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Cronaca San Pietro Vernotico

“Io, sindaco, e il Comune accusati su Facebook di indennità non dovute”

L'ex primo cittadino di San Pietro, Pasquale Rizzo, ascoltato come teste nel processo a carico di sette imputati, tra cui due ex consiglieri comunali e il segretario dei giovani del Pd: sono accusati di diffamazione

BRINDISI – “Quando sono stato sindaco del Comune di San Pietro Vernotico io e i dirigenti siamo stati accusati su Facebook in maniera ingiusta: c’era chi scriveva post dicendo che l’amministrazione riconosceva indennità non dovute, che c’erano parcelle elevate e conflitti di interesse. E invece la nostra è stata una gestione cristallina”.

Le dichiarazioni sono state consegnate al Tribunale di Brindisi dall’ormai ex primo cittadino di San Pietro Vernotico, Pasquale Rizzo, ascoltato come testimone nel processo per diffamazione a carico di sette imputati: Giuseppe Monteduro, 34 anni (difeso dall’avvocato Roberto Orsini); Marco Caretto, 29; Daniele Guglielmo, 35; Daniele Ancora, 49, ex consigliere comunale; Andrea Gargano, 44; Matteo Missere, 28, segretario dei giovani del Pd, e Francesco Ragusa, 40 consigliere comunale (assistito dall’avvocato Marilù Carrieri), tutti di San Pietro Vernotico.

Sono stati tutti citati direttamente a giudizio dal sostituto procuratore Nicolangelo Ghizzardi, una volta concluse le indagini preliminari. Nello stesso procedimento è stato indicato parte lesa, dunque, offeso dalle frasi pubblicate sul social network,  sindaco Rizzo che proprio per questo è stato per l’udienza di oggi. Rizzo non si è costituito parte civile. Decisione diversa è stata assunta da Guido Massari, dirigente del settore Affari legali del Comune, ascoltato in occasione della scorsa udienza: è rappresentato in giudizio dall’avvocato Fabio Di Bello, il quale ha ottenuto l’ammissione della richiesta di costituzione di parte civile con richiesta di risarcimento danni per 70mila euro.

Anche Rizzo, così come aveva fatto Massari, ha spiegato al Tribunale che c’erano troppe richieste di risarcimento danni presentate al Comune di San Pietro Vernotico per incidenti stradali e che l’amministrazione decise di verificare per escludere dubbi sul fatto che fossero effettivamente avvenuti o sulle reali conseguenze, per questo venne incaricata un’agenzia investigativa: “nel 2014 su 18 pratiche pervenute, ne furono liquidate due”, disse Massari.

La diffamazione contestata si riferisce ai post pubblicati il 2 e il 14 ottobre 2014, sulle pagine del social network più noto e diffuso, Facebook, dove sarebbero stati scritti commenti sulla gestione amministrativa del Comune di San Pietro Vernotico, in quel periodo con Giunta guidata da Pasquale Rizzo.  “Nel corso del dialogo sulla chat, i partecipanti, accusavano Massari di un costante assenteismo dall’ufficio, di una gestione delle cause per il risarcimento dei danni intentate nei confronti del Comune, inquinata da un enorme conflitto di interessi perché – si legge – finalizzata a un’autoliquidazione dei compensi anche sulle cause non vinte”.

Sulla stessa chat, inoltre, “si ipotizzava la percezione da parte di Massari di indennità discutibili e in definitiva si accusa l’avvocato del Comune di San Pietro Vernotico di opporsi sistematicamente a transigere le controversie con i cittadini, perché altrimenti ci sono meno parcelle per il legale, ma con l’effetto perverso di generare una triplicazione dei costi”. E ancora, sempre su Facebook, i partecipanti alla conversazione avrebbero scritto che si trattava di “capolavori dell’amministrazione”.

Tali condotte, a giudizio del pubblico ministero, sono state tali da configurare gli estremi della diffamazione quanto a contenuto, sia nei confronti di Guido Massari, “al cui indirizzo erano rivolte anche accuse di negligenza e di ignoranza in materia”, e di Pasquale Rizzo “nella sua qualità di sindaco, incapace di organizzare la struttura dell’Ente da lui diretto, di porre freno all’aumento delle spese ingiustificate, affermando che questa amministrazione è un fallimento totale, con un aumento delle tasse smisurate per San Pietro Vernotico”, arrivando – è scritto nel capo di imputazione – ad auspicare cu ve licenzianu….anzi no, speriamo na bomba.. era buenu signore, nu kamikaze…cu li faci zumpare”. Gli imputati saranno sentiti nella prossima udienza.

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