisano, Angelo Galeone con l’avv. Antonio Almiento, marco Muscogiuri con l’avv. Mariagrazia Iacovazzi, Pasquale Pagano e Giuseppe Re con l’avv. Pietrantonio Denuzzo, Emanuele Carone con l’avv. Francesco Nigro, sindaco di Villa Castelli, ed infine imputati di ricettazione Giovanni Massa con l’avv. Pasquale Annicchiarico e Cosimo Patisso con l’avv. Giovanni Pomarico per i quali la sentenza del 2009 era divenuta esecutiva perché non impugnata dal procuratore generale di Lecce.

Il collegio di difesa degli imputati con copiosa documentazione e articolate indagini difensive  ha dimostrato l’assoluta insussistenza delle accuse, elevate anche a carico di Sergio Ardito sindaco dell'epoca, poiché il costo dei telefonini in dotazione era completamente a carico degli utilizzatori, comprese le telefonate di servizio, l’invito per l’acquisto della autovettura per il servizio anziani era stato rivolto a tre concessionari e non a una come sostenuto dall’accusa e, soprattutto, la missione a Vienna non era un viaggio di piacere ma un viaggio istituzionale fatto d’intesa con la Pro-Loco e su invito dell’Enit (Ente Nazionale per il Turismo).

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