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Cronaca

“Quasi 1600 euro per arrivare in Italia dall'Eritrea". L'odissea dei 718 immigrati sbarcati a Brindisi

Khlil ha lasciato la Syria insieme alla moglie e ai suoi 3 bimbi. La loro abitazione di Damasco era stata distrutta da una bomba. Fra i 718 immigrati arrivati stamani nel porto di Brindisi a bordo della fregata Aliseo ce ne sono numerosi fuggiti dalla guerra. Le stime non sono ancora definitive. La maggior parte di loro proviene dai Paesi dell'Africa Subsahariana

BRINDISI - Khlil ha lasciato la Siria insieme alla moglie e ai suoi 3 bimbi. La loro abitazione di Damasco era stata distrutta da una bomba. Fra i 718 immigrati arrivati stamani nel porto di Brindisi a bordo della fregata Aliseo ce ne sono numerosi fuggiti dalla guerra. Le stime non sono ancora definitive. La maggior parte di loro proviene dai Paesi dell'Africa sub-sahariana. Circa 50 dicono di essere palestinesi; 250 asseriscono di provenire dalla Siria. Resteranno quasi tutti in vari centri del Brindisino (Video).

Settantasette adulti verranno trasferiti nell'ex scuola elementare di via Un soccorritore della Croce Rossa gioca con un bambino-2Sele, al rione Perrino. Le famiglie con minorenni al seguito verranno accolte nell'ex struttura alberghiera "Green garden" situata sulla strada che collega San Vito dei Normanni a Carovigno. Una cospicua parte di migranti raggiungerà il Cara di Restinco. Altri sono stati condotti in un fabbricato nella zona portuale. Circa 200 adulti saranno trasportati a Bari, Roma, Campobasso, Foggia e Firenze. Le operazioni di sbarco e di accoglienza sono state coordinate dall'Ufficio immigrazione della questura di Brindisi coordinato da Stefania Occhioni. Presenti sulla banchina di Sant'Apollinare anche centinaia di unità fra poliziotti, carabinieri, volontari della Protezione civile provinciale e due squadre di vigili del fuoco.

Il comandante della nave militare, il capitano di fregata Massimiliano Siragusa, ha spiegato di aver raccolto gli extracomunitari in tre diversi carichi. I primi due, la notte fra il 4 e il 5 agosto. Il terzo, la mattina del 5 agosto. Le richieste di soccorso sono state lanciate dalle acque al largo della Libia. I migranti viaggiavano a bordo di barconi finiti in avaria. Dal ministero degli Interni, di concerto con la Marina Militare, è arrivato l’ordine di fare rotta verso Brindisi. I naufraghi erano tutti in buone condizioni di salute, ad eccezione di cinque sospetti casi di scabbia al vaglio delle autorità sanitarie italiane, di una donna incinta e di alcune persone con problemi ortopedici. Man mano che scendevano dalla nave, i profughi venivano accompagnati verso sei tende con attrezzature sanitarie allestite da personale della Protezione civile provinciale, con presidi del 118 (otto medici, cinque infermieri e 16 soccorritori) e della Croce Rossa (presente con tre ambulanze e quattro mezzi logistici) nell’ex capannone della Montecatini. 

Immigrati a piedi scalzi-2Gran parte degli stranieri era a piedi scalzi. Per questo, la presidente della Croce Rossa Brindisi, Alessandra Palmisano Peccerillo, invita cittadini e commercianti a donare scarpe e ciabatte. Un invito analogo viene rivolto dall’arcivescovo di Brindisi-Ostuni, Domenico Caliandro, giunto nel capannone intorno alle 12. “La chiesa – dichiara Caliandro – è pronta a dare il suo contributo attraverso la Caritas, presente con alcuni volontari”. 

Sono in Italia solo di passaggio. La loro vera metà è il Nord Europa, dove hanno parenti ed amici ad attenderli. La famiglia siriana di cui prima, ad esempio, intende raggiungere l’Olanda. Khlil ha lasciato Damasco con la moglie, una bimba di un anno e mezzo e due figlioletti di 6 e 8 anni. “Non abbiamo più  una casa. In Siria – racconta Khlil – facevo il decoratore. Spero di poter fare questo mestiere anche in Europa, regalando ai miei figli un futuro migliore di quello che non avrebbero avuto in Siria”. 

Dalla fregata Aliseo è sceso anche uno studente di medicina 23enne proveniente dal Kashmir, regione contesa fra India e Pakistan. Ha lasciato la sua terra insieme a un gruppo di pakistani. “Ho lasciato fratelli e sorelle – racconta il ragazzo – a casa. In Kashmir non c’erano speranze. Qui in Europa spero di poter continuare i miei studi e laurearmi”. L’età media dei migranti non supera i 30 anni. Un eritreo di 21 anni racconta la sua odissea. “Ho pagato 1500 dollari per lasciare il mio Paese. Abbiamo raggiunto la Libia – racconta il giovane – via terra. Poi siamo saliti a bordo di una barca per dirigerci verso l’Italia”. Un gruppo di eritrei, con uno stentato inglese, chiede dove si trovano. Non hanno mai sentito parlare di Brindisi. Si informano sulle distanze che intercorrono con Una famiglia fuggita dalla Syria-2la Sicilia, Roma e Milano. Uno di loro vorrebbe mettersi in contatto con il fratello, residente nella capitale, per rassicurarlo sulle sue condizioni di salute. Sanno che per loro sarà dura integrarsi in Europa. Sono pronti a lavorare nelle campagne, nella speranza di trovare poi un’occupazione più stabile. 

Hanno portato con sé pochi indumenti. Indossano per lo più un paio di jeans e una t-shirt. Qualcuno ha anche una giacca. Colpisce un ragazzo che, nonostante il gran caldo, scende dalla nave con una felpa invernale munita di cappuccio, recante i colori della bandiera inglese. Una delle prime a scendere dalla scaletta è una mamma con un neonato in braccio. Almeno una decina di bambini non superano i 6 anni. Tutti questi, come detto, raggiungeranno il Green garden insieme ai genitori. 

Ma le operazioni di identificazione andranno avanti fino a stasera. Le forze dell’ordine, in particolare, dovranno accertare se fra i 718 non si nascondano delle persone che in passato erano state raggiunte da un provvedimento di espulsione dall’Italia. Tutti, ad ogni modo, si sono mostrati collaborativi con le autorità locali, nella speranza che l’odissea affrontata per sbarcare in Italia, segni l’inizio di una nuova fase della loro vita. (Le foto sono di Gianni Di Campi)

Lo sbarco degli immigrati

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